“La cultura come una festa”. John Armleder a Napoli
Museo Madre, Napoli – fino al 10 settembre. Il virgolettato qui sopra è del direttore del Madre, Andrea Viliani, ed è la sintesi dell’idea di arte secondo John Armleder. Che fa incontrare le arti, e gli oggetti con l’arte, in un eterno presente di condivisione.
Un prisma spazio-temporale a 360° che, remixando opere del passato e recenti, proprie e altrui, arte, feticci della cultura, design e oggetti di funzione, riformula i concetti stessi di arte, mostra e autore, e tutto incorpora, “assorbendo le cose belle”. Per Andrea Viliani, curatore – con Silvia Salvati – della retrospettiva partenopea, John Armleder (Ginevra, 1948) “dialoga allo stesso modo con Tiziano e con una sedia di design”.
Con la stessa trascinante fluidità di una riuscita pellicola, trasformando una retrospettiva statutaria nell’animata carrellata di una continua ri-creazione. Non azzardata del resto è la metafora cinematografica, arte totale, per un artista che ha forgiato la propria libertà operativa nell’interdisciplinarietà di Fluxus.
OLTRE LE BARRIERE. TRE VOLTE
Sono soprattutto tre, le fusioni di barriere messe a punto dall’incandescenza di Armleder: tra oggetti e arte, tra passato e presente, tra artefatti propri e altrui.
La prima è evidente già a inizio percorso dalla raccolta di disegni Anni Sessanta, che tra aromi informali, frottage, bruciature e reazioni chimiche, mostrano l’incorporazione del quotidiano nell’arte, tra sperimentazione e ironia ancora Pop. Nelle sale successive, più forte si fa la geometrizzazione Neo Geo con le Furniture Sculptures, nel trattare interi mobili e stanze come pennellate astratte. Pittoricismo che del resto esplode nei Dot e Puddle Paintings.
La seconda appare nelle stanze centrali e finali, che fonde opere di oggi e ieri in incontri capaci di evidenziare nuovi e sorprendenti significati.
La terza esplode integrando in nuove opere site specific – in omaggio alla Campania Felix – totem artistici come la Danae di Tiziano e frammenti di affreschi da Oplonti, con tuttavia una maggior reverenza, che rende l’intervento dell’artista la mise en valeur di loro dettagli, e non viceversa.
L’AMBIENTE COME OPERA. NEL QUOTIDIANO
Tratta come opere interi ambienti, Armleder, e l’ambiente della mostra stessa come una nuova opera, integrando passato e presente con la stessa libertà con cui maneggia spazi e cose.
Non a caso, l’uso dell’oggetto quotidiano in Armleder è unico. Se in ottica duchampiana e avanguardistica esso si “riscaldava” nell’uso defunzionalizzante, assurdo e ironico, nella Pop si raffreddava in reiterazione minimal ed esautorante, e nel Neo Geo si raggelava ancor più come metafora della massificazione, in Armleder si presuppone tutto ciò per superarlo, e la temperatura si equilibra nella pace dei sensi di un’attitudine inaspettatamente contemplativa, al di sopra dei tempi: l’oggetto è raffreddato nella misura in cui, valevole solo per la sua percezione formale, si allontana da memoria e funzione, ma riscaldato nella misura in cui si avvicina, nel suo uso estetico e riattualizzato, a una sempre lucida aderenza e contatto con le ragioni di ogni oggi e di una atemporale Arte.
– Diana Gianquitto
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