Nato a Nagasaki nel 1954, Kazuo Ishiguro ha vinto il Premio Nobel per la letteratura nel 2017. Grazie a questa onorificenza, nelle librerie italiane è tornato un romanzo basilare per questa rubrica, Stralcio di prova, che tratta di intersezioni fra arti visive e narrativa. Parliamo di An Artist of the Floating World, pubblicato originariamente nel 1986 – in inglese, perché Ishiguro vive nel Regno Unito sin dalla tenera età. In Italia il romanzo era arrivato inizialmente nel 1994 nella traduzione di Laura Lovisetti Fuà per Einaudi, con l’inspiegabile titolo Un artista del mondo effimero. Talmente inspiegabile che, nell’edizione economica uscita dodici anni dopo, diventa Un artista del mondo fluttuante. Poi si è perso nei meandri dei volumi esauriti e mai ristampati, offuscato dalla celebrità di altri romanzi dello stesso Ishiguro, come Quel che resta del giorno (1989, Booker Prize) e Non lasciarmi (2005, fra i 100 migliori romanzi in lingua inglese secondo il Time). Infine, come dicevamo, grazie al Nobel anche questo romanzo, il secondo scritto dell’autore britannico, è tornato in libreria.
LA STORIA
Un artista del mondo fluttuante – fluttuante come Ukiyo-e, come Hokusai, Hiroshige, Utamaro, Utagawa – è ambientato nel Giappone del secondo dopoguerra. Il conflitto è terminato da poco e il Paese è duramente segnato, con la capitolazione simboleggiata dalla doppia terrificante esplosione nucleare su Hiroshima e Nagasaki. Il narratore e protagonista è Masuji Ono, pittore la cui fama è rapidamente e comprensibilmente mutata: ha infatti trascorso gli anni precedenti esaltando i valori imperiali. Un artista organico, quindi, come avrebbe detto Gramsci? Qualcosa di più. Perché, oltre a propagandare le idee del regime attraverso le sue opere, Ono è stato anche un informatore della polizia.
La figura stereotipata del pittore giapponese tradizionale, rigorosissimo in ogni suo gesto, solido nel solco della tradizione anche quando il mondo circostante muta con rapidità, viene pian piano, sul filo delle pagine, scalfito e messo in discussione. Ma con una strategia narrativa atipica: l’uso della prima persona, infatti, è costante, e queste scalfitture il lettore le percepisce attraverso i dubbi che si insinuano nei ragionamenti del narratore, nei giudizi che vede formarsi intorno e su di lui – e soprattutto nella ritrosia, nell’ottusità addirittura, con la quale Ono riconosce i propri errori.
IN PRIMA PERSONA
“Quando descrivo questo mio lavoro giovanile e certo ancora un po’ rozzo, forse per alcune sue caratteristiche può sembrarti familiare. Può darsi, infatti, che tu conosca il mio dipinto ‘Occhi rivolti verso l’orizzonte’, che, riprodotto negli anni Trenta, godette di una certa fama ed esercitò una certa influenza nella nostra città. […] Allora fu molto lodato per la sua tecnica pittorica vigorosa e, in modo particolare, per l’uso efficace del colore. […] È un quadro che si ispira a sentimenti ora superati. Io sono il primo a riconoscere che questi sentimenti sono forse degni di condanna”. Lodato “per la sua tecnica pittorica vigorosa” e “per l’uso efficace del colore”, e non per l’afflato retorica e imperialista, con tanto di slogan “Basta con le chiacchiere codarde. Il Giappone deve andare avanti”? Sentimenti che “forse” sono da condannare?
‒ Marco Enrico Giacomelli
Kazuo Ishiguro – Un artista del mondo fluttuante
Einaudi, Torino 1994 (2006, 2017)
Pagg. 204, € 9,50 (paperback)
ISBN 9788806184940
www.einaudi.itArticolo pubblicato su Artribune Magazine #42
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