Ex borsisti contro la gestione culturale di Villa Medici. In Francia scoppia la polemica
Un gruppo di ex borsisti accusa, sulle pagine di Le Monde, Villa Medici di badare più all’aspetto commerciale che alla programmazione culturale. Ed in Francia scoppia la polemica…
È uno dei luoghi più belli e suggestivi di Roma. Stiamo parlando di Villa Medici, gioiello architettonico rinascimentale e sede, dal 1803, dell’Accademia di Francia che in questi giorni è al centro di una polemica partita dalle pagine del quotidiano Le Monde e ripresa da tutti gli altri media francesi. Un gruppo di ex residenti hanno denunciato la “mercificazione” dell’istituzione romana, accusando l’Académie de France a Roma di pensare solo alla “redditività commerciale” a scapito della sua missione primaria: stimolare e perfezionare la creazione artistica francese all’estero. Ma è davvero così? Abbiamo deciso di vederci chiaro per capire come stanno realmente le cose.
L’ISTITUZIONE
L’ Accademia di Francia a Roma ha una storia lunghissima alle spalle. Creata nel 1666 allo scopo di accogliere sia i vincitori del Prix de Rome, sia gli artisti protetti dalle grandi famiglie nobili francesi, offre da sempre ai borsisti la possibilità di trascorrere un periodo in residenza a Roma per accrescere la propria formazione. Collocata in un primo momento a Palazzo Mancini, in via del Corso, fu trasferita in una fase successiva a Villa Medici, sua sede definitiva. Situata sul Monte Pincio, la villa con i suoi giardini forma una sorta di enclave, fuori dal tempo. Non un luogo qualsiasi, ma un posto strategico, anche dal punto di vista politico, per la diffusione della cultura francese all’estero. E soprattutto ambitissimo e prestigiosissimo visto che nel tempo hanno ricoperto la carica di direttori personaggi del calibro di Ingres e Balthus.
L’ACCUSA
Rimbomba dalle pagine del quotidiano Le Monde l’accusa di alcuni ex residenti convinti che Villa Medici stia venendo meno alla sua missione e perdendo la sua anima. In particolare la denuncia ruota intorno alla programmazione culturale considerata troppo attenta all’aspetto commerciale, tra mostre, eventi e convegni, e ben poco interessata alla presenza di residenti che, secondo l’accusa, sono sempre più emarginati. Un cambiamento iniziato da tempo, almeno dal 1971, con la riforma Malraux che ha aperto le porte alle più disparate discipline artistiche e anche a scrittori e storici dell’arte. Questa forma di apertura, secondo il quotidiano Le Monde, conosciuta come “Mission Colbert”, ha ampliato le opportunità dei borsisti di acquisire la residenza, ma dall’altro ha aperto le porte alla possibilità di mettere a punto una programmazione culturale che in parte esulasse dagli artisti in residenza tout-court. Questa istituzione, sottolineano ancora i firmatari dell’appello, è stata a lungo un modello e ha ispirato la creazione di molte altre accademie internazionali nella capitale italiana, ma la sua immagine “si sta deteriorando”.
LA POSIZIONE DI VILLA MEDICI
Parla apertamente di fazioni e di volontà di destabilizzare l’ambiente alla vigila dell’elezione del futuro direttore, Cristiano Leone, responsabile della programmazione culturale e della comunicazione dell’Accademia di Francia a Roma. “A qualche mese dalla fine del primo mandato dell’attuale direttrice”, racconta ad Artribune Leone “non sorprende affatto che una piccola campagna discriminatoria cerchi, senza argomenti validi, di impedirne la rielezione. Non è la prima volta: è dal 1666, anno della sua fondazione, che l’istituzione è oggetto di polemiche e di petizioni da parte di alcune fazioni. Alla sua nomina, la direttrice era stata criticata perché secondo alcuni non disponeva di un’esperienza solida nell’arte contemporanea. Oggi, a quasi tre anni da quel giorno, altri la accusano dell’esatto contrario, ovvero di non valorizzare abbastanza l’arte antica e moderna. È impossibile accontentare tutti, per un’istituzione che accoglie tutti campi del sapere e della creazione”.
UN LUOGO VIVO
Un luogo più vivo che mai a guardare i numeri e l’intensità della programmazione culturale. Al di là dei Giovedì della Villa, serie di conferenze con un focus sui borsisti, sono numerose le mostre, i convegni, le attività legate al cinema o al teatro, e la recente esposizione notturna nei giardini, all’interno del Festival des Lumières. “L’operato di Muriel Mayette-Holtz, si commenta da solo”, continua Leone, “la stampa e il pubblico hanno molto apprezzato tutte le mostre e la programmazione dei Giovedì della Villa.” Concepita come una sorta di enclave fuori dal tempo, la villa si è gradualmente aperta al pubblico e alla città. Quattro mostre l’anno e una volta alla settimana un forum di incontri con artisti e intellettuali. Dal marzo 2009 vengono organizzate visite guidate ogni giorno con una media di 40.000 visitatori l’anno e alcune sale storiche, con vista sulla città di Roma o sui giardini, possono essere affittate. “È una colpa voler aprire la Villa, uno dei luoghi più belli del mondo”, conclude Cristiano Leone “e condividerlo con il pubblico italiano, francese e internazionale? Forse, la vera colpa sarebbe chiuderla e farne un luogo per soli 15 eletti”.
– Mariacristina Ferraioli
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