Schengen
Schengen è una mostra in tre parti che riflette sui limiti dei confini politici e socio-culturali attraverso una trasformazione totemica di corpi e beni in oggetti della memoria.
Comunicato stampa
Schengen è una mostra in tre parti che riflette sui limiti dei confini politici e socio-culturali attraverso una trasformazione totemica di corpi e beni in oggetti della memoria. Prendendo spunto dall’identità transnazionale e dal Mar Mediterraneo come immagini fluide di legalità e umanità, le opere mettono in questione i valori che scaturiscono dagli accordi internazionali, i cui risultati sono spesso destinati a naufragare anzitempo. L’indebolimento delle tradizioni – e la destabilizzazione che ne deriva e si ripercuote sui contesti ambientali - la fine delle immagini precostituite, legate all’appartenenza nazionale e l’escalation della crisi globale, hanno gettato le fondamenta per una rottura dei canoni e per una dislocata leggibilità culturale.
In occasione dell'inaugurazione della mostra Schengen, a Villa Romana si terrà una conversazione aperta al pubblico tra gli artisti Délio Jasse e Anna Raimondo e i curatori Jebila Okongwu e Justin Randolph Thompson di Black History Month Florence, durante la quale saranno proposte possibili approcci alle opere degli artisti e ai grandi temi trattati in questa mostra.
Délio Jasse (nato nel 1980 a Luanda, Angola) vive e lavora tra Milano e Lisbona. Nei suoi lavori fotografici, intreccia spesso immagini trovate casualmente con testimonianze biografiche – come le foto trovate su passaporti o album di famiglia, ad esempio - per stabilire dei collegamenti interni al materiale fotografico. Jasse è noto anche per le sue sperimentazioni sui processi di stampa analogici e per aver elaborato delle proprie tecniche di stampa. Di recente ha partecipato alle mostre collettive African Metropolis presso il Museo nazionale delle arti del XXI secolo (MAXXI), Roma (2018) e Recent Histories: New Photography from Africa organizzata presso il Walther Collection Project Space di New York (2017), alla dodicesima biennale di Dakar (2016), alla 56esima Biennale di Venezia (Padiglione angolano, 2015), all’Expo di Milano (Padiglione angolano, 2015), presso la Calouste Gulbenkian Foundation in Portogallo (2013) e alla nona edizione della rassegna Bamako Photography Encounters (2013). È stato uno dei tre finalisti del BES Photo Prize (2014) ed è stato vincitore nel 2015 dello Iwalewa Art Award 2015.
Anna Raimondo (nata nel 1981 a Napoli) vive a Bruxelles ed è un’artista attiva a livello internazionale. Ha portato a termine un master in Sound Arts presso il London College of Communication. Ha preso parte a numerose mostre e festival internazionali; tra le sue ultime mostre vi sono la collettiva Africa is no Island presso il MACAAL di Marrakech (2018) e la personale Mi porti al mare? presso il MAAC di Bruxelles (2017). I suoi lavori radiofonici sono stati trasmessi in vari paesi. Come curatrice, si è concentrata sull’arte sonora e radiofonica, per esempio per il Victoria and Albert Museum di Londra e Le Cube di Rabat. Insieme all’artista Younes Baba-Ali ha fondato la piattaforma radiofonica e di arte sonora Saout Radio, con sede in Marocco. Inoltre ha avviato con Amélie Agut il progetto Echoes sull’arte radiofonica e la memoria sonora. Ha vinto il premio Palma Ars Acustica nel 2016 e il premio per il miglior paesaggio sonoro indetto dal PIARS (Premio internazionale delle Arti sonore).
Jebila Okongwu (nato a Londra) porta avanti una critica degli stereotipi dell’Africa e dell’identità africana e li ripropone in forma di controstrategia, attingendo al simbolismo, alla spiritualità e alla storia africana. Anche le questioni sociopolitiche hanno un ruolo fondamentale nella sua arte. Okongwu si serve spesso di confezioni di banane, mettendo in luce come gli slogan carichi di cliché e la grafica tropicale servano a dare l’idea di una provenienza “esotica” dei prodotti, analoga alla distorsione esoticizzante dei corpi portata avanti dalla prospettiva etnocentrica. Le confezioni di banane, spedite da Africa, Caraibi e sud America in Occidente, ripercorrono le antiche rotte dello schiavismo e sottolineano ancora una volta il persistere di modelli di commercio, migrazione e sfruttamento. Uno dei temi recenti nel lavoro di Okongwu è il vulcano. Tra le importanti istituzioni che hanno ospitato le opere di questo artista vi sono l’American Academy di Roma, il Museo Nazionale di Capodimonte di Napoli (2014) e il museo di Arte contemporanea MACRO di Roma, città dove l’artista vive e lavora.