Giovanni Caccamo – Mani di questa Terra
Stringono. Modellano. Costruiscono. Creano. Le mani sono un ponte tra il pensiero e la capacità di agire sulla materia, di trasformare l’ambiente circostante. Alle mani operose degli uomini della terra iblea il fotografo e regista Giovanni Caccamo dedica una mostra dal titolo “Mani di questa Terra”.
Comunicato stampa
Stringono. Modellano. Costruiscono. Creano. Le mani sono un ponte tra il pensiero e la capacità di agire sulla materia, di trasformare l'ambiente circostante. Alle mani operose degli uomini della terra iblea il fotografo e regista Giovanni Caccamo dedica una mostra dal titolo "Mani di questa Terra", che sarà ospitata nella prestigiosa sede della Fondazione Grimaldi in Corso Umberto I, 106 dal 28 giugno al 12 agosto.
La mostra, affiancata da eventi collaterali che intendono promuovere l'identità territoriale e i suoi valori, è organizzata da Sava & Sava communication con il coordinamento di Salvatore Curcio e Concetto Iozzia e il patrocinio dell'Associazione culturale Franco Ruta.
All'inaugurazione, che si terrà giovedì 28 alle ore 20 (preview per i giornalisti alle ore 18), interverranno l'autore Giovanni Caccamo, il presidente della Fondazione Grimaldi Giuseppe Barone, la scrittrice Lucia Trombadore e Giuseppe Savarino direttore di Sava & Sava communication.
Caccamo ha iniziato la carriera di fotografo per l'agenzia Grazia Neri di Milano. In seguito si è dedicato alla regia di trasmissioni televisive di successo in onda in prima serata sui canali Rai e Mediaset. Regista di spot ed eventi per aziende automobilistiche, bancarie, tessili e di telecomunicazioni italiane ed estere, è autore di libri e mostre fotografiche in tutta Italia.
In "Mani di questa Terra" l'autore espone oltre trenta scatti in bianco e nero che immortalano mani di contadini e artigiani solcate da rughe, callose per la fatica del lavoro, impegnate in abili gesti tramandati da un'antica sapienza. Il suo intento, come scrive Lucia Trombadore nel testo che accompagna la mostra, non è tanto quello di rendere esplicito «il dato descrittivo dell'operazione artistica, cioè l'archiviazione memorialistica di mestieri perduti, di abilità in estinzione, di oblio della tradizione». Ma, piuttosto, quello di esprimere un «dato simbolico e ontologico»: le qualità e le capacità che si esprimono attraverso la manualità, cioè quella «speciale mistura di intelligenza e funzionalità, espressività e sensibilità, elaborazione ideale e manipolazione materiale, attraverso la quale il mondo umano [...] si trasforma in un ambiente prodigiosamente plasmato dall'immaterialità dello spirito e dalla corporeità della mano».
Sono previsti, inoltre, quattro eventi (l'8, il 15, il 22 e il 29 luglio alle ore 20) dedicati all'importanza che saperi, mestieri e tradizioni iblee hanno avuto nel lavoro di talenti che onorano il nome di questa terra in tutto il mondo. La mostra potrà essere visitata dal lunedì al sabato dalle ore 10 alle 13 e dalle ore 16 alle 20.