Nel patinato immaginario un po’ kitsch di Gianni Riotta, firma della prefazione di New York. Born back into the Past, l’aggettivo più curioso e insieme calzante è forse quel gentile ripetuto con insistenza, al punto da sembrare la pula di un redattore frettoloso più che una voluta costruzione retorica. Gentile è davvero, però, la città ragazzina riscoperta da Stefano Lucchini, che scova con fortunata casualità i rullini dimenticati di un anonimo fotografo: impressioni grezze; forse ingenue per la scelta di inquadrature che non è sempre immediato dire “belle”, nella difficoltà di interpretarle come prodotto estetico capace di smarcarsi dal puro intento documentaristico. Fototessere di una città che cresce a vista d’occhio, colta in queste immagini alla fine di una lunga infanzia: il cielo prima dei grattacieli, con le stupefatte solitudini dell’Empire State Building o del Chrysler; una Time Square analogica, accesa di quelle lampadine oggi sostituite da schermi e proiezioni in alta definizione. Tante porte e tante strade: una società dignitosamente e rigorosamente WASP, che occupa lo spazio urbano con passi lievi, senza la fretta confusionaria che da sempre attribuiamo a New York.
Una città che appare, forse per la prima volta nella sua straordinaria storia iconografica, lenta. Il dato eccezionale di questa raccolta fortunosamente strappata all’oblio è dunque forse la novità di una città che non corre – e perciò non scappa – non si accalca e non spinge, non suda e non smania; una placida tenacia borghese scorre impassibile lungo marciapiedi sterminati: la New York del primo Novecento, a partire dagli anni Dieci e fino alla Seconda Guerra Mondiale, offre spazi e silenzi che non conoscerà più. E che vale la pena masticare, nell’illusione di appropriarsi di un ulteriore pezzo di una città selvatica, impossibile da domare.
Hanno quasi un secolo di meno le portentose immagini scattate da Yann Arthus-Bertrand: ha un carattere atlantico (per formato di stampa, approfondimento e cura del dettaglio) la sua New York vista dal cielo, che per i tipi di Mondadori racconta, anche grazie ai puntuali testi di John Tauranac, geografie e geometrie urbane. Mezzi notevoli quelli che hanno permesso l’analisi puntuale di ogni punto sensibile della città, letta da altezza elicottero selezionando meraviglie architettoniche di ieri e di oggi; ma indugiando anche su dettagli altrimenti sfuggenti, come il mediterraneo Palazzo Chupi voluto nel West Village da Julian Schnabel, o anche solo le dune di cemento di imprevedibili skate park a Chelsea. Ne esce una magniloquente enciclopedia visiva, che evoca per potenza i piani sequenza aerei di Koyaanisqatsi.
Un carattere intimista e uno enciclopedico: due tagli divergenti ma complementari nel porre nuovi tasselli della storia per immagini di New York. Che prosegue, guardando al presente e analizzando il proprio remoto passato: oltre le poesie antropologiche di Robert Frank e oltre la mitologia post-warholiana del degrado anni ’70, oltre il CBGB e l’estetica punk di Nan Goldin o David Wojnarowicz. Prosegue insomma oltre l’arte e al di fuori dell’arte, applicando filtri diversi, mantenendo un’equa distanza dal magma della città in evoluzione.
Francesco Sala
New York. Born back into the Past
Alinari-24 Ore, Firenze 2011
Pagg. 144, € 40
ISBN 9788863020564
www.alinari.it
Yann Arthus-Bertrand – New York vista dal cielo
Mondadori, Milano 2011
Pagg. 216, € 49
ISBN 9788837085445
www.mondadori.it
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