La pittura del ‘500 a Brescia. Nel segno di Tiziano
Più di cinquanta opere animano il Museo di Santa Giulia grazie a un raffinato allestimento con i capolavori della scuola bresciana di Romanino, Savoldo e Moretto. In dialogo con Tiziano.
Il Museo di Santa Giulia di Brescia ospita un’importante mostra dedicata all’influenza di Tiziano Vecellio sulla pittura bresciana del Cinquecento. Fondamentale è stato infatti l’apporto che le opere del Cadorino portarono nella città lombarda che, dal 1426, si trovava sotto il dominio della Repubblica di Venezia.
Due gli episodi fondamentali di questa congiuntura: il Polittico Averoldi, commissionato dal vescovo Altobello Averoldi tra il 1520 e il 1522 per la collegiata della chiesa dei Santi Nazaro e Celso (che si trova ancora in situ), e tre tele con le Allegorie di Brescia, degli Anni Sessanta, per il salone del Palazzo della Loggia, andate purtroppo distrutte in un incendio del 1575. In mostra ci sono tuttavia alcuni capolavori di Tiziano come la Madonna col Bambino tra Sant’Antonio da Padova e San Rocco (1510 ca., Madrid, Museo del Prado) o il penetrante Ritratto di Gian Giacomo Bartolotti (1515-1520, Vienna, Kunsthistorisches Museum).
IL POLITTICO AVEROLDI
L’arrivo del Polittico a Brescia nel maggio del 1522 innescò nell’ambiente artistico un nuovo interesse per le novità che venivano dalla Roma dei primi anni del Cinquecento, quella di Raffaello e Michelangelo, oltre a rinnovare l’interesse per il colorismo atmosferico della pittura veneziana.
Difatti il Cristo Risorto dipinto da Tiziano si ispira esplicitamente alla possanza fisica del famoso Laocoonte rinvenuto a Roma nel 1506 (Musei Vaticani) del quale rielabora la posa, mentre il San Sebastiano potrebbe ispirarsi ai famosi Schiavi di Michelangelo (Parigi, Louvre) o ad alcuni suoi studi di figure, e risente, come il Cristo, di un forte senso plastico delle forme che è sì michelangiolesco, ma soprattutto della scultura greca classica, della quale Tiziano cerca di tradurre in pittura l’intensa drammaticità muscolare e narrativa.
L’artista, al quale era stato commissionato il quasi obsoleto formato del polittico, ne supera la rigidità creando una struttura dinamica unificata dal paesaggio che continua da un riquadro all’altro. Una grande lezione per gli artisti bresciani che si manifestò prontamente in una delle decorazioni più importanti del momento, quella del registro superiore della Cappella del Santissimo Sacramento della chiesa di San Giovanni Evangelista, che ha visto Girolamo Romanino e Alessandro Bonvicino detto il Moretto impegnati in un’impresa importantissima per il Rinascimento bresciano, dove vi è una miracolosa sintesi tra il nuovo senso figurativo dell’anatomia e la bellezza dei paesaggi, in una raffigurazione tesa tra lirismo e il naturalismo spinto dei lombardi.
PITTORI A CONFRONTO
Le diverse sezioni della mostra entrano nel dettaglio della formazione di Romanino e Moretto, che guardarono a Tiziano e all’arte veneziana già prima che il Polittico Averoldi arrivasse a Brescia. Un’importante sezione fa scoprire poi la dipendenza dei bresciani dalla scuola veneziana per quanto riguarda le tipologie del ritratto, dei devoti in preghiera e della “sacra conversazione”.
Intorno al contributo perduto di Tiziano nel Palazzo della Loggia, sono presenti in mostra alcuni disegni di Andrea Palladio, oltre ad alcuni dipinti che illustrano i migliori esiti del Manierismo lombardo ancora in stretta relazione con Venezia e le opere di Paolo Veronese e Francesco Bassano.
Si evidenzia infine una peculiarità propria della scuola lombarda, una caratteristica autonoma rispetto agli esempi di Tiziano, vale a dire quella tendenza di adesione al reale e di ricerca naturalistica che ha fatto di Giovanni Girolamo Savoldo, ad esempio, un precursore del luminismo di Caravaggio, come testimoniano alcune note opere in mostra: il Tobiolo e l’arcangelo Raffaele (1524 ca., Roma, Galleria Borghese) e l’Adorazione dei pastori (1523 ca., Torino, Galleria Sabauda), in cui l’artista cerca di catturare con esiti stupefacenti una cangiante luce realistica nei panneggi e negli sfondi paesaggistici.
Il biglietto della mostra permette di visitare anche il Museo Diocesano e soprattutto la Pinacoteca Tosio Martinengo (riaperta al pubblico dopo nove anni di chiusura per lavori), dove si trovano alcune importanti opere strettamente connesse alla mostra e alla pittura del Cinquecento a Brescia, come il Cristo Redentore Benedicente di Raffaello, realizzato intorno al 1505, o ancora altri importanti dipinti di Romanino, Savoldo e Moretto, come il Cristo in passione e l’angelo (1550 ca.) o l’imponente Natività coi pastori (1530-1535), dipinti da quest’ultimo. Il progetto si sviluppa ulteriormente grazie ad alcuni itinerari preparati ad hoc che includono importanti luoghi da visitare nella città di Brescia e nella sua provincia, alla scoperta di opere d’arte meno note o capolavori riconosciuti, come appunto l’imperdibile Polittico Averoldi nella chiesa dei Santi Nazaro e Celso, protagonista assoluto di questa esposizione, rievocato in una sala del Museo di Santa Giulia grazie all’allestimento di proiezioni video su pannelli che permettono di scoprire l’opera di Tiziano fin nei più piccoli dettagli.
‒ Calogero Pirrera
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