Tutto in un Déclic. Filosofia dello scatto, tra rapidità, dinamismo, intensità. Il duo J&Peg inaugura il nuovo project space milanese, con i suoi set surreali in bianco e nero

Rapido, come una saetta. Incisivo, come una stilettata. Dinamico, come un’idea che viaggia in forma di icona. È la filosofia dello scatto, quel gusto dello sguardo fattosi pellicola e poi pixel, poesia crudele del furto del reale. Da tutto questo parte Déclic, nuovo spazio-contenitore milanese, nato e pensato per la fotografia. Non una galleria, non […]

Rapido, come una saetta. Incisivo, come una stilettata. Dinamico, come un’idea che viaggia in forma di icona. È la filosofia dello scatto, quel gusto dello sguardo fattosi pellicola e poi pixel, poesia crudele del furto del reale. Da tutto questo parte Déclic, nuovo spazio-contenitore milanese, nato e pensato per la fotografia. Non una galleria, non un withe-cube, ma un laboratorio, un’esperienza creativa, un progetto curatoriale, un luogo che cambia ad ogni giro e si apre ad altri luoghi, tra pratiche nomadiche ed eventi dai confini mobili. Le mostre assomigliano a istantanee vivaci e veloci, sempre concentrate nell’arco di pochi giorni,  capaci di coinvolgere il pubblico con la stessa energia di un evento, più che di una classica esposizione.
Protagonisti sono giovani artisti, italiani e non, che con la fotografia si misurano, in più modi e con più obiettivi, sedotti dall’euforia del clic. Curato da Flavia Fiocchi, Francesco Sala (sì, proprio lui, il mitico Strillone di Artribune) e Viviana Birolli, Déclic appare e scompare: esiste giusto il tempo di un opening, mettendo insieme immagini, performance, interventi sonori. Sobriamente e rumorosamente, un unico show alla velocità di un flash. E poi? Un paio di giorni di apertura, con quel che resta dell’evento a disposizione degli assenti, e si riparte. Alcuni degli artisti andranno in tournée, a intercettare spazi ed energie. Perché le idee e le immagini sono girovaghe, per definizione.
Il primo appuntamento è con Quoi? L’Éternité, di J&Peg (alias Antonio Managò e Simone Zecubi). Uomini e donne avvolti da sinistri tessuti, collocati oltre il tempo e lo spazio, al centro di un teatro delle ombre che li rende effimeri. Apparizioni oniriche, nel gelido bianco e nero di un feuilleton dell’assurdo. Ma c’è di più. Gli artisti, per la prima volta, si confronteranno con la dimensione della performance, svelando al pubblico il making of del loro lavoro. Déclic: tutta la vitalità della fotografia, nel bagliore di una sera.

– Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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