Agostino Ferrari – Segni del tempo
Un antologica dedicata all’artista milanese, universalmente riconosciuto come l’artista del segno, che ha usato il segno come scrittura non significante e ha saputo farne uno strumento espressivo, capace di raccontare emozioni personali oltre ad essere stato la cifra di un linguaggio partecipe del mainstream contemporaneo, fra post- informale, arte programmata, minima, pop e i vari ritorni alla pittura.
Comunicato stampa
Un antologica dedicata all’artista milanese, universalmente riconosciuto come l’artista del segno, che ha usato il segno come scrittura non significante e ha saputo farne uno strumento espressivo, capace di raccontare emozioni personali oltre ad essere stato la cifra di un linguaggio partecipe del mainstream contemporaneo, fra post- informale, arte programmata, minima, pop e i vari ritorni alla pittura. Nel 1962 Ferrari è stato tra i fondatori del gruppo “ Cenobio” , periodo in cui il segno era fraseggio grafico di moduli. Dopo lo scioglimento del gruppo e due soggiorni negli USA, nella seconda metà degli anni Sessanta, il lavoro di Ferrari acquista una consistenza oggettuale, in parallelo alle coeve esperienze degli amici Agostino Bonalumi, Enrico Castellani e Dadamaino.
Il segno diventa incisione concretamente praticata sulla superficie, vengono effettuate anche ricerche di tipo processuale sulla forma e sul colore.
Alla fine degli anni Settanta, una fase di ripensamento e di bilanci definita “rifondazione”, porta Ferrari a recuperare un segno più gestuale che da quel momento non lascerà più: moduli e grafie illeggibili si moltiplicano attraverso nuovi cicli che impegnano l’artista per alcuni decenni.