Mario Bibolotti – Archipitture
Nel centenario della nascita dell’artista una mostra ripercorre, attraverso varie sezioni, sia la sua personale ricerca pittorica sia la storia della famiglia di artisti di Pietrasanta a cui Mario Bibolotti apparteneva.
Comunicato stampa
Nel centenario della nascita dell’artista una mostra ripercorre, attraverso varie sezioni, sia la sua personale ricerca pittorica sia la storia della famiglia di artisti di Pietrasanta a cui Mario Bibolotti apparteneva.
La sezione “Archipitture” ci presenta i dipinti dei primi anni ‘40, in cui Bibolotti si dimostra interprete sensibile di una pittura di paesaggio geografico e dell’anima al contempo, dove predominano le spiagge incontaminate della Versilia e il profilo delle Apuane – donatrici di quella pietra degli dei che aveva visto scolpire sin da ragazzo negli studi del padre – e le opere degli anni ‘70 e ‘80, nelle quali l’artista persegue una ricerca molto personale tendente all’astrazione, fatta di linee, forme e campiture di colore che sublimano l’amato paesaggio familiare in architetture dall’esemplare nitore cromatico.
Nella sezione “Una storia familiare”, un mosaico delle vicende di questa grande famiglia di artisti e costruttori di storia versiliese, ricco di nomi, date, memorie e fotografie di persone che si sono spese operosamente per l’arte e per la comunità.
La casa antica (Casa del Berlingaio a Stazzema) che ospita la mostra, in un paese di montagna una volta abitato da cavatori e alle pendici delle maestose Apuane, dona significato e fascino all’intera operazione.
Ad accompagnare la mostra, un ricco catalogo contenente tutte le opere in mostra, un saggio critico sull’artista a cura di Antonella Serafini e la biografia familiare a cura di Cinzia Bibolotti.
La vicenda personale e artistica di Mario Bibolotti aggiunge un ulteriore tassello alla storia della cultura versiliese del ‘900, una storia vasta e articolata costituita dalla presenza in loco di un alto numero di pittori, scultori, scrittori, poeti, musicisti e dallo svolgersi qui della loro attività creativa. In questo contesto la biografia di Bibolotti ci consegna un personaggio complesso e poliedrico. Egli discende da una nobile dinastia di scultori e artigiani del marmo e dai fondatori della Forte dei Marmi mondana. In questo ambiente il suo avvio agli studi e ad una carriera artistica appare naturale.
(…)
La pittura è in Bibolotti n.d.r. senz’altro una attività importante ma non imperativa né esclusiva; merita attenzione in quanto alimenta e conferma l’esistenza di una sorta di humus tipico della Versilia in cui dipingere appare una esperienza necessaria, quasi essa sia un modo di entrare in possesso della bellezza del luogo e del suo mito, di questa sovrabbondanza di sollecitazioni a tutti i sensi cui si deve far fronte. La riprova dell’impossibilità di assuefarsi, anche per i nati qui, allo spettacolo naturale delle Apuane e del mare a cui ogni artista aggiunge una frase originale.
(Da “Archipitture” di Antonella Serafini)
Mario Bibolotti vive in una città dedita alla lavorazione artistica del marmo, dove esistono moltissimi e importanti studi con maestranze specializzate che la fanno apprezzare in tutto il mondo. Trascorre le estati sulle spiagge dorate e selvagge di Forte dei Marmi. La bellezza ambientale della località, racchiusa tra il mare e le Apuane, attira nel frattempo i più grandi artisti, da Carlo Carrà, portato lì da Arturo Dazzi, a Ardengo Soffici, Felice Carena, Raffaele De Grada e molti altri. Tutti loro hanno casa a Forte dei Marmi e dipingono en plein air, rendendo immortale il paesaggio versiliese. (Da “Una storia familiare” di Cinzia Bibolotti)