I Premiati di Villa Romana 2018
Con un’installazione culinaria collettiva, i quattro vincitori del Premio Villa Romana (tutti residenti a Berlino) portano al centro dell’attenzione le loro diversità culturali, mettono il naso l’uno nella pentola dell’altro e arricchiscono la mostra di un elemento visivo e gustativo.
Comunicato stampa
Con un’installazione culinaria collettiva, i quattro vincitori del Premio Villa Romana (tutti residenti a Berlino) portano al centro dell’attenzione le loro diversità culturali, mettono il naso l’uno nella pentola dell’altro e arricchiscono la mostra di un elemento visivo e gustativo.
Attraverso le loro diverse culture gastronomiche, gli artisti discutono del rapporto tra unità e molteplicità, vicinanza e lontananza. La cultura gastronomica va a toccare temi come identità e patria, segna la linea di confine tra ciò che ci appartiene e ciò che appartiene all’altro. Da tutto quello che ha sviluppo globale (per esempio il principio piramidale della dieta composta da cereali, carne e verdura) e dalla diffusione dei tipi di alimenti scaturiscono variazioni e interpretazioni. Riso, manzo e melanzane sono stati scelti come comun denominatore, visto che rivestono un ruolo importante anche nella cucina toscana. Cosa rivela della singola cultura il modo in cui questi ingredienti sono utilizzati?
In quanto verdura originariamente esotica perché proveniente dall’Asia, la melanzana funge da elemento di collegamento dei nodi biografici dell’installazione: Corea del Sud, Turchia, Grecia e tutto il Levante, Ruanda, Sudafrica e Germania. La melanzana è spesso considerata come il simbolo della cucina mediterranea, anche se in verità vi si affermò solo grazie alla sete di scoperta del rinascimento. Essa è quindi testimonianza della fruttuosa diversificazione che scaturì dai contatti interculturali.
Jeewi Lee, nata nel 1987 a Seul, ha studiato pittura alla Universität der Künste di Berlino e all'Hunter College di New York, attualmente vive a Berlino. Realizza installazioni spaziali site specific, azioni e serie di immagini di eventi performativi o quotidiani, visibili soltanto sotto forma di traccia. Le tracce testimoniano movimenti (sia nello spazio urbano sia in quello espositivo) e riflettono contemporaneamente il processo della loro stessa produzione. Jeewi Lee ha partecipato a numerose mostre collettive in diversi spazi indipendenti; nel 2014 e nel 2017 ha partecipato al Festival of Future Nows alla Neue Nationalgalerie di Berlino.
Christophe Ndabananiye, nato nel 1977 a Lubumbashi, nella Repubblica Democratica del Congo, dal 2009 vive e lavora a Berlino. Ha studiato alla Hochschule der Bildende Künste di Saarbrücken. È autore di una serie di ritratti in cui ha tematizzato esperienze traumatiche collegate ai temi della fuga, della famiglia, della patria e della lingua madre. Successivamente, al ritratto si è sostituito il motivo della "scarpa", come simbolo del movimento dell’individuo e della forza di gravità. Nel suo paese d'origine, il Congo, l'artista fotografa le scarpe di persone sconosciute e poi le ritrae in installazioni e interventi pittorici. Nei suoi ultimi dipinti ha portato avanti il suo lavoro sulla memoria su carta o su lastre di polistirolo. Christophe Ndabananiye è stato inoltre collaboratore scientifico del Medienlabor zur Kunst Afrikas (Laboratorio mediatico per l’arte africana) presso la Freie Universität di Berlino e ha partecipato a diverse mostre, tra le altre al SAVVY Contemporary di Berlino e al Kunstraum Kreuzberg di Berlino.
Lerato Shadi, nata nel 1979 a Mafikeng in Sudafrica, vive e lavora a Berlino. Ha studiato arte all'Università di Johannesburg. La sua pratica artistica si concentra sulle politiche del corpo, con una particolare attenzione per il corpo femminile e quello della donna sudafricana. Nel suo lavoro tratta la violenza istituzionale, le strategie patriarcali e coloniali di esclusione e oblio e la resistenza attraverso la narrazione soggettiva. Shadi utilizza molteplici linguaggi (disegno, performance, video). Le sue opere sono state presentate in numerosi musei e spazi indipendenti, così come alle Biennali di Mosca e Dakar.
Viron Erol Vert, nato nel 1975 in Germania, vive e lavora tra Istanbul e Berlino. Ha studiato alla Universität der Künste di Berlino e alla Königliche Akademie di Anversa e ha compiuto degli studi anche nel settore del design della moda e dei tessuti. Con oggetti e installazioni, si confronta con le narrazioni della storiografia mediterranea e traduce i caratteri nei suoi codici visivi. Ha recentemente installato "Dreamatory", una sorta di “dormitorio” nella Galerie Wedding a Berlino, per consentire ai visitatori di far spazio ai loro sogni all'interno della vita quotidiana. Tra le mostre personali, ha esposto al Künstlerhaus di Stoccarda, alla galleria Galerist di Istanbul e al Berghain di Berlino.