10 anni di Nomas Foundation a Roma. L’intervista al direttore
Fondata nel 2008 dai collezionisti Stefano e Raffaella Sciarretta, Nomas Foundation festeggia 10 anni di attività con una mostra di Gabriele De Santis, Alek O. e Santo Tolone. E tanti progetti per il futuro.
Dieci anni sono un traguardo importante per un’istituzione culturale privata e indipendente. Un anniversario di peso che porta a tirare le somme del percorso fatto, trarre un bilancio dal passato per poter gettare le basi per il futuro. Proprio in questi giorni, la Nomas Foundation taglia l’ambito traguardo dei dieci anni. Inaugurata nel 2008 dai collezionisti Stefano e Raffaella Sciarretta, la fondazione sostiene la ricerca artistica contemporanea attraverso mostre, seminari e residenze per artisti e curatori. Svolge, inoltre, attività di formazione e di ricerca in accordo con accademie ed università. Una delle realtà più interessanti in Italia che promuove, fin dal primo giorno, la multidisciplinarità, la ricerca, la sperimentazione, il dialogo tra le istituzioni, sostenendo – caso più unico che raro- in particolare i giovani artisti italiani e avvalendosi per anni della direzione artistica delle curatrici Ilaria Gianni e Cecilia Canziani.
LA MOSTRA
E proprio con una mostra ideata da tre artisti italiani, Gabriele De Santis, Alek O., Santo Tolone, la Nomas Foundation festeggia i suoi primi dieci anni di attività. La mostra intitolata Per andare dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare? Richiama – pur citando Totò – l’eredità delle controculture del ’68, di cui guarda caso ricorre l’anniversario proprio quest’anno, nell’idea di costruire uno spazio espositivo collettivo che travalichi le singole opere e coinvolga il pubblico attraverso seminari, conferenze, performance, proiezioni, lezioni accademiche e laboratori, aperti a tutti. Una mostra che tira un po’ le fila del lavoro sperimentale svolto dalla fondazione in questi anni e che lascia intravedere i passaggi futuri. Uno spazio espositivo completamente trasformato, segmentato in spazi angusti, pieno di porte e passaggi segreti e soprattutto di sorprese e divertimenti. Abbiamo incontrato la direttrice della fondazione, Raffaella Frascarelli, per farci raccontare questi primi dieci anni e un po’ di progetti futuri.
Facciamo un bilancio?
Estremamente positivo: una generazione di artisti è cresciuta insieme a Nomas. Soprattutto artisti italiani!
Quali sono state le maggiori soddisfazioni? quali, invece, i momenti più difficili?
Forse l’esperienza più importante è aver costruito una comunità: non un organismo perfetto, ma un humus culturale condiviso nel quale ciascuno si esprime liberamente e riceve ascolto. Stiamo vivendo un momento storico nel quale il cambiamento è una vertigine più che l’esito di scelte autentiche e ponderate: esserne culturalmente consapevoli significa affrontare le conseguenze di una libertà che comporta rischi e responsabilità di ordine etico, civile, politico. Momenti duri possono esserci sempre, ma le difficoltà sono anche un motore per approfondire riflessioni di ordine soggettivo e collettivo, ricalibrare gli obiettivi, aprirsi all’ascolto.
Qual è il rapporto tra NOMAS e la città?
Nomas è innamorata di Roma: Par tibi Roma nihil al Palatino è stato uno dei modi per raccontare questa storia d’amore. Le complessità socio-politiche della città eterna non sono una zavorra ma la ragione che incoraggia a lavorare, dare fiducia, auspicare cambiamenti. Questa è la città dove il pensiero popolare è sempre pronto, laddove sia messo in condizione di farlo, ad avere un ruolo positivo all’interno della società civile. Per Nomas prospettiva collettiva, solidarietà culturale, centralità del discorso critico restano i pilastri per immaginare una città che difende il proprio orizzonte culturale rafforzandolo.
Diamo qualche anticipazione…
Ricerca, sperimentazione, studio, educazione, produzione scientifica, mostre. La programmazione continuerà ad articolarsi intorno a questioni di ordine storico, artistico, filosofico, sociologico, antropologico, economico, scientifico e politico con l’obiettivo di mettere in luce la criticità del dibattito tra arte e società. Questo percorso confluisce in una nuova esperienza di Nomas che a partire da quest’anno ha co-fondato un’unità di ricerca di “Estetica sociologica” insieme al Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche dell’Università Sapienza di Roma: attività sperimentali e di formazione sono sviluppate facendo leva su un network internazionale costituito da scuole, accademie, università, centri di ricerca.
E nell’immediato futuro?
“Per andare dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare?”, il progetto celebra il decennale, esprime l’indipendenza intellettuale dei primi 10 anni di Nomas Foundation, che si trasforma in uno spazio d’incontro per muovere soggettivazione e provocare riflessività. Seminari, laboratori, performance, letture, proiezioni, lezioni accademiche, musica e incontri di etica civica, aperti a tutti e trasmessi in streaming dal 16 maggio al 7 settembre. Un’esperienza d’ascolto della città per osservare l’intreccio tra supremazia e desiderio, intercettare il battito di Roma, valorizzare la prospettiva collettiva, trasformare le contraddizioni della socialità in solidarietà culturale. Sospesa tra le irresistibili contraddizioni del sistema dell’arte e il consenso/successo personale da una parte e la libertà di un autentico sostegno alla collettività dall’altra, la posizione dell’artista si misura con le proprie responsabilità, le proprie incertezze e le proprie scelte.
-Mariacristina Ferraioli
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