Ornella Mazzola – Females
Mostra di fotografia di Ornella Mazzola intitolata “Females”, una serie di scatti che ritraggono le donne del nucleo familiare dell’autrice.
Comunicato stampa
Domenica 4 Marzo 2018 alle ore 18.00 presso il Margaret Cafè, in Via V. Madonia 93 a Terrasini (PA), sarà inaugurata la mostra di fotografia di Ornella Mazzola intitolata “Females”, una serie di scatti che ritraggono le donne del nucleo familiare dell’autrice. Frammenti di quotidiano che mostrano legami affettivi, vissuti e speranze declinate al femminile. Un’occasione quindi per riflettere intorno al tema delle donne e delle loro potenzialità, di libertà e di emancipazione. La mostra è promossa da Isola Viva e dall’Associazione Asadin, con collaborazione e testo di presentazione di Evelin Costa e testo del fotografo Andrea Petrosino.
Sarà visitabile fino al 22 Marzo 2018, tutti i giorni dalle 9.00 alle 23.00.
Presentazione
di Evelin Costa
Ornella Mazzola dipinge con la sua reflex momenti intimi e familiari e li imprime per sempre rendendoli poesia.
Il progetto Females ritrae le donne che compongono il suo nucleo familiare. Donne di ogni età e generazione, la cui esistenza è carpita con delicatezza e autenticità, elementi che rendono queste immagini potenti e toccanti. All’osservatore rimangono diverse emozioni, un lieve senso di sgomento e smarrimento che però non frena la voglia di entrare in un mondo prezioso e unico, di varcare la porta semiaperta di una casa accogliente e sentirsene avvolti dal tepore, di avvertirne l’appartenenza. Se pur estranei a quel mondo di cui non siamo i protagonisti, non possiamo non percepire come nostre quelle scene di vita che tutti portiamo interiormente. Sono i nostri ricordi, le fotografie in bianco e nero sbiadite e sepolte in un cassetto, gli odori del cibo preparato dalle nostre mamme e nonne, profumi di biscotti tiepidi, di zucchero filato, di borotalco e cipria, di legno, di caffè e latte, odore di sabbia asciutta, di conchiglie, odore di amore, di abbracci e di infanzia che fanno riemergere i tremori dell’anima che scaturiscono quando ci si affaccia alla vita. E così siamo noi quella bambina che tutto osserva con occhi curiosi e malinconici attraverso un velo protettivo, sentiamo l’abbraccio che cerca, la vita che desidera, la voglia di diventare adulta e al contempo di rimanere piccola.
L’atmosfera di queste immagini è silenziosa, quasi si percepisce il battito di quei cuori femminili, il quieto fluire dello scorrere del tempo sospeso. E’ un tempo lento, il tempo dell’anima che contrasta con la frenesia della vita moderna. E’ il tempo del pensiero e della memoria, il tempo della malinconia, dei sogni e della speranza, il tempo dell’introspezione e della calma, il tempo di una carezza che sembra rapida, ma che ci commuove per istanti infiniti.
Protagonista è la vita semplice e quotidiana di queste donne. Gli ambienti in cui si trovano sono cucine, soggiorni, camere da letto, balconi. Dalle finestre socchiuse, dalle porte e dalle persiane penetrano frammenti di luce che colorano vasi di fiori, merletti, pizzi, veli di sposa, tutù di giovani ballerine, piastrelle e muri. E’ un ambiente tipicamente siciliano, che racconta il passato ed il presente, ricorda i corredi acquistati dalle mamme per le figlie, le vecchie credenze dove nascondersi, i giochi allegri nelle case delle nonne. Riaffiorano i dialoghi segreti e misteriosi che si facevano tra donne, racconti al femminile, universi paralleli fatti di dolore e lotta, di sopravvivenza, di paure e coraggio, di orgoglio, di rimpianti e di speranze. Sentimenti e parole sono intessuti tra loro come fili di un ricamo carezzati ed intrecciati sapientemente da mani rugose e vive.
Il progetto Females è un regalo che l’autrice fa a se stessa, alle proprie emozioni, ai propri legami, alla bambina che c’è in lei e che nutre il suo talento naturale con il proprio vissuto, ma è anche un dono a chi osserva queste istantanee che trasportano in luoghi mai dimenticati, toccando l’interiorità più profonda e atavica di ognuno.
Testo di Andrea Petrosino,
fotografo e docente presso Officine Fotografiche Roma
C’è una data che non potrò mai scordare: il 3 febbraio 2017. Il giorno in cui, per caso, ho scoperto lo sguardo di Ornella.
Amo i grandi maestri come Anders Petersen, Bruce Davidson, Nan Goldin, Eugene Richards, Mario Giacomelli, Jane Evelyn Atwood, Igor Posner, Martin Bogren, e così via…
Da quel 3 febbraio, ho iniziato ad amare anche le foto di Ornella Mazzola, quanto e più di quelle dei mostri sacri sopra citati.
La Poesia che il suo sguardo, solo il suo, sa creare, è stata una scoperta molto preziosa per me e per la mia passione fotografica.
Sono rimasto incantato dalle sue donne, dalla sua Sicilia, dalla Musica che sento ogni volta che vengo rapito dalle sue foto, dalla sua capacità di leggere gli occhi e i gesti delle persone, dalla magia che sprigionano le anime che racconta.
Da quel 3 febbraio, ogni volta che osservo le storie che Ornella crea, mi perdo nei mondi che evoca, nei colori, nelle luci, negli sguardi, nelle sfumature di vita.
