Virtual insanity. Una collettiva sulla realtà virtuale a Magonza
Insieme all'intelligenza artificiale, è senza dubbio il tema caldo del momento. La realtà virtuale è sulla bocca di tutti e alla Kunsthalle di Magonza sta per aprire una mostra che ne parla attraverso il lavoro di dieci artisti
“Nessun altro medium è stato così capace di creare bellezza e allo stesso tempo così incline a generare inquietudine”. Commenta così la realtà virtuale Jaron Lanier – uno dei pionieri del settore – nel suo ultimo libro Dawn of the New Everything: A Journey Through Virtual Reality, un testo a metà tra il saggio e l’autobiografia uscito nel 2017 per i tipi di Penguin Books. La breve citazione coglie alla perfezione la natura ambigua di questo genere di tecnologie: sono in grado di coinvolgere l’utente in esperienze estremamente suggestive, quasi inseguendo un sublime di ottocentesca memoria, ma allo stesso tempo possono determinare sensazioni di disagio, inquetudine, disorientamento e persino terrore. Si tratta di un territorio ancora in gran parte inesplorato, e come sempre accade con le nuove frontiere, attraente e spaventoso in ugual misura.
DA JAMIROQUAI A JON RAFMAN
Le potenzialità, i rischi e le conseguenze psicologiche e sociali delle tecnologie di realtà estesa sono al centro di una mostra che sta per aprire presso la Kunsthalle di Magonza in Germania con opere di Antoine Catala, Cao Fei, Eva & Franco Mattes, Harun Farocki, Igor Simić, Jon Rafman, Jordan Wolfson, Refrakt & Nicole Ruggiero & Molly Soda, Renaud Jerez e Tabita Rezaire.
Virtual Insanity, collettiva curata da Stefanie Böttcher, prende a prestito il titolo da una popolare canzone di Jamiroquai uscita nel 1996, momento storico in cui il web era nella sua infanzia e la realtà virtuale, dopo il boom degli Anni Ottanta, sembrava allontanarsi sullo sfondo, affondata da device ancora troppo rozzi e costosi ed elaboratori troppo lenti. Gli Anni Novanta, tuttavia, sono anche il periodo in cui i mondi sintetici imperversavano nelle sale cinematografiche, sbancando il botteghino con pellicole come Il Tagliaerbe, Matrix e Johnny Mnemonic, testimoniando una sensibilità fortissima al tema.
“Gli artisti esprimono quello che la scienza può solo ipotizzare: un alto grado di immersione non solo può cambiare la coscienza, ma anche le persone”, si legge nel testo di presentazione della mostra, “più forte è la percezione di possedere una vera ‘presenza’ nel mondo virtuale, più convincente sarà l’illusione di far parte di esso, con il rischio di voltare le spalle al mondo fisico”.
LO SGUARDO DEGLI ARTISTI
Per indagare questi temi, la curatrice ha selezionato dieci artisti di provenienza internazionale, tutti già da tempo impegnati nell’indagine sulla costruzione degli universi virtuali e sugli effetti innescati dall’utilizzo di queste tecnologie, sia a livello personale che sociale. Dai lavori pionieristici di Harun Farocki sulla grafica digitale, ai mondi sintetici di Cao Fei, passando per le animazioni oniriche di Jon Rafman, la mostra si propone di aprire una finestra sul futuro, utilizzando l’immaginazione degli artisti come veicolo di esplorazione di un linguaggio ancora tutto da inventare.
– Valentina Tanni
dal 3 agosto al 18 novembre2018
Virtual Insanity
Kunsthalle Mainz
Am Zollhafen 3-5, 55118 Mainz (Magonza), Germania
kunsthalle-mainz.de
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