Il caleidoscopico simbolismo di Odilon Redon. In mostra a Otterlo
Kröller-Müller Museum, Otterlo ‒ fino al 9 settembre 2018. Scrittore, violinista e appassionato lettore: una mostra, curata da Cornelia Homburg, riscopre un lato poco frequentato di Odilon Redon, la cui pittura innovativa ebbe fondamentale influenza sui Nabis, la Secessione e il Surrealismo. In 167 opere, dipinti e incisioni, dove musica e letteratura marcano l’atmosfera.
Nel corso degli studi accademici fra Bordeaux e Parigi, la grande pittura romantica di Delacroix non suscitò in lui particolari slanci, così come non li suscitò l’apprendistato presso Gérôme; infatti, come risulta evidente sin dalle prime opere, Redon fu pittore di fantasia, di slancio emotivo, alla ricerca di una mitica regione della mente e dell’anima dove, come scrisse lui stesso, “far vivere umanamente esseri inverosimili in accordo con le leggi del verosimile, e collocando la logica del visibile al servizio dell’invisibile”. A scatenare la prima scintilla di questa xx, due conoscenze fra loro molto diverse: il pittore e incisore Rodolphe Bresdin e il naturalista Armand Clavaud. Dal primo ‒ enigmatico artista tardo-romantico – apprese la fascinazione per quelle atmosfere sospese, drammatiche e protosurrealiste, come le definì più tardi Breton. Redon ampliò questo universo attingendo dal mondo della natura, grazie alle proficue conversazioni con Clavaud, ma anche dalla sua passione per la musica e la letteratura.
BIANCO E NERO FRA SCIENZA E SPIRITUALITÀ
Nato e cresciuto in clima positivista, Odilon Redon (Bordeaux, 1840 ‒ Parigi, 1916), non sconfessa queste teorie, ma cerca di armonizzarle con il sentire spirituale e irrazionale, convinto che l’essere umano non possa prescindere da alcuna delle due dimensioni. Ne scaturiscono suggestive opere dalle radici letterarie, che spaziano dalla scienza alla narrativa. L’album di litografie Les Origines (1883) è insieme un omaggio a Darwin e alla teoria dell’evoluzione della specie, alle antiche mitologie dei bestiari e al mondo fantastico dei suoi stessi racconti: ciclopi, fauni, titani, cavalli alati, immortalati con tratto sottile ed espressivo, fluttuano in spazi indefiniti, fra la luce e le tenebre.
Sulla stessa linea le illustrazioni per il romanzo breve di Flaubert La Tentation de Saint Antoine (1889), caratterizzate da un misticismo disturbante, fiabesco e sensuale.
Tuttavia, anche serie litografiche come La notte e Omaggio a Goya, pur non direttamente ispirate a opere letterarie, ne possiedono comunque il carattere: costituiscono infatti dei veri e propri racconti per immagini che assorbono l’atmosfera del tempo, intrisa d’angoscia e terrore, che si ritrova nelle pagine di Huysmans, Poe, Picard, sospese fra reale e soprannaturale, interiorità psicologica e oggettività, anticipatrici di un’angoscia che esploderà a ridosso della Grande Guerra. Ma Redon sapeva anche essere ironico, come appare ne La fleur du marécage, bonaria caricatura-omaggio a Baudelaire, del quale ammirava i componimenti.
L’AFFLATO MUSICALE
“Sono nato su un’onda di suono”. Lo scrisse nell’autobiografia, quasi a rendere conto a se stesso dell’afflato musicale di molta della sua pittura, così come di numerose incisioni. Nel clima febbrile del tardo Ottocento, Richard Wagner rappresentava un’avanguardia che collimava con la sua fascinazione per la mitologia; Pegaso, Andromeda, Perseo fluttuano impetuosi nel cielo e si ergono su rocce altissime, metaforicamente sospinti da note di trionfo. Vi sono tuttavia, nell’opera di Redon, anche richiami musicali indiretti e metaforici; ad esempio, ne Il silenzio, la musica suggerita è quella della propria anima; mentre nella Maschera che suona la campana della morte si avverte la concretezza del lugubre suono. Opere che trascendono l’immagine e creano esperienze multisensoriali, anticipando concettualmente le avanguardie del Novecento.
LA BELLEZZA MULIEBRE
Un delicato andamento musicale emerge anche dalle pitture e dai pastelli che Redon dedica alla figura femminile, ispirandosi alla pittura medievale e rinascimentale italiana, e rifiutando, ad esempio, l’Impressionismo, da lui ritenuto troppo superficiale nell’approcciare la realtà.
La sua donna è santa e peccatrice, arcigna e sensuale. Dalla dantesca Beatrice alla biblica Salomè, passando per le valchirie, la donna mantiene il suo enigma, del resto nelle corde dell’indefinitezza che sempre accompagna l’arte di Redon. La sanguigna, la tempera o il pastello fermano con delicatezza il mistero femminile e ne fanno allegoria dell’incertezza di un’epoca decadente, sospesa fra la Belle Époque e la Prima Guerra Mondiale.
‒ Niccolò Lucarelli
Otterlo // fino al 9 settembre 2018
Odilon Redon, La littérature et la musique
KRÖLLER-MÜLLER MUSEUM
Houtkampweg 6
www.krollermuller.nl
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