Mostra di Primavera. Impressionisti sovietici
Un allestimento collettivo che offre una ricca panoramica sui principali autori russi trattati in permanenza dalla Galleria da oltre 20 anni.
Comunicato stampa
Un allestimento collettivo che offre una ricca panoramica sui principali autori russi trattati in permanenza dalla Galleria da oltre 20 anni. È, infatti, negli anni Novanta che inizia la ricerca di nuove di fonti pittura figurativa, sfociata nella scoperta delle Scuole di Mosca e San Pietroburgo. Si tratta di una generazione di artisti, nata tra gli anni Venti e Trenta, che ha saputo coniugare i rigorosi percorsi formativi accademici e le richieste della committenza pubblica con l’impulso a dipingere en plein air della lezione impressionista francese, rivitalizzandola con nuovi temi sociali e popolari e fondendola con le profondità dell’anima slava. Nasce così una pittura con caratteristiche proprie, un’espressione artistica unica in cui i due filoni, quello dell’Impressionismo arrivato a Mosca negli anni Novanta dell’Ottocento, un paio di decenni dopo l’esplosione parigina, e quello più propriamente definito del Realismo Sociale non rappresentano due correnti distinte, ma continuano ad intersecarsi, connotando gran parte della produzione artistica per decenni. La feconda e lunga fioritura dell’Impressionismo Sovietico è rappresentata da autori con personalità diversissime ma accomunati da analoghe formazioni e ispirazioni pittoriche, espresse ed elaborate secondo le inclinazioni individuali. Tra le opere esposte ricordiamo i paesaggi, gli scorci primaverili, e le esplosioni floreali di Georgij Moroz (1937 – 2015), inconfondibile nei colori densi e vibranti, nelle pennellate potenti la cui carica espressiva sembra inseguire un movimento interiore a volte allegro altre malinconico; le originali nature morte di Maya Kopitzeva (1925 – 2005), raffinate composizioni di preziosa semplicità i cui colori e le cui pennellate larghe e sciolte comunicano una rara pienezza emotiva; i suggestivi interni di Gleb Savinov (1915 – 2000), le cui atmosfere, ricreate attraverso piccoli dettagli quotidiani, rivelano l’intimità dei gesti di ogni giorno; i quieti giardini di Boris Lavrenko (1920 – 2001), delicati nella stesura pittorica ma pulsanti energia vitale, così come tutti i lavori proposti dagli altri artisti in mostra, capaci di rappresentare, anche nelle facce che raccontano sentimenti e storie, i colori dell’anima russa.