New York Updates: in fiera, come a scuola. La giovane Spring/Break mette in campo 23 curatori, tra banchi, cortili e lavagne. Oltre alle mostre e i party, pure un giro in segway con Dora &Maja
Tante le fiere durante l’Armory Art Week di New York, quanto diversi gli allestimenti. Loft, ex sedi di fondazioni, tendoni, padiglioni, tunnel, ex magazzini. Ma la palma del vincitore va alla giovane Spring/Break Art Show, alla sua prima edizione con la formula multi-curatoriale, che vede in campo ben 23 curator. Spring/Break si tiene nei locali […]
Tante le fiere durante l’Armory Art Week di New York, quanto diversi gli allestimenti. Loft, ex sedi di fondazioni, tendoni, padiglioni, tunnel, ex magazzini. Ma la palma del vincitore va alla giovane Spring/Break Art Show, alla sua prima edizione con la formula multi-curatoriale, che vede in campo ben 23 curator. Spring/Break si tiene nei locali della Old School, un edificio di 4 piani a NoLIta. Utilizzate più di 20 classi, oltre ai bagni, gli uffici dei bidelli e le sale dei professori. Ogni superficie diventa utile come supporto alle opere esposte, dalle lavagne agli armadietti dei bambini, dai banchi alle fontanelle per l’acqua. In un percorso espositivo quasi senza soluzione di continuità (se non fosse per i diversi piani occupati) che offre ai visitatori una visione quasi romantica dell’arte: pare quasi di vederli i bambini, abituali ospiti di quegli spazi, correre e giocare tra tele e installazioni.
Tanti i curatori, ma uno solo il tema: Apocalist: A Brief History of The End. Secondo i due ideatori dell’evento, Andrew Gori e Ambre Kelly, un invito a esplicitare il senso del disordine e la modalità, personle o comune, di percepire una calamità.
Nel cortile della scuola, la sera, sono in programma diversi eventi, tra cui letture e performance, mentre gli immancabili party radunano artisti, curatori e visitatori davanti a birre, vino e tequila.
E sempre nel cortile le due artiste croate Dora Budor e Maja Cule hanno dato vita a una curiosa installazione-performance dal titolo Sp33dGuided Art Tour. Accompagnati da una delle due performer si prende posto su un segway e per 10 minuti si gira prima nel backyard e poi per strada. In cuffia un racconto che spinge a interagire fornendo risposte ad alta voce. L’audio inizia come un classico tour guidato, per poi diventare via via pedante e “imperativo”, quasi a imitare le classiche voci registrate dei call center; a quel punto le risposte del visitatore diventano quasi obbligate e secche, con un ritmo e una intensità differenti. Così, passeggiando a bordo di un segway e interagendo con una voce metallica, la riflessione parte: come si evolve il rapporto tra input e output, quando la mente registra sottili flessioni tonali o linguistiche? E quanto ci rivela tutto questo intorno alle complesse relazioni creative tra uomo e tecnologia?
– Mario Bucolo
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