Calabria Contemporanea. Inaugura a Corigliano Calabro la residenza Officine del Carmine
Abbiamo intervistato Chiara Argentino e Piero Gagliardi, alla guida della residenza Officine del Carmine, alla sua prima edizione a Corigliano Calabro vicino Cosenza.
Negli ultimi anni il fenomeno delle residenze d’artista si sta affermando in modo importante nella scena contemporanea calabrese. Ne sono una dimostrazione la già nota Bocs Art /Cosenza e la nuova residenza Officine del Carmine di Corigliano Calabro, in provincia di Cosenza. Quest’ultimo progetto presenta un’atmosfera e uno spazio architettonico molto diverso rispetto alle moderne unità abitative della residenza BoCS Art, installate sul lungo fiume a Cosenza. Anche la direzione curatoriale è diversa: BoCs Art ha visto dal 2015 la direzione di Alberto D’Ambruoso e da pochi mesi, dopo una serie di infinite polemiche, nomine mancate e repliche, la nuova nomina di Giacinto di Pietrantonio, mentre la residenza “Officine del Carmine” è diretta da due giovani curatori, Chiara Argentino e Piero Gagliardi, che con questa operazione, attualmente in stato “embrionale”, stanno dimostrando la loro capacità e soprattutto la caparbietà di costruire in un luogo “surreale” e periferico, un progetto importante non solo dal punto di vista curatoriale e di promozione artistica ma anche come momento di valorizzazione del territorio e del suo patrimonio architettonico.
LA RESIDENZA
La residenza, infatti, è inserita negli spazi, seppur ancora scarni e in fase di restauro, dell’antico Complesso monastico della Madonna del Carmine, situato ai piedi del Borgo di Corigliano Calabro. Un luogo che racconta la vicenda storica e religiosa della città, ma anche uno spaccato di archeologia industriale del luogo, simbolo della memoria storica e di quella identità che ancora oggi in questo territorio è concreta e vitale. Questo glorioso passato ha visto animare, nei secoli, il Complesso del Carmine con molteplici attività: dalla lavorazione della liquirizia alla manipolazione dell’argilla e dei tessuti, fino alla trasformazione dei prodotti della terra. Tutto muta nei primi decenni del ‘900, con la crescita economica e la costruzione dei nuovi quartieri della città, portando l’abitante del luogo all’abbandono delle attività e alla vendita degli edifici, lasciandoli nel totale decadimento ed incuria. Da questi spazi in decadenza nasce l’idea di Chiara Argentino e Piero Gagliardi di creare un’Associazione per le arti e la cultura con l’idea di ripensare e restituire alla città gli spazi dell’antico Complesso. Nell’attesa e nella certezza che l’arte possa servire a rinnovare la percezione di questo luogo e ad attivare nuove relazioni e differenti dinamiche di convivenza tra arte e territorio abbiamo chiesto ai curatori di raccontarci questa prima edizione.
Come nasce l’idea di questa Residenza artistica?
L’idea di questa residenza nasce nel 2017, quando si cominciavano a vedere i risultati dei lavori di recupero del Complesso. Abbiamo cominciato a fantasticare su quanto sarebbe stato bello invitare degli artisti e ricercatori a trasformare lo spazio di pari passo con i lavori del cantiere. Dopo un’attenta analisi del luogo abbiamo scelto alcune tematiche su cui basare la scelta degli artisti e la programmazione di questo primo anno.
Ovvero?
In primis la ricerca legata alla simbologia e iconologia spirituale, poi l’archeologia industriale in quanto il complesso è stato uno dei primissimi siti in Italia toccato dall’industrializzazione (il concio della liquirizia è uno dei più antichi al mondo), e per finire la sfera socio-culturale e antropologica del Sud Italia, in particolare, ovviamente, la Calabria.
La città di Corigliano e in generale il territorio come ha accolto questo vostro progetto?
Fin dall’inizio c’è stata una gran curiosità e anche un po’ di scetticismo nei confronti del progetto, come spesso succede in progetti legati alla sfera dell’arte contemporanea, ma grazie anche all’approccio sensibile degli artisti, lo scetticismo si è trasformato in collaborazione e in una partecipazione diretta delle persone che si sono sentite parte del progetto e molto spesso delle opere stesse.
Officine del Carmine cosa offre di particolare rispetto ad altre esperienze simili?
Le Officine sono una realtà particolare, sia per la posizione decentralizzata sia per la complessità degli spazi. Gli ospiti si interfacciano con strutture enormi quasi del tutto vergini e hanno a disposizione tutto il materiale industriale e artistico recuperato negli ultimi venti anni.
Abbiamo pensato a due formule di residenza: una più classica in cui gli artisti vengono invitati secondo l’attinenza della loro ricerca con le tematiche del progetto, e l’altra, che definiamo “di ricerca” in cui ospitiamo artisti, curatori, ricercatori e non solo per un periodo di studio o lavoro a prescindere dall’oggetto. In questo modo speriamo che ogni volta si formi un gruppo stimolante e poliedrico.
Progetti futuri?
In cantiere c’è una programmazione abbastanza fitta, che attivi il luogo tutto l’anno, e che dia visibilità al progetto a livello nazionale. Ora stiamo lavorando in particolare a una serie di simposi e laboratori che si terranno durante la prossima primavera, la 2°serie di residenze e a vari eventi in giro per l’Italia per far conoscere il progetto e costruire una rete sempre più ampia di collaborazioni.
–Giovanni Viceconte
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