Natura e tecnologia. Cinque artisti a Merano

Merano Arte – fino all’8 aprile 2018. “Into the wild”. Un libro, un film, una mostra. Cinque artisti accomunati da una profonda nostalgia nei confronti della natura esprimono nelle loro opere il senso di questa mancanza. Non si tratta più di opporre la natura alla civiltà. Oggi, infatti, la tecnologia è la sola in grado di salvare specie vegetali e animali. Lo dimostra il caso dell’appena scomparso Rinoceronte bianco, protagonista del video di Luca Trevisani.

Cinque gli artisti scelti da Christiane Rekade per la mostra a Merano Arte dall’evocativo titolo Into the wild. Il richiamo va al libro dell’alpinista John Krakauer e all’omonimo film diretto da Sean Penn. Il tema del ragazzo benestante che molla la civiltà per un viaggio avventuroso in Alaska alla ricerca di un legame più profondo con la natura si intreccia ad altri motivi. La mostra è costruita su un continuo parallelismo tra l’età contemporanea e la cultura ottocentesca positivista. A scandire l’esposizione è infatti l’erbario del medico Tappeiner, autore della celebre passeggiata di Merano. Lo scontro tra natura e civiltà alimentato dal mito del buon selvaggio di Rousseau si stempera in una visione più complessa nell’era globale e tecnologica. Il vero motore della mostra, oltre che trait d’union nella scelta dei lavori esposti, sembra essere questo rapporto complesso. Nei lavori di Luca Trevisani la natura di cui l’uomo sente la mancanza rientra nelle nostre vite riprogettandole, recuperata attraverso processi tecnologici come avviene in Wireless Fidelity, piume di pavone su cui vengono stampati digitalmente motivi vegetali che ricordano forme Liberty. Il secco e l’umido è invece un’opera in stretto dialogo con le riproduzioni di Tappeiner. Corna di animali e canne di bambù vengono rivestiti da collant stampati con erbari realizzati dall’artista. Trofei che richiamano il design utilizzato nei centri benessere, altra incarnazione della nostalgia della natura nella cultura odierna.

Luca Trevisani, Wireless Fidelity, 2018

Luca Trevisani, Wireless Fidelity, 2018

L’ESOTISMO NELL’ERA GLOBALE

L’uomo moderno ricerca, nella stessa natura da cui si è allontanato per inseguire il progresso, la possibilità di una guarigione, come emerge dai lavori di Gina Folly. Le sue sculture-funghi rappresentano elementi di natura che entrano nel nostro vivere quotidiano per curare le innumerevoli mancanze dell’“uomo tecnologico”. I suoi frutti esotici catapultati nel mercato globale innescano una riflessione su come l’esotismo stia ormai perdendo la sua connotazione originaria nella familiarizzazione profonda tra Occidente e Oriente seguita alla globalizzazione. Nel video Sudan di Trevisani l’esotismo si mostra come occhio secolare con cui l’Occidente ha guardato al resto del mondo ricercandovi l’evasione, il fantastico, la libertà. Immagini di celebri opere di Pietro Longhi e Dürer si sovrappongono a fotogrammi realistici e desolanti di Sudan, l’ultimo rinoceronte bianco, morto proprio in questi giorni. L’unica speranza rimane quella di riprodurre altri esemplari attraverso la fecondazione in vitro. La scienza e la tecnologia, per Luca Trevisani, non sono più opposte alla natura, ma possono invece preservarla.

Linda Jasmin Mayer, Parallel Worlds, 2016. Courtesy the Artist

Linda Jasmin Mayer, Parallel Worlds, 2016. Courtesy the Artist

MONDI DIVERSI

Oggi la continua mescolanza e la contaminazione di forme vegetali all’interno degli ambienti naturali frenano l’immaginazione e avvicinano mondi diversi. Come appare nelle opere dell’artista argentina Alek O, che raccoglie foglie di bambù in ambiente lombardo per comporre delle griglie sulle pareti. Più vicini allo spirito del film Into the wild Linda Jasmin Mayer e Stefano Pedrini. L’artista altoatesina, con il suo video Parallel Worlds, offre una visione del paesaggio artico capace di far saltare le coordinate spazio temporali per imporre un continuo presente. Pedrini ricorda in modo più diretto il protagonista di Into the wild nella sua vita condotta in un van nell’est dell’Australia.

Antonella Palladino

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Antonella Palladino

Antonella Palladino

Ha studiato Storia dell’arte presso le Università di Napoli e Colonia, laureandosi in Conservazione dei Beni Culturali con una tesi dal titolo “Identità e alterità dalla Body Art al Post-Human”. Ha proseguito la propria formazione alla Fondazione Morra e poi…

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