Ma non si può starsene in pace nemmeno al museo? Al LACMA Chris Burden ricrea il casino del traffico di Los Angeles. Un’opera che doveva finire a Rivoli?
Diverte, a primo impatto, la super pista di macchinine che Chris Burden ha creato per il LACMA (ma, si dice, l’opera sarebbe dovuta andare anche al Castello di Rivoli, non fosse stato per i famigerati tagli di bilancio), sulla quale ha lavorato per oltre quattro anni, per la quantità di corsie e veicoli colorati che […]
Diverte, a primo impatto, la super pista di macchinine che Chris Burden ha creato per il LACMA (ma, si dice, l’opera sarebbe dovuta andare anche al Castello di Rivoli, non fosse stato per i famigerati tagli di bilancio), sulla quale ha lavorato per oltre quattro anni, per la quantità di corsie e veicoli colorati che vanno su e giù a gran velocità. Poi, quando tutto si ferma, nel silenzio dello stanzone che ospita Metropolis II, sotto la luce da ospedale dei neon, ci si “scontra” con la realtà giornaliera delle ora di punta o rush hours di Los Angeles: migliaia di automobilisti, diretti prima al lavoro e poi a casa, intrappolati nel traffico che non si muove di un centimetro.
Questa è la seconda grande opera di “seduzione delle masse” che Chris Burden crea per il Los Angeles County Museum of Art. La prima, Urban Lights, un reticolo di lampioni antichi su Wilshire Boulevard, è ormai diventata un’icona della città. Secondo l’artista il rumore e il flusso continuo dei 1200 modellini di veicoli e di treni produce nello spettatore lo stress tipico di cui si soffre vivendo in una grande metropoli del 21mo secolo. È difficile pronunciarsi su quanto dichiarato dall’artista, arrivando al museo non propriamente rilassati: non resta che risalire sul ballatoio e aspettare che la scultura cinetica si rimetta in movimento, stando a guardare un altro paio di ore. Sono le 5 e 30, non è proprio il momento di mettersi al volante…
– Marco Annunziata
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati