Sara Giusti – Le città sull’acqua
La mostra si presenta come una selezione tematica all’interno della vasta produzione della pittrice, siciliana di origine, ma giunta a Napoli poco più che quarantenne ed entrata subito a far parte della vita culturale partenopea, partecipando attivamente agli eventi cittadini.
Comunicato stampa
Si inaugura venerdì 23 marzo 2018 alle ore 17 al PAN | Palazzo delle Arti di Napoli Le città sull'acqua, omaggio all’artista Sara Giusti (1906 – 2004). La mostra si presenta come una selezione tematica all’interno della vasta produzione della pittrice, siciliana di origine, ma giunta a Napoli poco più che quarantenne ed entrata subito a far parte della vita culturale partenopea, partecipando attivamente agli eventi cittadini.
Promosso dall’Assessorato alla Cultura e Turismo del Comune di Napoli, a cura di Enzo Battarra, il percorso espositivo prende il titolo dal ciclo di opere forse più rappresentativo di Sara Giusti, in mostra per la prima volta in un allestimento per exempla al PAN.
Sono affascinati le tempere e i collage di Sara Giusti che nascono a partire dai primi anni Settanta, e si resta anche sorpresi da tutta la produzione grafica di quel periodo. Sono il punto di arrivo di una temperie culturale, di un viaggio interiore condotto nel meraviglioso mondo dell’arte. Lei è stata una donna del Novecento, ha praticamente attraversato tutto il secolo, conoscendo il male del mondo, le dittature, le guerre, i disastri naturali e quelli provocati dall’uomo. Ma ha conosciuto anche il clima delle avanguardie artistiche che hanno caratterizzato i primi decenni del Novecento, respirando aria di Sicilia, la sua Sicilia. E poi il trasferimento a Napoli nel Dopoguerra, quando Partenope trovava energie per riprendere a vivere partendo dalle sue macerie. E in città trovò punti di riferimento in artisti, scrittori e intellettuali che avevano pratica di avanguardia. Fu per lei una seconda giovinezza, anzi fu il prosieguo di una giovinezza che non si è mai arrestata, neanche negli ultimi anni. Mente fertile e creativa, entusiasta nello sperimentare tecniche e linguaggi, Sara Giusti è stata un’artista innovatrice, ma sicuramente anche una donna innovativa.
Dopo aver realizzato una produzione sempre significativa per qualità e per quantità, è negli anni Settanta che riesce a creare una sorta di fusione tra le sue tecniche e i suoi linguaggi, contaminando la tempera con il collage, arricchendola di un’ulteriore forma espressiva. E compenetrando anche la figurazione con l’astrazione, realizzando sagome che si muovono come ombre su palcoscenici irreali. Negli accenti più figurativi sono eleganti ed evanescenti macchine umane. In altri momenti prevalgono forme architettoniche di un paesaggio corroso dal silenzio, emergono le città sull’acqua. In altri ancora le immagini sono come raggomitolate su se stesse, ed è qui che si confrontano palesemente i semi delle avanguardie. C’è l’astrazione geometrica, c’è il disegno automatico dei surrealisti, c’è il vortice futurista. E c’è soprattutto Sara Giusti, con tutto il suo impeto creativo ma anche con la sua storia artistica e personale, con tutta la sua raffinatezza femminile di donna d’altri tempi che vive splendidamente il suo tempo.
BIOGRAFIA ARTISTA
Sara Giusti
(Palermo, 1906 – Napoli, 2004)
Sara Giusti nasce a Palermo nel 1906 e giunge a Napoli dopo aver vissuto a Roma e in Puglia, finita la guerra, nel 1947.
A Napoli si ridesta subito in lei l’interessa per la pittura, coltivato sin dalla prima giovinezza, ma sino ad allora soltanto per lei stessa. Spronata dal pittore futurista e scenografo Vittorio Piscopo, casualmente suo collega anche nell’insegnamento scolastico, dal 1950 inizia a partecipare a varie mostre collettive.
Dopo varie mostre di gruppi a Napoli e in altre città, nel giugno 1957, anno in cui vince il Premio Marechiaro, continua con una seconda mostra personale alla Galleria Mediterranea dove espone olii, acquarelli e “tavolette”.
