San Servolo, un nuovo polo del design a Venezia

Famosa per essere stata sede del manicomio maschile fino agli Anni Settanta e attualmente frequentata per lo più da studenti, in gran parte stranieri, e congressisti, l’isola veneziana rinsalda i legami con arte e architettura e si trasforma in spazio espositivo permanente.

Venezia ha la forma di un pesce circondato da isole, alcune da sempre molto frequentate e altre meno note. Situata subito sotto la coda di questo pesce ‒ a dieci minuti di vaporetto da San Marco ma al riparo dai flussi turistici più intensi, protesa in direzione di San Lazzaro degli Armeni ‒ San Servolo si appresta a cominciare la sua quarta vita.
La prima, come sede di un monastero benedettino dedicato al giovane martire istriano che le dà il nome, durò per secoli. La seconda la vide ospitare prima un ospedale militare e poi uno dei due manicomi cittadini, quello maschile. L’esperienza si concluse nel 1978 con l’approvazione della Legge Basaglia ed è ancora evidente sull’isola, grazie anche alla presenza di un museo che raccoglie reperti eterogenei: vasi farmaceutici, strumenti di costrizione, cartelle cliniche, fotografie. La terza è cominciata negli Anni Novanta, quando un’imponente opera di restauro portata avanti dalla Provincia ha restituito San Servolo alla città trasformandola in complesso universitario (sede della Venice International University, dell’Accademia di Belle Arti, del collegio di merito riservato ai migliori studenti dell’Università Ca’ Foscari oltre che di una scuola di specializzazione in neuroscienze), piccolo polmone verde a disposizione dei veneziani e parte dinamica della vita culturale cittadina. Ogni anno, infatti, l’isola ospita oltre 15mila persone tra congressisti e partecipanti a festival e rassegne di varia natura.

LE AZIENDE

In concomitanza con la Biennale di Architettura, San Servolo ha annunciato la sua trasformazione in un laboratorio permanente dedicato alle aziende del design. Con un restauro conservativo e una riqualificazione degli spazi coordinati dall’architetto veneziano Diego Giallombardo, ha messo i suoi cinque ettari a disposizione di alcuni brand per testare soluzioni architettoniche e tecnologiche, oltre che per esporre i loro prodotti più innovativi in una sorta di show-room permanente. Il progetto, intitolato Venice Innovation Design, ha privilegiato le chiavi di lettura del movimento e del colore e il rispetto del genius loci, con innesti cromatici ispirati alle tinte della laguna e forme che ricordano vagamente gli interni delle navi. Tra i partner coinvolti ci sono eccellenze venete come Lago, responsabile del restyling della caffetteria in un gioco delicato di bianchi e beige, e la vetreria Vistosi, che ha realizzato la cascata di bollicine di vetro soffiato sospesa sulla reception, ma anche grandi produttori di materiali e pitture per l’edilizia come Cosentino e Oikos. Al contributo dell’azienda romagnola è associato un lavoro sulle texture tipiche dell’architettura veneziana, dalla pietra d’Istria al pastellone e al terrazzo, illustrato in una mostra allestita all’interno dell’edificio principale. Il rifacimento di sei camere in chiave contemporanea, pilota di un intervento che dovrebbe estendersi a tutta l’isola e che rivela l’ambizione di aprire maggiormente al turismo, già presente a San Servolo ma con numeri piuttosto bassi rispetto agli oltre 330 posti letto disponibili, associa materiali più tradizionali a prodotti innovativi come il cartone riciclato.

Arnaldo Pomodoro, Il disco in forma di Rosa del deserto. San Servolo, Venezia

Arnaldo Pomodoro, Il disco in forma di Rosa del deserto. San Servolo, Venezia

L’ARTE CONTEMPORANEA

Nel frattempo, oltre al design e all’architettura, l’isola rinsalda anche il legame con l’arte contemporanea: è appena stata inaugurata, infatti, la scultura di Arnaldo Pomodoro Il disco in forma di Rosa del deserto, concessa in comodato d’uso dall’artista e posta in un punto estremamente visibile, accanto all’approdo del vaporetto. Realizzata nel 1993, si affianca ai panda del cinese Han Meilin, alla videoinstallazione di Fabrizio Plessi e alle altre opere d’arte sparpagliate nei vari edifici e nel parco e realizzate da Pietro Consagra, Sandro Chia, Oliviero Rainaldi.

Giulia Marani

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Giulia Marani

Giulia Marani

Giornalista pubblicista, vive a Milano. Scrive per riviste italiane e straniere e si occupa della promozione di progetti editoriali e culturali. Dopo la laurea in Comunicazione alla Statale di Milano si specializza in editoria a Paris X-Nanterre. La passione per…

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