Il lato femminile dell’architettura
In concomitanza con la Biennale di Architettura sarà pubblicata la seconda parte del libro digitale “Architette = Women Architects 1⁄2 Here We are!”. L’intera pubblicazione, autoprodotta e consultabile gratuitamente online, è curata dal team creativo RebelArchitette e vuole approfondire le biografie di 365 professioniste del settore architettonico.
19.6%: è questo il parametro numerico, reso noto nei giorni scorsi, che sancisce la differenza salariale tra gli uomini e le donne all’interno dello studio Zaha Hadid Architects, la cui direzione è passata nelle mani di Patrik Schumacher dopo la prematura scomparsa della fondatrice. A chiarire la ragione per la quale la retribuzione delle architette sia inferiore rispetto a quella percepita dai colleghi maschi è lo stesso studio, sollecitato a fornire dati ufficiali sui salari in seguito a un recente cambiamento della normativa vigente nel Regno Unito. “Questo divario esiste perché una percentuale maggiore dei membri più anziani, che hanno fatto pratica con Zaha Hadid negli ultimi trent’anni, è di sesso maschile”, riporta il portale Dezeen, rendendo così noto come, almeno al momento, le posizioni senior siano in larga parte ricoperte da uomini. Al medesimo livello di inquadramento professionale, chiariscono ancora da ZHA, corrisponde lo stesso stipendio, indipendentemente dal sesso. Più contenuto, ma comunque presente, il gender pay gap del colosso Foster + Partners: nella più grande società di architettura del Regno Unito, in media, le donne guadagnano il 10.5% in meno degli uomini.
UNA VISIONE INCLUSIVA ED EQUA DELL’ARCHITETTURA
La questione salariale è solo uno degli aspetti compresi nello scenario legato al ‒ longevo ‒mancato riconoscimento del contributo femminile nella professione. Eppure, mai come in questo momento, il panorama internazionale sembra prossimo a una storica ridefinizione. A confermarlo, oltre ai segnali di ampio respiro sociale, si collocano esperienze marcatamente “di settore”, come il recente lancio del portale Pioneering Women of American Architecture, negli Stati Uniti, o l’azione intrapresa in Italia dal team RebelArchitette. Eterogenee per forma e strumenti, entrambe queste azioni sono guidate da un comune intento: delineare una visione più inclusiva dell’architettura – o delle sue radici storiche, nel caso statunitense ‒, individuando modalità per rendere noti a tutti, visibili e consultabili i risultati raggiunti dalle donne. Nato nello studio dell’architetta bergamasca Francesca Perani e forte del lavoro congiunto di un collettivo di 14 creative – età media under 35 – il progetto RebelArchitette opera su molteplici piani. Il team attualmente attivo si occupa infatti della promozione del titolo di Architetta – parola che continua a non ottenere un consenso unanime, ma il cui uso è stato sostenuto anche dall’Accademia della Crusca ‒; monitora la presenza femminile in giurie, concorsi e conferenze; sta sviluppando modalità per sostenere e guidare le studentesse di architettura e le giovani laureate, evitando che le loro energie si disperdano o restino inespresse nel fatale passaggio dall’università alla pratica professionale.
LO SGUARDO RIVOLTO ALLE GIOVANI GENERAZIONI
Tra gli obiettivi più ambiziosi di RebelArchitette rientra proprio la riduzione del divario tra il numero di studentesse iscritte alle facoltà di architettura e le iscritte agli albi professionali. Un traguardo che potrebbe essere conseguito anche avviando due “processi”: la promozione del “fare rete”, per consolidare contatti, scambi, relazioni; il superamento del modello di insegnamento tradizionale, in larga parte basato sulla sola restituzione del contributo maschile nella disciplina. Se le studentesse potessero apprendere, sui banchi universitari, sulle riviste di settore e in rete, ad esempio attraverso i prodotti editoriali curati da RebelArchitette, cosa le progettiste hanno costruito in passato o stanno costruendo in questi anni, avrebbero accesso a nuovi riferimenti, prendendo coscienza anche di quelle biografie ‒ e di quei progetti ‒ fin qui offuscati o ignorati dalle “cronache ufficiali”. Dal crescente sostegno reciproco potrebbero inoltre derivare nuovi strumenti operativi, da mettere in campo anche per fare fronte comune agli episodi di sessismo o nei casi di molestie. Complessivamente, secondo i dati più recenti diffusi dal Consiglio Nazionale Architetti, gli architetti italiani sono circa 155mila; oltre 67mila le donne.
UNO SFORZO QUOTIDIANO DI COMUNICAZIONE
Il risultato dei primi sei mesi di attivismo digitale di RebelArchitette, supportato anche da una campagna stampa e da una costante azione social, è stata la pubblicazione del libro digitale online autoprodotto Architette = Women Architects / 1⁄2 Here We are!. Per le curatrici della pubblicazione si tratta di “un nuovo potente strumento culturale”, capace di incarnare la mission del team finalizzata a “offrire modelli di eccellenza al femminile che operino nel mondo dell’architettura a giovani studenti e studentesse, ma anche a giurie, accademici, organizzatori di mostre e giornalisti, per garantire una visione più inclusiva e più equa della professione”. I 183 studi di architette già presentati offrono una visuale composita del quadro professionale, riunendo realtà “pluripremiate e meno note, dalle pioniere del 1800 a oggi”.
Come ha precisato Francesca Perani, “questa prima pubblicazione ci ha offerto anche l’opportunità di promuovere nazionalità che generalmente non ottengono una grande esposizione, e nella seconda parte di questo libro porremo maggiore attenzione a questo intento, in linea con la nostra ricerca di inclusione ad ampio respiro”. Il traguardo del progetto, rigorosamente non profit, è fissato a quota 365 biografie: sarà raggiunto con la pubblicazione della seconda parte del volume, prevista in occasione della Biennale di Architettura di Venezia 2018, in questa edizione guidata dalle progettiste irlandesi Yvonne Farrell e Shelley McNamara. Nell’attesa, aggiornamenti sono disponibili alla pagina Facebook Architette-Archiwomen, che quotidianamente propone biografie di architette italiane e internazionali, corredate da immagini dei loro progetti più significativi.
‒ Valentina Silvestrini
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