Art people voices. Parola a Federico Solfaroli Camillocci
Intervista a Federico Solfaroli Camillocci, tax advisor specializzato nel mercato dell’arte. Qui impegnato in una riflessione sullo scenario italiano.
Federico Solfaroli Camillocci è tax advisor presso Unicredit Tax Affairs. Fra le altre pubblicazioni, è autore di Agevolazioni fiscali per beni e attività culturali (Milano, 2003) e coautore di No tax culture (a cura di Stefano Monti, Milano, 2017). Secondo Solfaroli Camillocci, “il mercato italiano dell’arte cresce in misura modesta e comunque minore rispetto al mercato mondiale. L’anacronistica disciplina fiscale è senza dubbio una delle ragioni di tale stagnazione. Per converso, una fiscalità equa e adeguata ai tempi può rappresentare uno strumento efficace di sviluppo del settore”.
IL CASO ITALIANO
Recentemente Solfaroli Camillocci ha pubblicato su Tafter Journal un ampio contributo in lingua inglese sul tema (che trovate, in versione ridotta, sul numero #44 di Artribune Magazine) e così gli abbiamo chiesto a che punto sia la riflessione in Italia.
“La normativa europea in materia di aliquote IVA consentirebbe all’Italia di ridurre dal 10% al 5% l’aliquota applicabile alle importazioni di opere d’arte e alle vendite effettuate dall’autore o dai suoi eredi. Tale misura, in realtà, era prevista in una bozza dell’ultima Legge di Bilancio, ma è stata poi accantonata. In ogni caso, posta la natura comunitaria di tale tributo, una revisione del sistema di tassazione ai fini IVA delle opere d’arte deve essere coordinata a livello europeo e la Proposta di modifica della Direttiva 2006/112/CE pubblicata il 18 gennaio scorso dalla Direzione Generale della Fiscalità e Unione Doganale della Commissione Europea, tuttavia, esclude una riduzione dell’IVA sulle cessioni di opere d’arte. Se andasse in porto, rappresenterebbe un ostacolo a una vera politica di incentivazione fiscale del mercato delle opere d’arte”.
IL MERCATO
Quali sono dunque le specificità del mercato italiano? “In Italia si avverte l’assenza, per il mercato dell’arte, di una normativa tributaria chiara e organica. Al contrario, la leva fiscale può rappresentare uno strumento efficace per promuovere lo sviluppo del mercato dell’arte. Il legislatore italiano ha, in verità, manifestato recentemente segnali di interesse per il settore prevedendo una riforma della normativa in materia di circolazione delle opere d’arte e predisponendo una proposta di revisione dei reati contro il patrimonio artistico”.
Sul fronte fiscale, però, sono stati commessi anche alcuni errori: “Lo scorso autunno si era paventata una riforma della tassazione dei proventi derivanti dalla compravendita di opere d’arte che appariva più diretta a recuperare gettito per l’erario che non a introdurre un regime equo e incentivante, in quanto prevedeva una indiscriminata tassazione della compravendita delle opere d’arte ed equiparava le operazioni poste in essere dai collezionisti a quelle realizzate da meri speculatori”.
Non resta dunque che sperare in un approccio radicalmente diverso: “Ci si augura che quell’approccio errato sia stato definitivamente superato e che il legislatore fiscale si orienti finalmente verso una politica di effettivo sostegno di questo settore strategico per l’Italia”.
‒ Antonella Crippa
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #43
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