Frida Kahlo in mostra a Budapest, ma la destra insorge: è un simbolo del comunismo
Tante polemiche in Ungheria per la mostra di Frida Kahlo all’Hungarian National Gallery di Budapest con la destra ultra-nazionalista che chiede a gran voce di chiudere la mostra e accusa Frida di essere un simbolo del comunismo…
Da artista controversa e discussa ad icona mediatica planetaria. È Frida-mania. Che piaccia o meno, gli ultimi anni hanno visto un intensificarsi di progetti espositivi su Frida Kahlo(Coyoacán, 1907 – 1954) che ha generato un crescente interesse nei confronti della sua arte e della sua vita. Un’attenzione che ha travalicato il mondo dell’arte sfociando nella moda, nella pubblicità, nel marketing più spinto. C’è perfino una linea di bambole della Mattel, il colosso americano dei giocattoli, ispirate alla donna. È normale, dunque, che il sistema dell’arte provi a cavalcare il forte interesse sorto intorno all’artista messicana e che questo abbia generato un numero altissimo di esposizioni in giro. La più recente è la mostra inaugurata il 7 luglio all’Hungarian National Gallery di Budapest. Anche qui, come avvenuto a Milano pochi mesi fa per l’antologica al Mudec, c’è una grande affluenza di pubblico e un forte interesse mediatico. Talmente forte da aver scatenato l’opposizione della destra ultra-nazionalista che chiede a gran voce di chiudere la mostra e accusa Frida di essere un’icona comunista.
LE PROTESTE DEI NAZIONALISTI
Sembra incredibile che le proteste contro un’artista universalmente conosciuta come Frida diventino un caso nazionale. E, invece, in Ungheria è così. Tutto è nato da un articolo pubblicato da un giornale di destra filo-governativo che ha puntato l’attenzione più che sulle opere sulle idee politiche dell’artista messicana ed in particolare sulla sua antica vicinanza al partito comunista. Tanto è bastato per accendere le proteste della destra ultra-nazionalista che ha giudicato inopportuna la mostra e ha bollato Frida come un modello negativo perché diffonde ideali e valori comunisti. La conseguenza immediata è stata la richiesta di chiudere l’esposizione, scatenando un acceso dibattito. Ancora troppo vicina nel tempo la dittatura comunista in Ungheria e ancora troppo forte il ricordo in una parte consistente della popolazione. Situazione, questa, che ricorda l’attuale polemica in corso in Italia, che sta impegnando non pochi esponenti del mondo della cultura, sul caso della Barcolana, la storica regata di Trieste che ha chiesto a Marina Abramović di realizzare il manifesto dell’edizione di quest’anno. We are all in the same boat è lo slogan che ha fatto infuriare il vicesindaco leghista di Trieste Paolo Polidori, che ha chiesto la rimozione del manifesto perché farebbe riferimento – a suo dire – ai clandestini e alle navi ONG.
LA MOSTRA
Eppure, a ben leggere, la mostra è tutto fuorché una mostra politica. La maggior parte delle opere esposte è composta da ritratti e autoritratti ispirati agli eventi della vita dell’artista messicana dai quali emerge il suo segno distintivo. Tante anche le fotografie che consentono di aprire un varco nella complessa vicenda biografica di Frida. La retrospettiva è stata resa possibile grazie alla collaborazione attivata con il Museo Dolores Olmedo di Città del Messico e con altre istituzioni culturali del Paese. Proprio dal Messico provengono le oltre 30 opere esposte a Budapest. Tra queste anche la primissima tela dipinta da Frida Kahlo, risalente al 1927. Anni intensi, di grande dolore fisico ma anche di grande sofferenza psicologica, da cui nacque, però, un linguaggio artistico intenso e affascinante. Tanti gli elementi e gli aspetti legati con forza alla cultura popolare messicana: colori, dettagli e alcuni dei soggetti scelti, infatti, risultano alimentati dalla sua stessa terra, dalla sua storia e dalle radicate tradizioni locali.
– Mariacristina Ferraioli
Budapest // fino 4 novembre 2018
Museum of Fine Arts Budapest
1146 Budapest, Dózsa György út 41
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