Mi perdo nella purezza di ciò che lei sente quando osserva il mondo attraverso la sua reflex sgangherata, prolungamento perfetto del suo essere un po’ selvaggia e semplicemente se stessa.
Fotografare (dal greco antico: scrivere, disegnare con la luce), per Ornella è Libertà, è perdersi tra i vicoli di Palermo, tra le pareti di casa della nonna e dei suoi, tra i ragazzi con disabilità mentale in Georgia e a Roma, tra le acrobazie e la forza dei ragazzi di strada di Bucarest, è lasciarsi ammaliare da tutto ciò che ha intorno.
Provate a osservare “i suoi istanti”… vi perderete anche voi con lei.
Fotografare, per lei è rispetto, dono ricevuto e dato agli altri, spontaneità, profondità d’animo, potenza e delicatezza che danzano insieme.
Ornella quando scatta si emoziona, ed io che l’ho vista all’opera, posso affermare che anche le persone che racconta si emozionano insieme a lei.
Fotografare per Ornella non è solo passione e lavoro. Per lei è un’esigenza, un bisogno sfrenato che scorre irruento nelle vene. Per Ornella, i protagonisti delle sue poesie e la Fotografia sono una cosa sola.
Sono oramai giunto alla conclusione che sia la Luce stessa a chiederle di scrivere memorie, di disegnare attimi, per renderli eterni, per evocare quella purezza che vive nel suo sguardo. Quella purezza, quella bellezza in cui mi perdo ogni volta che entro negli occhi delle sue donne e di tutti i protagonisti dei suoi scatti.
Guardare, “sentire” le sue foto, per me significa ascoltare in sottofondo la voce della passione siciliana di Rosa Balistreri, e allo stesso tempo mi sembra anche di sentire una canzone che viene dall’Islanda, dall’altra parte del mondo… Una canzone magica dei Sigur Ros, una favola intitolata “Hoppipolla”, tradotta in italiano “Saltare nelle pozzanghere”.
Non so quanti di voi da bambini abbiano giocato a saltare nelle pozzanghere dopo un temporale. E’ una cosa che facevo sempre da piccolo insieme a mia sorella. Immaginavo di tuffarmi nel mare. Non m’interessava sapere che al nostro ritorno a casa, mia madre e mio padre ci avrebbero ripreso poiché sporchi di fango fino alla faccia. Mi sentivo selvaggio, senza limiti e regole da rispettare. Mi sentivo semplicemente libero, ricco e puro nel cuore.
Ecco, questo mi accade ancora oggi.
Da quel 3 febbraio 2017, ogni volta che “salto” nelle foto di Ornella, ogni volta che mi perdo rapito e incantato nelle sua Poesia istantanea e infinita allo stesso tempo, mi sento libero di vivere e di sognare.
Biografia
Siciliana, classe '84. Ha studiato presso l'Università La Sapienza di Roma cinema-documentario, fotografia, storia dell'arte. La materia di approfondimento e di laurea è stata l'antropologia visuale, con una tesi sperimentale portata avanti insieme al documentarista e antropologo Vittorio De Seta.
Dopo la laurea ha iniziato a lavorare nel settore degli allestimenti museali multimediali.
Una borsa di studio per esterni presso la "Scuola Romana di Fotografia" le ha dato l’input per approfondire da autodidatta la passione per la fotografia, interessandosi alle sue varie sfaccettature tra cui la ricerca visiva e la fotografia sociale.
E’ venuta a contatto con diverse storie di natura sociale, interagendo anche con realtà no-profit come ad esempio Shoot4change, la ONG “Parada Romania” a Bucarest e il "Centro per disabili S. Camillo di Tbilisi" in Georgia (Caucaso).
Ha partecipato ad un workshop con il fotoreporter Riccardo Venturi, dal quale è nato un progetto work in progress di ricerca sull'amore in terza età (esposto in parte presso il Circuito Off di "Fotografia Europea Reggio Emilia", 2015)
Ha preso parte al Circuito Off di "Fotografia Europea-Reggio Emilia" per tre anni consecutivi con diversi progetti personali (tra cui “Palermo dentro”) e ad altre esposizioni e mostre in Sicilia.
A giugno 2016 una parte del suo lavoro di ricerca a lungo termine “Females” sulle donne della sua famiglia è stato esposto in una collettiva di Officine fotografiche all’interno del circuito del Festival "FotoLeggendo" 2016 e a Maggio 2017 il progetto è stato uno dei vincitori di “Slideluck Napoli 2017”. Riceve numerose pubblicazioni. A Dicembre 2017 alcune immagini del progetto “Females” vengono selezionate per far parte della collettiva “European portrait” presso i “Magazzini Fotografici” di Napoli. Le fotografie selezionate inoltre entrano a far parte della Fanzine creata dai Magazzini Fotografici.
Una delle fotografie del progetto “Parada” è stata selezionata per far parte della mostra "Diritti negati" insieme alle altre dieci fotografie vincitrici del "Concorso fotografico Peppino Impastato 2017". La giuria presieduta da Tano D'amico le ha assegnato inoltre una menzione speciale.
Ha già diverse preso parte a diverse esposizioni personali tra cui “Palermo dentro” e “Parada”, quest’ultima organizzata e promossa dal “CISS” (La casa della Cooperazione) di Palermo. La mostra è stata presentata in un luogo molto importante per la città di Palermo: un bene confiscato alla mafia.
Porta avanti diversi progetti di varia natura: ricerca personale, fotografia sociale, reportage.
Il centro del suo interesse è la natura umana in tutte le sue forme.