Nuovi spazi in provincia di Vicenza: apre a Schio Casa Capra. L’intervista
Siamo in Veneto, provincia di Vicenza, comune di Schio, quartiere Magrè. In un contesto da profonda provincia del nord-est italiano, Saverio Bonato ha da poco inaugurato un artist-run space. Con che coraggio ce lo spiega in questa intervista.
Com’è nata l’idea di aprire questa nuova galleria? Da quali esigenze, da quali istanze, da quali punti di partenza?
L’idea nasceva ancora qualche anno fa dall’esigenza di trovare uno spazio che diventasse luogo ideale dove riporre testi e materiali di lavoro. Più che una galleria, mi piace quindi pensare Casa Capra come un artist-run space, un momento di condivisione e confronto con altri artisti sulla creazione e promozione di nuovi progetti. L’obiettivo è dunque provare a sganciare questa realtà da una dinamica provinciale per renderla fruibile a un pubblico più ampio, offrendo alla comunità l’occasione di trovare un punto d’incontro dove proporre e assimilare nuovi stimoli artistici.
Descrivete in tre righe il vostro nuovo progetto.
Casa Capra è collocata in un classico scenario della provincia veneta, in un quartiere – Magrè – i cui punti di riferimento sono la chiesa, il bar e l’edicola. Un inaspettato luogo di riflessione sulle arti visive che coglie l’occasione per rapportarsi con una città che non è abituata a questo genere di sperimentazioni.
Chi c’è dietro Casa Capra?
Al momento la gestione viene portata avanti autonomamente dal sottoscritto. Finora il mio percorso si è svolto prettamente a Venezia, dove ho vissuto dal 2010 al 2016, frequentando sia la triennale che la magistrale in Arti Visive allo IUAV, alternando i due periodi con una residenza presso la Fondazione Bevilacqua La Masa. Nel marzo 2017 ho concluso gli studi laureandomi con una tesi sul recupero della Fabbrica Alta di Schio, progetto che mi ha riportato nella mia città natale.
A livello di staff come sei organizzato? Hai collaboratori interni o esterni?
È prevista la partecipazione di curatori esterni, per allargare il progetto a una collaborazione multidisciplinare. Non vi sono collaboratori interni ufficiali, ma posso ritenermi fortunato a essere circondato da professionisti e amici che mi aiutano e mi supportano. Con l’avvio della programmazione, punto a consolidare un team di lavoro stabile.
Su quale tipologia di pubblico punti? E su quale rapporto con il territorio?
Il pubblico che mi sono immaginato è formato sia dai residenti del quartiere che si imbatteranno accidentalmente in Casa Capra, sia da coloro che giungeranno appositamente da fuori per incontrare il lavoro degli artisti in mostra. Un legame con la città è già presente, avendovi in passato svolto numerose iniziative, ma penso vada sviluppato iniziando a stringere rapporti con altre realtà di diversi contesti.
Un cenno ai vostri spazi espositivi. Come sono, come li avete impostati e cosa c’era prima?
Casa Capra è una stanza di 25 mq. Fu in origine un negozio di alimentari e successivamente un salone di parrucchiera. Per più di vent’anni è rimasta una stanza privata di servizio. Una delle peculiarità è la vetrina che si affaccia sulla strada, utilizzata come schermo pubblico sul quale proiettare opere video fruibili sia dall’esterno che dall’interno. Uno spazio dove lo sguardo dell’anziano o del passante si fonde con quello dell’artista e dei professionisti invitati, per trasformare l’esposizione in un dispositivo capace di attivare processi di dialogo.
Ora qualche anticipazione sulla stagione in corso.
Casa Capra si appresta a un periodo di sperimentazione, ponendosi l’obiettivo di alternare una mostra ogni due settimane fino a giugno. Dopo l’apertura con la prima personale di Ludovico Franzolini, Casa Capra ospiterà il lavoro di Daniela Costa, Simone Rossi e Nicola Zolin, la documentazione di Mi aspetto sempre che diventi vulcano di Valentina Furian (performance realizzata a Schio qualche mese fa), una personale di pittura con Andrea Grotto e l’esito finale del workshop L’occhio tagliato tenuto da Valerio Veneruso.
Via Giambellino 16, Schio
345 6311858
casa-capra.it
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