Monumentale Andrea Mastrovito a Ginevra. La storia dell’umanità in un lungo fregio intarsiato
Dalla tradizione artigianale bergamasca prende spunto per l’aspetto tecnico. Dalla storia dell’umanità ruba immagini, suggestioni, simboli. Andrea Mastrovito espone a Ginevra una nuova imponente opera, mentre presenta a Osnabrück un'antologica.
“Questa malinconia non è altro che tristezza rischiarata”. C’è una strana contraddizione nell’umore malinconico, una miscela di malessere e di compiacimento, tra l’abbandono e la dolcezza dell’indugio. Una specie di oscurità screziata di luce. La stessa che si legge tra le pieghe di questa breve frase, una di quelle che Andrea Mastrovito ha apposto al margine di 24 opere figurative, pensate in rigorosa successione per comporre un fregio di circa 30 metri. Installazione poderosa, che è al centro della mostra “Le Jardin des histoires du monde”, in corso fino al prossimo 16 marzo nelle ampie sale della Galerie Art Bärtschi & Cie di Ginevra.
LA STORIA DELL’UMANITÀ IN UN FREGIO INTARSIATO
La tecnica, raffinatissima, è quella dell’intarsio ligneo, recuperata grazie alla collaborazione con i sapienti artigiani della città d’origine dell’artista, Bergamo. Le immagini arrivano invece da luoghi e tempi molteplici, sovrapposti, confusi in una rivisitazione che è una grande sintesi metaforica. Mastrovito incide sulle tavole corpi, geometrie, paesaggi, mappamondi, scenari utopici, ripercorrendo la storia tragica dell’umanità con la sua corsa verso l’autodistruzione, la vocazione al conflitto, lo spirito della battaglia, il gregarismo orientato all’attacco e alla difesa; ma anche l’anelito verso l’infinito, il bisogno di conoscenza, l’astrologia, l’avventura scientifica, la religione, il sentimento del sacro e la narrazione mitologica.
Sono “tutte le storie del mondo”, dai miti greci e orientali fino alle odierne missioni nello spazio, che l’artista bergamasco (da anni residente a New York) racchiude in questa pellicola srotolata sulle pareti. E il rimando al cinema non è casuale. Reduce dall’impresa titanica di “NySferatu” – film animato composto da migliaia di disegni, accumulati nell’arco di tre anni – Mastrovito concepisce ogni scena come il fotogramma di un lungometraggio, mentre le scritte in calce sono sottotitoli descrittivi, alla maniera del cinema muto. Tempo e spazio si contraggono e si dilatano, lungo una narrazione simultanea sospesa tra pittura, scultura e immagine in movimento.
TRA FEROCIA, POESIA, MALINCONIA
I personaggi si muovono in branco, oppure solitari, attraverso radure, pianeti, deserti, boschi, cieli stellati, teatri di lotta e di sapienza. Non hanno volti umani, però: a rimpiazzare le teste sono dei solidi geometrici, che, come spiega lo stesso Mastrovito, “rimandano sia a Platone e al suo tentativo di ordinare il mondo, che a Dürer e al suo celeberrimo solido della Melancolia, financo a Goya e ai copricapo dei suoi asini colpevoli d’ignoranza”.
E sono quasi sempre scene tragiche, violente; ma è proprio un sentire malinconico a impossessarsi dello sguardo del pubblico, una disperazione tramutata in memoria e meditazione. Il racconto epico traduce qui la solennità in commozione, il giudizio in compassione. Quasi che tutta la ferocia del mondo, di tutte le epoche vicine e lontane, si congelasse nella panoramica simbolica di questo atlante poetico, un resumé da contemplare, decifrare e osservare dall’alto. Il disfacimento – che è destino di un’umanità efferata e che è di nuovo bile nera, malinconia, nigredo, tra Ippocrate, Dürer e Cagliostro – convive con la favola, l’astrazione e l’immaginazione, col pensiero che indaga, l’occhio che guarda, il linguaggio che tesse il racconto.
IN MOSTRA ALLA KUNSTHALLE DI OSNABRUCK
Torna in mente Triumph & Laments, la monumentale opera muraria di William Kentridge, apparsa nel 2016 lungo le sponde del Tevere. Anch’esso un fregio, realizzato con una tecnica singolare (l’asportazione di strati di smog dai muraglioni); anch’esso un tributo alle grandi vicende dell’umanità, dalla notte dei tempi alla cronaca contemporanea: la lunga fila di personaggi balzava fuori dalle pagine di una storia millenaria, incarnando conquiste, miti, sofferenze.
In Mastrovito la struttura narrativa si fa articolata, le trasfigurazioni iconografiche sono figlie di un catalogo personalissimo e il dinamismo fantastico si condensa nella monocromia del legno intarsiato, mentre le parole chiamano in causa la vita e la morte, la luce e la notte, il maschile e il femminile. E l’abisso che è una volta inferno e una volta paradiso.
Temi che ritornano in parte in un secondo progetto dell’artista, visitabile fino al 2 aprile alla Kunsthalle Osnabruck, in Germania. Un’antologica pensata come “Sinfonia di un Secolo”, in cui il disegno ha un ruolo chiave in quanto strumento di indagine intellettuale, ponte tra mondo delle idee e mondo reale. Fra le trenta opere in mostra tre – di dimensioni poderose – sono concepite per l’occasione: “La melancolia dell’uomo invisibile”, “Symphony of a Century” e la proiezione di “NySferatu” su oltre 5000 libri dedicati alle paure che gli abitanti del luogo hanno confessato. Di nuovo una riflessione sull’essenza malinconica del tempo, sulle pieghe della storia, sul mondo che cambia forma mantenendo rituali, simboli, passioni, ossessioni. Di nuovo l’arte a interrogarsi non su stessa ma sulla condizione dell’uomo, tra radici, timori, speranze.
– Helga Marsala
Andrea Mastrovito, «Le Jardin des histoires du monde »
fino al 16 marzo 2018
Galerie Art Bärtschi & Cie
Rue du Vieux-Billard 24, 1205 Genève, Svizzera
www.bartschi.ch
Andrea Mastrovito, «Symphony of a Century »
fino al 2 aprile 2018
Kunsthalle Osnabrück
Hasemauer 1, 49074 Osnabrück
http://kunsthalle.osnabrueck.de
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