L’immagine invisibile. La tomba del tuffatore
Che succede se un’immagine dipinta 2500 fa per non essere più vista irrompe in una tradizione moderna di antichistica e di rivisitazione dell’antico per la quale essere comprensibile equivale a essere visibile? La mostra racconta 300 anni di scoperte archeologiche e riletture dell’antico che spiegano perché la Tomba del Tuffatore non si spiega.
Comunicato stampa
Dalla Magna Grecia a De Chirico:
50 anni dopo la scoperta una “anti-mostra” sul Tuffatore di Paestum, titolo: “L’immagine invisibile”.
Sin dalla sua scoperta, nel 1968, la Tomba del Tuffatore sta al centro di un dibattito scientifico molto controverso e acceso. L’interpretazione dell’immagine del giovane che si tuffa nell’acqua rimane un rompicapo che fa discutere anche gli esperti del settore: è semplicemente una visione edonistica della vita e della morte? O qualcosa di più, forse un messaggio misterico, ispirato di culti iniziatici legati ad Orfeo e Dioniso? E le difficoltà nella lettura dell’immagine del Tuffatore si spiegano forse con il fatto che essa era “invisibile”, in quanto collocata all’interno di una tomba buia, chiusa per l’eternità? Insomma, possiamo pretendere di leggere e comprendere un’immagine che non era fatta per essere guardata?
La mostra a Paestum non pretende di risolvere tutte queste questioni. Per questo, non è una mostra tradizionale che vuole dare risposte, ma piuttosto una “anti-mostra” che vuole porre delle domande, mettendo i visitatori nella condizione di partecipare al dibattito e di coglierne i motivi.
Il percorso segue le scoperte archeologiche che sin dal Settecento hanno segnato la ricerca sui culti misterici antichi, con tanto di fraintendimenti e impostazioni ideologiche.
Lo fa mettendo in mostra alcune delle scoperte più clamorose sul tema in Magna Grecia, come le laminette d’oro con testi “orfici” da Thurii e Vibo Valentia, la tomba delle danzatrici da Ruvo, conservata presso il Museo Archeologico di Napoli, o i vasi funebri con raffigurazioni di Orfeo da Matera, Paestum e Napoli. Ma lo fa anche esplorando il contesto storico-culturale in cui queste scoperte sono avvenute. Dalle visioni edonistiche settecentesche del mondo di Bacco si passa alle danzatrici caste e al tempo stesso sensuali di Canova per arrivare alle visioni novecentesche, altamente ambigue, di Corrado Cagli e De Chirico.
Solo attraverso questo racconto del “contemporaneo” – così l’ipotesi di fondo dei curatori – si riesce a comprendere pienamente le motivazioni di una controversia che forse più degli antichi riguarda noi oggi. E che ha fatto sì che nel momento della scoperta della Tomba del Tuffatore, questa ha suscitato non solo una controversia scientifica molto accesa, ma ha anche ispirato, più che ogni altra immagine antica, scrittori e artisti contemporanei – tra i primi, l’artista salernitano Carlo Alfano, la cui opera “Il Tuffatore”, allestita vis-à-vis con la Tomba del Tuffatore nel Museo di Paestum, sarà rivalorizzata nell’occasione della mostra, quale espressione esemplare del rapporto tra presente e passato.