Presenze invisibili. Liu Bolin a Roma

Complesso del Vittoriano, Roma ‒ fino al 1° luglio 2018. Oltre settanta opere per raccontare la storia dell’artista invisibile, che appare e scompare in una miriade di scenari diversi. In mostra anche alcuni “abiti di scena” per le sue performance da body-painter e una serie di filmati per seguire le tappe del suo processo creativo: dalla preliminare scelta del luogo al sorprendente trompe l’oeil finale in cui l’artista è difficilmente riconoscibile rispetto al contesto.

Sembra strano ma si può vedere anche con il corpo. Lo sa bene Liu Bolin (Shandong, 1973), che ha fatto del travestimento il suo cavallo di battaglia. Al “camaleonte cinese” il Complesso del Vittoriano dedica la prima mostra targata Arthemisia Group e articolata in sette sezioni. Sin dal 2005, lo scultore, fotografo e performer ha previsto di dipingere sapientemente il suo corpo fino a fondersi con l’ambiente circostante. Non un semplice invito, ma una sfida a stanare l’artista in filigrana davanti ai monumenti o agli scaffali dei supermercati, che certo strizzano l’occhio ai prodotti in serie del Made in China, oltre che alla cultura pop degli Anni Sessanta. O davanti a location d’“arte povera”, come la montagna di rifiuti a Bangalore. Non solo una forma di autoprotezione, come nel mimetismo animale, ma un’eco di visibilità per opporsi alla perdita d’identità dell’uomo contemporaneo e per affermare la libertà dell’arte.

Liu Bolin, Ponte Sant'Angelo, Roma, 2012. Courtesy Boxart, Verona

Liu Bolin, Ponte Sant’Angelo, Roma, 2012. Courtesy Boxart, Verona

HIDING IN THE CITY

Suo primo gesto creativo è la serie Hiding in the city (2005), tra i luoghi noti e segreti della Cina contemporanea all’indomani della Rivoluzione culturale: come gli scatti davanti alla storica piazza di Tienanmen e al Muro dei 9 Dragoni e, ancor prima, tra le macerie del suo studio, nel quartiere del Suojia Village, abbattuto per decisione del governo locale. Il suo nascondersi diventa allora un grido di dolore soffocato. Una sorta di elaborazione del lutto. A fronte di una società cinese in rapido cambiamento, vi è un passato che resiste e si conserva tenacemente intatto nella successiva serie di Hiding in Italy. Sono gli scatti, alcuni inediti, di un moderno viaggiatore del Grand Tour, realizzati tra il 2008 e il 2017. Un viaggio di conoscenza fra i capolavori del passato e, perché no, tra i prodotti tipici del Made in Italy – come nella sezione Fade in Italy ‒, per svelare il genius loci, che, ancora, aleggia in quei luoghi inimitabili (e non riproducibili). Dapprima nella città scaligera di Verona, dove stringe il fortunato sodalizio con la Galleria Boxart. O all interno della Galleria Borghese, a “scimmiottare” la statua di Paolina Borghese. Lo vediamo poi giocare a nascondino in Piazza San Marco e davanti a Castel Sant’Angelo, con l’infilata di sculture di Bernini. O nel Tempio di Apollo a Pompei, con la vista del Vesuvio dietro alle maestose colonne. Fino a scomparire nella Reggia di Caserta o tra i marmi del Colosseo, indiscusso simbolo di tutta la civiltà umana.

Liu Bolin, The Hope, 2015. Courtesy Boxart, Verona

Liu Bolin, The Hope, 2015. Courtesy Boxart, Verona

UNO SGUARDO AL PRESENTE

Com’era naturale, nell’era della globalizzazione, il suo viaggio lo porta ben presto nel resto d’Europa e del mondo (Hiding in the rest of the world). Liu Bolin è dovunque con le sue prodigiose sparizioni e la serie delle bandiere alla Jasper Johns. I suoi camouflage piacciono anche ai grandi brand di moda e non stupisce vederlo aggirarsi inquieto negli atelier di Valentino o tra i ghiacci dell’Islanda per la campagna di Monclear, nella sezione più fashion della mostra (Cooperations). Dopo le vignette in serie di Charlie Hebdo del 2015, un altro dramma si consuma infine nell’ultima sezione, dedicata al tema ricorrente dei migranti. Altri invisibili giunti sui loro barconi, con i loro corpi di una stessa unica umanità, al di là del colore della pelle, sulla spiaggia ocra della Sicilia o lo sfondo blu Klein della bandiera europea. A conferma dell’empatia dell’artista a calarsi nelle realtà più diverse.

Valeria De Gasperis

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Valeria De Gasperis

Valeria De Gasperis

Romana di nascita, Valeria De Gasperis è laureata in Storia dell’Arte moderna con il massimo dei voti all’Università Roma Tre con il prof. E. Borsellino con una tesi sul pittore Gregorio Guglielmi e il primo Settecento romano, di cui sta…

Scopri di più