Marco Barina – Museo di Pangea
Le sculture di civiltà immaginarie di Marco Barina.
Comunicato stampa
Nel 2018 la mostra primaverile del Labirinto della Masone sarà intitolata a Pangea, il super-continente che 180 milioni di anni fa si spezzò, generando i continenti Laurasia e Gondwana, progenitori diretti di Africa, Asia, Europa, Oceania, Antartide.
Se a suo tempo Pangea fu una piattaforma reale e calpestabile, oggi, in un mondo dove distanze e separazioni sono in via di abolizione, è un fantasma psichico che riemerge.
Il Museo di Pangea, al Labirinto della Masone dall’11 marzo 2018, accoglierà i manufatti di popolazioni immaginarie. Tutte queste “antichità” esposte - una settantina di pezzi - sono state realizzate negli ultimi dieci anni da Marco Barina, artista contemporaneo romano: sebbene ogni sala presenti delle peculiarità, si ha a che fare con un linguaggio artistico unitario, basato su pochi elementi ricorrenti: idoli, pali totemici, feticci, maschere, urne cinerarie. A volte cogliamo echi delle cosiddette “civiltà superiori”, ma declinate con accenti tribali.
Per realizzare i suoi assemblages Barina ha battuto il mercato delle pulci di Porta Portese e altri mercatini e negozi dei rigattieri, cercando tra la cianfrusaglia (ciotole, cucchiai, chiavistelli, zuccheriere, grattugie, scaldini) i frantumi di un Pantheon smembrato, con lo scopo di ricomporlo e di restituirgli potenza ed efficacia.
Come dice anche Anna Mattirolo, già direttrice del Maxxi Arte e condirettore delle Scuderie del Quirinale “Barina sembra voler ridisegnare un nuovo ed immaginifico mondo attraverso un bagaglio di effigi che riserva nel proprio immaginario ma che ricostruisce, di volta in volta, in una storia dell’arte scandita da culture e etnie lontane, diverse tra loro, ma tutte magicamente testimoni di un mondo perduto”.
L’esposizione al Labirinto della Masone è la conseguenza di un coup de foudre tra Franco Maria Ricci e Marco Barina. “Sono felice e orgoglioso” dichiara Ricci, “di ospitare una mostra il cui titolo, Museo di Pangea, non stona con la mia prima professione di geologo. La penombra dei musei etnografici somiglia a quella di teatri e cinema, e mi fa pensare anche al nero dei miei libri. L’allestimento della mostra di Barina obbedisce a queste suggestioni. La storia di Pangea comporta intermittenze, allontanamenti e avvicinamenti. Spero che molti visitatori, guardando i feticci del mondo parallelo immaginato da Marco Barina, proveranno l’emozione di un riaccostamento a dèi, a culture, ad archetipi che esistevano già – ma come brocante dimenticata – nelle soffitte o nelle cantine della loro mente”.
L’esposizione sarà accompagnata da un volume edito da Franco Maria Ricci, che ne firmerà l’introduzione, mentre la riproduzione delle opere sarà affiancata dai testi di Anna Mattirolo e di Giovanni Mariotti.
Marco Barina
Marco Barina è nato a Roma nel 1956. Dopo essersi laureato in Filosofia, vince una borsa di studio del British Council e si iscrive nel 1982 alla London School of Economics conseguendo il Master of Science in Economia.
Rientrato a Roma nel 1984 viene assunto all'Ufficio Studi della Banca Nazionale del Lavoro. Nel 1987 passa al Gruppo Editoriale L'Espresso. In questo periodo inizia a dipingere.
Tra il 1987 e il 2005 ricopre vari incarichi editoriali: publisher dei supplementi settimanali Il Venerdì e Musica Rock e Altro, direttore marketing del quotidiano La Repubblica, amministratore delegato delle Edizioni La Repubblica, presidente delle edizioni italiane del National Geographic Magazine e di Scientific American.
Dal 2000 al 2005 è direttore generale della Divisione Periodici del Gruppo Espresso. Durante tutto questo periodo continua a dipingere, prevalentemente su carta, sperimentando tecniche diverse: acquarello, tempera, matite, pastelli e collage. Nel 2005 si dimette dal Gruppo Espresso per dedicarsi a tempo pieno all’arte e, nel 2006, espone, nell’ambito della sua prima mostra personale, una serie di tele a olio nel Castello di Belgioioso di Pavia. L'anno seguente partecipa alla collettiva Omaggio a Dorazio presso il Palazzo Arcivescovile di Todi.
Nel 2011 espone alla 54° Biennale d'Arte di Venezia nell’ambito delle iniziative del Padiglione Italia. Dello stesso anno è la personale alla Galleria del Naviglio / Cardazzo Contemporaneo di Milano dove presenta una trentina di sculture. Tra il 2012 e il 2014 partecipa a tre esposizioni collettive a Milano sempre presso la Galleria il Naviglio/ CardazzoContemporaneo.
Nel 2016 si inaugura la sua mostra personale Etnografia Immaginaria al Museo San Michele di Trento. Vive a Roma.