Nel maggio del 1963, personale alla Galleria “La Barcaccia” in via V. Colonna con 60 opere in cui appare la nuova produzione di tempere. Sara Giusti presenta infatti la sua nuova ricerca tecnica, in cui i colori della tempera scorrono su una carta scura preparata con la cera quasi senza l’aiuto del pennello, creando così effetto cromatici nuovi e surrealizzati.
Continua la partecipazione dell’artista alle mostre collettive.
All’inizio degli anni ’70 l’artista, pur non abbandonando l’esperienza delle tempere, arricchendola anzi della tecnica mista tempera-collage e creando contemporaneamente dei veri e propri collage a effetto tridimensionale (Renato de Fusco), entra con il suo tratto inconfondibile nel mondo della grafica. Nel 1974 pubblica una cartella di 5 litografie 50x70 in 120 esemplari numerati e firmati dal titolo “Le Armi e i Cavalieri”, con le Edizioni Scientifiche Italiane (ESI Grafica, Napoli via Chiatamone) mentre è direttore della sezione artistica il Atanasio Mozzillo. La cartella viene presentata all’Istituto Grenoble in contemporanea con le cartelle di altri tre artisti, Guttuso, Caruso e Brancaccio, cartelle che oltre alle grafiche contengono ciascuna la presentazione di uno scrittore che viene affiancato alle loro opere. Così la cartella di Sara Giusti contiene uno scritto dello scrittore Lanfranco Orsini.
Sempre negli anni ’70 Sara Giusti completa la sua esperienza di artista grafica frequentando nel 1978 a Venezia il Corso Internazionale di Grafica Sperimentale, scuola che aveva un’altra sede soltanto a Parigi ed era diretta da Alliata. Tornata a Napoli continua a incidere con il nuovo metodo francese Goetz, appreso a Venezia, su lastre di plastica che vengono incise col pirografo ma ricoperte di altre sostanze plastiche secondo la fantasia dell’artista.
Nel 1978 Sara Giusti esporrà in una personale le sue grafiche - oltre sessanta incisioni con il nuovo metodo - nella sede di Intra Moenia, diretta da Attilio Wanderling, a piazza Bellini.
Dal 1992 in poi, nell’ultimo periodo della sua vita, Sara Giusti ritorna al disegno spogliandolo via via di ogni aspetto figurativo. Sono lavori di varie dimensioni, ottenuti usando i pennarelli Penton per pittori con grande fermezza e libertà di mano.
Nel 1999 l’ultima mostra, una personale ospitata nella sede di Agorà (in via Orazio 38) dagli architetti che gestivano quei locali, viene presentata da Ugo Piscopo e da Geppino Cilento, e propone esclusivamente questa sua ultima produzione di disegni, che l’artista desiderava chiamare “Sinorami”, pensando che «tante note di forme e colori potrebbero suscitare la visione, originale e guizzante come il lampo, che l’artista ebbe al disopra della realtà. In questa comunicazione è il messaggio. Non “sinfonia” ma “sinorama”. Tante piccole note visive, forme e colori, susciteranno la sensazione globale, il mondo che l’artista vede, sente, comunica. Come con la musica». (Nord e Sud, nuova serie, gennaio-marzo 1992, pag. 118 - Chiara Santoianni).
Nell’agosto del 2011 una mostra retrospettiva di acquarelli, grafiche e disegni, nel Municipio di Massalubrense, ha ricordato alcuni momenti salienti della sua vasta produzione.
Mostre principali
1950: Napoli, Galleria La Tavolozza
1957: Napoli, Galleria Medea (olii); Galleria Mediterranea
1963: Napoli, Galleria La Barcaccia
1972: Zurigo, Galleria n° 7
1976 e 1977: Napoli, Galleria Colonna (inchiostri originali acquarellati)
1989: Napoli, Associazione Intra Moenia (incisioni)
1992: Napoli, Associazione Poiein (acquarelli)
1999: Napoli, Galleria Agorà (sinorami)
2011 retrospettiva: Massa Lubrense, Municipio