Reggia di Caserta: grandi progetti e restauri per Terrae Motus. L’intervista al direttore
La collezione di Lucio Amelio al centro delle strategie della Reggia nel contemporaneo: restauri, prestiti e riallestimento. Ne abbiamo parlato con Mauro Felicori che ci ha anche raccontato le esigenze del suo Museo (e degli altri musei d’Italia). Una sfida che il nuovo governo saprà raccogliere?
“Stiamo lavorando su un allestimento definitivo e adeguato della collezione Terrae Motus. Per ora siamo ad una disposizione provvisoria, con tutti i limiti estetici e spaziali del caso e con molte opere non fruibili, che stiamo restaurando. Abbiamo ricevuto finanziamenti dal Governo per 7 milioni e abbiamo gli spazi dell’Aeronautica a questo scopo. Il progetto durerà un paio d’anni e come step successivi avrà anche il coinvolgimento delle istituzioni e di critici e storici dell’arte di rilievo”. A parlare è Mauro Felicori, direttore della Reggia di Caserta, entrato in carica grazie alla riforma Franceschini e al super concorsone per super direttori che ha cambiato le sorti della museologia nel Paese. E che oggi ci racconta con grande soddisfazione cosa avviene nel mondo contemporaneo del bellissimo palazzo vanvitelliano nato nel XVIII secolo per competere con Versailles, la collezione Terrae Motus – composta da Lucio Amelio in seguito al terremoto che sconvolse la Campania nel 1980 – a Caserta dal 1993.
LA COLLEZIONE E IL MUSEO
Oggi il museo sta ripensando fortemente al ruolo della collezione, che conta opere di grandi maestri dell’arte povera, di Andy Warhol, Robert Mapplethorpe, Mimmo Paladino, di Joseph Beuys, artista estremamente importante in tutto il percorso che condusse Amelio – gallerista, promotore culturale, figura istrionica e fondamentale per la storia di Napoli e dell’Italia dell’arte contemporanea, che operò tra il 1965 e il 1994, anno della sua scomparsa – alla riflessione sul tema del terremoto. Ma oggi che ne è di questo processo filosofico, di pensiero, estetico, quasi alchemico? Come si coniuga con le istanze del museo? “Terrae Motus è una collezione importante, ma correva il rischio di risultare una specie di astronave calata in un organismo settecentesco”, spiega il direttore. “Il nostro lavoro è stato anche quello di reinserire la Reggia di Caserta in un circuito contemporaneo, che ci sta dando grande soddisfazione, anche per le risposte che abbiamo da galleristi, curatori e artisti. Insomma, sta crescendo il ruolo della Reggia anche in questo mondo. Saremmo ad esempio molto felici se il Madre volesse fare delle attività alla Reggia, saremmo lieti di essere all’interno di un sistema”, alludendo alle iniziative portate avanti da Andrea Viliani, direttore del Madre, in collaborazione con il Museo di Capodimonte e con il sito archeologico di Pompei, nella grande mostra ancora in corso nelle stanze di Palazzo Donnaregina.
RESTAURI E PRESTITI
Nel frattempo Felicori e il suo team si danno al recupero di alcune delle opere, salvandole da uno stato di sofferenza e riportando all’attenzione del pubblico, – grazie anche ai lavori eseguiti dalla Ditta Rava di Antonio Rava, in collaborazione con l’Area Tutela Patrimonio Storico Artistico della Reggia – l’opera Terrae Motus di Mario Merz del 1984 e l’opera Autogobierno di Pietro Gilardi del 1986. Per la prima è stata ripristinata l’illuminazione dei numeri a neon della serie matematica di Fibonacci, collocata sullo sfondo dipinto del Vesuvio. Per la seconda, invece, è stata eseguita un’operazione particolarmente delicata a causa delle difficoltà nel trattamento dei materiali con cui è realizzata. L’opera racconta l’esperienza di Gilardi nel Barrio Tepito di Città del Messico, dove le vecinidades si auto-organizzarono per la ricostruzione dopo il terremoto del 19 settembre 1985. L’autogoverno evocato nel titolo è una sorta di regola monastica e allo stesso tempo rivoluzionaria, che permette di vivere e rinascere anche dalle ceneri di una tragedia. Sono in corso ulteriori interventi, anche in dialogo con artisti ed eredi, sulle opere Senza Titolo, 1985, di Gèrard Garouste, Journey to no end di Chema Cobo, 1985, Waterloo, Waterloo, Et la terre tremble encore, d’avoir vu la fuite des géants, di Anselm Kiefer, 1982, Senza Titolo di Oswald Oberhuber, 1983. La collezione, che nelle previsioni del direttore, riconquisterà entro il 2020 i cosiddetti spazi dell’Aeronautica grazie ad interventi che stanno interessando l’intera struttura, potrebbe inoltre cominciare a viaggiare in tutto il mondo. “Non ho mai creduto nei prestiti temporanei di singole opere. Sono fondamentalmente contrario, perché indeboliscono la collezione sul territorio senza poi grandi vantaggi. Sarebbe bello però se la collezione intera potesse girare – abbiamo in corso una intesa con l’Hermitage a cui speriamo di poter dare seguito – , costituendo una importante ambasceria del territorio tutto”.
NUOVE ACQUISIZIONI? PRIMA LE RISORSE UMANE
Terrae Motus nasce a seguito di un dramma e di una riflessione estremamente sofisticata nel cuore e nella mente del gallerista Lucio Amelio e degli artisti che aderirono al suo invito e come tale resta nel nucleo iniziale confinata a quell’esperienza. Ma è chiaro che in un’Italia flagellata da continui terremoti, dove i temi di ricostruzione, anche psicologica e identitaria del Paese, sono all’ordine del giorno, un concetto come quello alla base della collezione Terrae Motus è davvero rivoluzionario, tanto da poter proseguire. “Sarebbe meraviglioso poter rendere permanente la pratica cominciata da Amelio e pensare a fare altre acquisizioni di opere d’arte contemporanea”, spiega Felicori. “Ma siamo un po’ sopraffatti dai desideri e dai progetti. Oggi più che problemi finanziari affrontiamo problemi relativi alle risorse umane. La riforma Franceschini è stata una grande rivoluzione di successo: i Musei italiani sono alla ribalta come non lo sono mai stati. Ora è necessario proseguire e consolidare in questo lavoro. Uno dei limiti però era proprio il tema delle risorse umane. Se la nuova legislatura affrontasse questo problema, io potrei assumere 20 o 30 persone domani”. Chiediamo al direttore se pensa che il prossimo Governo avrà a cuore questa tipologia di temi, ci risponde: “Fiducioso alla mia età è una parola grossa”, scherza. “Ma credo che qualsiasi nuovo Governo abbia l’interesse a proseguire e consolidare quanto fatto e a continuare in una strada di successo”.
–Santa Nastro
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