Duchamp invisibile. Un’estetica del simbolo tra arte e alchimia
Presentazione del volume Duchamp invisibile. Un’estetica del simbolo tra arte e alchimia di Maurizio Calvesi.
Comunicato stampa
Intervengono:
Lorenzo Canova, ordinario di Storia dell’arte moderna, Università di Campobasso
Laura Cherubini, ordinaria di storia dell’arte contemporanea, Accademia di Belle Arti di Brera
Alberto Dambruoso, ordinario di Storia dell’arte contemporanea, critico militante e curatore
Eva Fabbris, storica dell’arte e ricercatrice presso la Fondazione Prada
Italo Tomassoni, critico d’arte. Fondatore e direttore artistico CIAC Museo d’arte contemporanea di Foligno
Il prossimo 22 maggio alle ore 18, al Palazzo delle Esposizioni di Roma, si terrà la presentazione del volume di Maurizio Calvesi Duchamp invisibile. Un’estetica del simbolo tra arte e alchimia (Maretti Editore, 2016).
Con quest’opera il celebre storico dell’Arte e Professore Emerito della Università degli Studi di Roma “Sapienza” ripropone uno dei suoi pionieristici studi su Marcel Duchamp, apparso nel 1975, ora arricchito di numerose varianti e aggiunte nell’ambito dell’interpretazione alchimistica e corredato da un prezioso apparato di illustrazioni.
L’esegesi dell’autore si concentra sul Grande Vetro, capolavoro dell’artista e alla luce dei suoi testi, La Boîte del 1914 e La Boîte verte del 1934, inclusi nel volume, che raccolgono note e schizzi di Duchamp eseguiti tra il 1912 e il 1915 a Parigi e a New York, durante gli anni di gestazione dell’opera.
Nell’edizione del 1975, Calvesi aveva già avanzato l’interpretazione dell’opera prima del grande maestro in chiave di consapevole e sistematica assunzione dell’alchimia.
L’attuale edizione, realizzata da Maretti Editore con particolare cura e partecipe attenzione, si presenta come un volume elegante, un’opera di grande prestigio, non solo nei contenuti, ma anche nella preziosa veste editoriale.
«Duchamp rappresenta uno snodo fondamentale nel percorso accidentato dell’arte contemporanea, un binario “devius” delle avanguardie, che dopo gli anni Sessanta ha finito però per convogliare, a lungo, quasi tutte le ricerche di punta. Conservatore nei contenuti almeno per certi aspetti, comunque ambiguo come credo che il mio libro abbia dimostrato, fu il più radicale rivoluzionario nella pratica dell’arte.
Tesi del libro è che l’opera di Duchamp, un tempo considerata un divertente nonsense, può spiegarsi invece in chiave di sottili assunzioni dall’alchimia, intesa non certo come scienza e ricerca letterale, ma come favola per un immaginario moderno ricco di intrighi intellettuali. La materia del resto fu cara a Breton, che additò nelle illustrazioni dei trattati alchemici un modello per i pittori surrealisti.
Numerosi sono gli artisti contemporanei che dall’alchimia hanno tratto ispirazione (tra i quali Pollock, che intitolò Alchimia un suo dipinto). Negli ultimi decenni, attraverso le vicende delle neo-avanguardie e del “ritorno alla pittura” lo stimolante simbolismo alchemico si è affacciato all’immaginazione degli artisti con una frequenza anche maggiore che non in passato e in forme tra le più varie, dalla manipolazione stessa dei materiali alla fabulazione del racconto e delle iconografie. La divulgazione dell’alchimia portata dai nostri studi ha trasformato le sue visioni in un repertorio ormai ben conosciuto e sottratto ad ogni sottinteso enigmatico di segretezza: l’alchimia è divenuta intercambiabile con la mitologia, si propone essa stessa come una mitologia laica, capace se non di orientare, di confortare e colorire con i suoi dinamici riferimenti le metamorfosi di un’arte in trasformazione; ma sempre uguale a se stessa».
Maurizio Calvesi, dalla Premessa al volume.