Sandro Greco / Giulio Ribezzo – Senza
I due artisti si confrontano con due interventi installativi e performativi focalizzati sull’analisi psichica e sociale della relazione tra uomo e natura, tra individuo e collettività, aderendo al comune intento di agire sulla soglia di consapevolezza critica del soggetto contemporaneo.
Comunicato stampa
Martedì 15 maggio 2018 alle ore 19.00, Kunstschau_Contemporary Place a Lecce, in via Gioacchino Toma 72, inaugura la terza mostra dal titolo Senza con le opere di Sandro Greco (San Pietro Vernotico, BR, 1928, vive e opera a Salice Salentino) e Giulio Ribezzo (Brindisi, 1992, vive e opera tra Lecce ed Oria), a cura di Chiara Bevilacqua.
I due artisti si confrontano con due interventi installativi e performativi focalizzati sull’analisi psichica e sociale della relazione tra uomo e natura, tra individuo e collettività, aderendo al comune intento di agire sulla soglia di consapevolezza critica del soggetto contemporaneo.
Sandro Greco presenta una riedizione dell’opera Remains Land – Aria Non Inquinata (1971-2018), realizzata a quattro mani con l’artista novolese Corrado Lorenzo (recentemente scomparso, 1926 - 2018). L’installazione rievoca i vari interventi che Greco, nel corso della sua carriera artistica, ha prodotto affrontando la tematica ambientale evidenziando la relazione conflittuale tra l’uomo e il suo spazio vitale. Agli inizi degli anni ’70, il processo di accelerazione dello sviluppo industriale produce una irreversibile tossicità ambientale: attraverso i flaconi farmaceutici contenenti aria purissima, terra purissima ed acqua purissima, Greco e Lorenzo lanciavano “bombe di purezza” in un mondo sempre più inquinato.
Oggi, a distanza di quasi mezzo secolo, le stesse bottigliette si presentano in ordinata sequenza, immobili come preziose reliquie che ancora trattengono quell’aria non inquinata enunciata in etichetta. La white cube si trasforma in una sorta di camera iperbarica e asettica, senza contaminazione, la cui soglia è linea di demarcazione che segna anche l’accesso dello spettatore nell’operazione relazionale proposta da Giulio Ribezzo.
L’artista, con l’ausilio scientifico degli psicologi dott. Erminio Gioia (psicologo in formazione) e dott. Francesco Mininno, coinvolge attivamente il pubblico a partecipare in tempo reale alla produzione dell’opera. Una telefonata segna l’inizio dell’esperienza: da quel momento ogni singola conversazione, ogni voce restituita agli studiosi, diventa oggetto della manipolazione.
Gli psicologi coadiuvano i singoli partecipanti all’emersione di emozioni primarie, quotidianamente rimosse per effetto di una società alessitimica e anomica che ricorre a schermi e mediazioni senza un reale coinvolgimento. Nel processo attivato, al contrario, lo stesso medium genera uno sforzo emotivo da parte del pubblico, producendo relazioni senza mediazione. Diviene pertanto necessario il recupero di espressioni quali l’ascolto, l’empatia, l’intelligenza emotiva, per riuscire a far riemergere una comune sensibilità. Fondamentali allo scopo sono gli strumenti tipici dell’interazione umana (voce, silenzi, contatto fisico, contatto visivo), che durante la conversazione sono continuamente stimolati e registrati. I dati della conversazione sono in seguito acquisiti dall’artista per la realizzazione di un’opera sonora: una nuova forma di manipolazione che a sua volta rielabora le emozioni percepite attraverso gli altri.
La connessione tra i due interventi si risolve in una totalità e, contemporaneamente, in un’assenza: “senza limite, senza finitezza, senza aria inquinata, senza perfezione, senza maschera, senza bellezza. Solamente, essenza”.