Per Manifesta prima apertura di Palazzo Butera a Palermo. Tutto sul nuovo museo di Valsecchi
È sicuramente tra le sedi più gettonate in questi giorni di preview di Manifesta: stiamo parlando di Palazzo Butera, dimora del collezionista Massimo Valsecchi giunto a Palermo a discapito di... Milano. In attesa di intervistarlo, ecco tutta la storia
Tra le sedi, i giardini e i palazzi che ospitano Manifesta, la biennale d’arte contemporanea itinerante di cui è in corso la preview a Palermo (e di cui ieri vi abbiamo mostrato in anteprima le immagini delle mostre allestite), una senza ombra di dubbio sta catturando l’attenzione di stampa nazionale ed estera, non solo per la bellezza della location ma soprattutto per la sua storia e il suo prossimo futuro (oltre che per le opere allestite in questi giorni, forse tra le migliori di tutta la mostra). Stiamo parlando di Palazzo Butera, edificio del Settecento che si affaccia sul mare appartenuto ai Principi di Butera che oggi ha un nuovo proprietario: Massimo Valsecchi, imprenditore e collezionista lombardo che, insieme alla moglie Francesca, ha scelto questo suggestivo e fatiscente palazzo per custodire e mostrare al pubblico la sua importante collezione d’arte.
PALERMO LA NUOVA CAPITALE DELL’ARTE?
Da Annibale Carracci a Andy Warhol, Gehrard Richter e Gilbert&George sono alcuni degli artisti della collezione Valsecchi, ai quali si aggiungono numerosi reperti di arte antica e anche maioliche. Una collezione di grande livello insomma, di cui Palermo potrà godere presto non appena saranno terminati i lavori di restauro diretti dall’ingegnere Marco Giammona che riporteranno il palazzo ai fasti di un tempo. A questo punto, però, la domanda sorge spontanea: come mai Valsecchi ha scelto proprio Palermo per portare avanti il suo ambizioso progetto di casa-museo? E sì, perché Valsecchi, che insieme alla moglie ha sempre vissuto tra Milano e Londra, ha deciso di venirci proprio a vivere a Palermo. Un progetto, quello di donare al capoluogo siciliano un museo di arte antica e contemporanea, che di sicuro ha rappresentato la “svolta” per Palermo, ponendola ufficialmente sotto i riflettori dell’art system internazionale battezzandola come città in cui è possibile per investitori privati fare progettualità culturale a lungo termine e di altissima qualità.
DA MILANO A PALERMO
Ma le strade che hanno condotto Valsecchi a Palermo non sono state così lineari come potrebbe sembrare. Fino al 2012 Valsecchi avrebbe voluto donare parte della sua collezione al Getty Museum di Los Angeles, notizia che fece sobbalzare l’allora assessore alla Cultura del Comune di Milano, Stefano Boeri, che con l’appoggio di Giovanni Agosti e Francesco Bonami, fece di tutto per convincere l’imprenditore a non far partire la sua collezione verso gli Stati Uniti. E ci riuscì: Boeri prospettò a Valsecchi l’ipotesi di destinare la sua collazione a un’ala del Mudec di Milano, lasciando al mecenate la libertà di scegliere come allestire le sue opere all’interno del museo. Un idilliaco, diciamo anche utopico, accordo tra pubblico e privato, svanito però non appena Boeri nel 2013 venne sostituito da Filippo Del Corno. A quel punto, vennero a mancare le condizioni tra le parti, e il progetto si concluse con un nulla di fatto. Per Milano senza dubbio, ma non per Valsecchi: in quello stesso periodo l’ingegnere Giammona gli fece sapere che a Palermo era stato messo in vendita Palazzo Butera, e che il progetto tanto desiderato dal collezionista avrebbe potuto prendere corpo in diversa veste e sede. Detto, fatto: Valsecchi vende un Richter e acquista il palazzo palermitano, facendo partire subito i lavori di restauro. In questi giorni Valsecchi è impegnato a fare gli onori di casa in occasione di Manifesta, però ci ha promesso che molto presto ci racconterà tutto del suo progetto: quasi 7mila mq affacciati sul Foro Italico lungo la passeggiata delle Cattive, un piano dedicato alle mostre, un piano dedicato alla collezione, un piano dedicato alle residenze (pare si prevedano 4 residenze per artisti). E poi un grande progetto di ristorazione nel cortile gestito dalla famiglia Tasca d’Almerita. Un centro d’arte con tutti i crismi che rischia di essere solo il primo di una serie di grandi investimenti privati culturali in città. In questi giorni per i visitatori di Manifesta la chance di visitarlo in anteprima. Qui qualche foto del palazzo e della mostra in corso al suo interno.
– Desirée Maida
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