Miserie in bianco e nero. Diego Marcon a Milano
La Triennale, Milano ‒ fino al 26 agosto 2018. Nell’Impluvium, al primo piano della Triennale, le luci bianchissime illuminano un intervento sulla parete centrale. Un’applicazione site specific, in bianco e nero, che s’insinua sulla soglia del dormiveglia, per spalancare tre oscure finestre su quel che rimane della vita vista e guardata dai miserabili.
L’immagine in movimento, l’inferma liquidità del dormiveglia che caratterizza l’utilizzo filmico di Diego Marcon (Busto Arsizio, 1985), è fissata, trasferita su intonaco. La miserabile, intervento dell’artista alla Triennale di Milano, ha un solo soggetto, la vita. “Patetica è per me la condizione umana”, afferma Marcon, “e il suo perseverare nel trascinare se stessa come proprio fardello. È per questo che i miei personaggi sono esausti”.
L’estremo rigore del tratto al nero, illustrativo, delinea un mondo che ha escluso le ombre per incorporarle. Il fulcro centrale della fanciulla moribonda trasferisce l’oscurità ad altri soggetti, alla memoria sorniona, ingannatrice di una stanza per impressionare i ricordi. Un presagio affidato al futuro, riquadrato nelle aperture di tre finestre, poste in secondo piano. Complessivamente, ritmi e gesti sono definiti, di modo che l’infanzia diventi immediatamente perduta, mentre l’Impluvium intero si trasforma in una cortina prospettica, in scala 1:1, palcoscenico sugli ultimi e i dimenticati.
‒ Ginevra Bria
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