Riccardo Ceccato – Gaijin
La Galleria Flaviostocco di Castelfranco Veneto presenta la mostra personale di Riccardo Ceccato intitolata Gaijin, con la presentazione di Sandro Parmiggiani.
Comunicato stampa
La Galleria Flaviostocco di Castelfranco Veneto presenta la mostra personale di Riccardo Ceccato intitolata Gaijin, con la presentazione di Sandro Parmiggiani.
L'esposizione, che si inaugura sabato 28 aprile alle ore 18.00, propone un ciclo di fotografie sul Giappone e per l'occasione sarà edito un catalogo.
In queste immagini, riunite sotto il titolo di “Gaijin” – il termine un po’ sbrigativo con il quale, nella lingua giapponese, si etichetta lo straniero, colui che non sia nativo di quella terra –, ha raramente sentito l’esigenza di fermarsi a fissare qualcosa che, per la sua “diversità” dal luogo, il Veneto, in cui vive, potesse immediatamente interagire con lo sguardo di chi ha, come lui, un’altra “educazione sentimentale” – ed anche in questi rari casi non si è mai avventurato sulla strada illusoria della “bella fotografia” – , ma si è soffermato su quelli che potremmo definire “incidenti” nel percorso del vedere. Ci si riferisce a quegli scatti che immediatamente danno l’idea di qualcosa – si tratti di una visione incongrua di un luogo o dell’irruzione di una figura perturbante – che spezza un equilibrio, che ci introduce ai misteri dell’esistere, che ci parla di quello che l’immagine fotografica non mostra e che, proprio per quella sorta di deviazione da ciò che può sembrare il normale manifestarsi delle cose o dello scorrere degli eventi, va a interagire con il nostro immaginario.
Nel 2005 Ceccato incontra la fotografia analogica, questo segna il definitivo innamoramento per l’aspetto originario, artigianale, del fare fotografia: impara a conoscere gli acidi per lo sviluppo e per la stampa, ne sperimenta le caratteristiche e gli esiti; dopo le prime prove con macchinette assai semplici, si dota di una buon apparecchio fotografico e utilizza solo pellicole in bianco e nero, comincia a svilupparsi da solo le sue fotografie, che presto, dopo alcuni anni di sperimentazioni e di progressiva acquisizione delle abilità necessarie, assumono un volto peculiare, la tensione verso uno stile. Riccardo dice di puntare a un’immagine costruita secondo una certa composizione e in certe condizioni di luce, e poi ridefinita in camera oscura; da alcuni anni è diventato consapevole che occorre lavorare per progetti, da lui stesso ideati. “Non mi interessa fare dei reportage”, conferma Ceccato, “ma cogliere certe atmosfere, attraverso dettagli e luci particolari, che richiamino un mondo intriso di nostalgia, che suscitino emozioni malinconiche. In Giappone ho subito colto di essere approdato in un altro universo, che pure mi affascinava per la sua diversità rispetto al mondo che conoscevo; percepivo, tuttavia, una società che potrei definire troppo schematica, inquadrata, con qualche aspetto di subalternità senza reazioni da parte delle persone – il che mi dava l’idea di una latente, diffusa alienazione, che ho cercato di restituire nelle atmosfere delle mie fotografie”.
La mostra è visitabile fino al 19 maggio 2018.
Riccardo Ceccato nasce a Castelfranco Veneto nel 1988 dove vive e lavora. Dopo gli studi intermedi si iscrive all' Università di disegno industriale IUAV ed è durante questi anni che viene a contatto con il mondo della fotografia. Ammaliato da questo mezzo artistico inizia a sperimentare, spaziando tra soggetti e tecniche differenti. Dopo un breve primo periodo, nel quale utilizza il digitale per acquisire le tecniche di base, scopre la fotografia analogica e viene travolto da questo mondo. Inizia così a passare giornate intere in camera oscura, provando tutte le varie pellicole e tecniche di sviluppo/stampa possibili, trovando infine, dopo svariati anni, la giusta combinazione per esprimere al meglio il suo concetto di fotografia. Dopo la laurea consegue un master in fotografia alla John Kaverdash School di Milano che gli consente di affinare ulteriormente la propria tecnica e, non ultimo, di convogliare in modo concreto le proprie idee in progetti ben strutturati.