7 artisti contemporanei commentano l’opera di Piero Manzoni
L'eredità di Manzoni commentata da sette artisti. Da Marina Abramović a Wim Delvoye, passando per Spencer Tunick e Jonathan Monk. Ma c'è anche l'italiana Nanda Vigo, che lo conosceva davvero bene
Amato, contestato, sbeffeggiato e imitato. Piero Manzoni (1933-1963) è una figura che ha influenzato tutte le generazioni di artisti venute dopo di lui. Durante la sua breve vita, infatti, è riuscito a innescare una riflessione profonda sull’attività artistica e sul suo significato unendo poesia, ironia, provocazione e filosofia. E utilizzando tutti i mezzi a sua disposizione: pittura, scultura, disegno e performance.
In questo video, pubblicato dalla web tv del Louisiana Museum of Modern Art, sette artisti contemporanei commentano l’opera e l’eredità dell’artista italiano dal proprio punto di vista. Ad iniziare da Marina Abramović, che sottolinea l’importanza di Manzoni per la definizione dei confini dell’opera d’arte, che diventano praticamente infiniti: “come artista, ho la libertà di fare arte con qualsiasi cosa, anche dalla polvere, se voglio”. Il belga Wim Delvoye, che ha più volte dichiarato il suo debito nei confronti di Manzoni, vede nella sua opera anche una legittimazione della propria. Tra le tante testimonianze internazionali (ci sono anche Kimsooja, Gavin Turk, Spencer Tunick e Jonathan Monk), spicca però quella tutta italiana di Nanda Vigo, anche lei artista e per un periodo compagna di Manzoni, che racconta il genio, ma anche l’isolamento dell’artista: “la vita di Piero non era facile, perché nessuno credeva in quello che stava facendo, a parte alcuni suoi amici”, ricorda.
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