Unfake Connections
La mostra presenta oltre settanta opere dei tre artisti Carol Goodden, Trisha Brown, Gordon Matta-Clark, insieme ad una nutrita sezione di documenti inediti e di oggetti che testimoniano la qualità delle relazioni intercorse tra gli autori.
Comunicato stampa
New York negli anni sessanta e settanta è stata l’incubatrice di movimenti e linguaggi artistici d’avanguardia come la Pop Art, la MInimal e la Conceptual Art. La mostra, curata da Harold Berg, membro del comitato per la fotografia del Whitney di New York, e dal direttore della Fondazione Zimei Massimiliano Scuderi, mira ad approfondire il clima di sperimentazione artistica e di contaminazione linguistica di quel momento storico, privilegiando le relazioni e le ricerche di tre grandi talenti dell’arte occidentale.
Gordon Matta-Clark, figlio del pittore cileno Roberto Matta e dell’artista americana Anne Clark, divenne famoso attraverso il suo personale metodo di sottrazione di parti di architetture, che tagliava e bucava, creando delle vere e proprie sculture. Creò insieme ad altri artisti l’Anarchitecture, movimento che fondò applicando il concetto di anarchia all’ architettura; le sue opere sono presenti in tutti i musei del mondo ed è considerato un punto di riferimento imprescindibile nella storia dell’arte contemporanea. Trisha Brown, scomparsa di recente, è stata coreografa e danzatrice, considerata artista a tutto campo per le caratteristiche specifiche delle sue performance, attente ai linuaggi visivi oltre che a quelli del corpo e della danza. Riuscì ad elaborare un suo personale stile, amato sia dall’Opera di Parigi che da artisti suoi amici come Donald Judd o Laurie Anderson. Carol Goodden, artista e moglie di Gordon Matta Clark, conosciuta come fotografa e interprete delle coreografie del Trisha Brown Dance Company di New York, svolse un ruolo fondamentale in questo contesto. Insieme a Tina Girouard e Gordon Matta-Clark fu fondatrice di FOOD, un importante ristorante a SoHo, New York, all’incrocio tra Prince e Wooster street, un luogo in cui gli artisti potevano incontrarsi e gustare il cibo insieme.
FOOD è stato anche definito un "punto di riferimento nella storia e nella mitologia di SoHo negli anni '70" . Dice Carol Goodden in un’intervista recente: FOOD era una “scultura vivente”, non era solo un luogo in cui mangiare, era un luogo per pensare. Un luogo in cui incontrarsi, discutere idee, fare coreografie, scrivere, creare o osservare suoni (alcuni lavapiatti nel retro di FOOD, che facevano parte del Philip Glass Ensemble, registrarono i suoni delle stoviglie mentre venivano lavate). Per esempio alcune ossa di animale nelle mani di Gordon Matta-Clark sono diventate The Bone Dinner, sono state passate al lavapiatti, poi al gioielliere (il braccio destro di Rauschenberg, Hisachika Takahashi) che le ha infilate in una collana di corda di canapa in modo che il mecenate avesse la possibilità di indossare la sua cena a casa. Una trasformazione costante.
La mostra presenta oltre settanta opere dei tre artisti, insieme ad una nutrita sezione di documenti inediti e di oggetti che testimoniano la qualità delle relazioni intercorse tra gli autori. Un percorso tra fotografie, disegni e progetti, opere famosissime, come Hair Play od Office Baroque di Gordon Matta-Clark. Un'altra parte della mostra sarà dedicata alla documentazione completa di FOOD, con la riproposizione di alcune ricette originali fornite dalla Goodden stessa; concludono il percorso una sezione video con filmati inediti dei tre artisti ed un workshop in collaborazione con ACS Abruzzo Circuito Spettacolo di Teramo.
Carol Goodden sarà presente all’opening della mostra e, nei giorni precedenti, terrà una conferenza presso l’Accademia Nazionale di San Luca, evento promosso dalla Fondazione Zimei in collaborazione con l’importante istituzione romana.