Gli sciami pittorici di Pino Pinelli. A Milano
Palazzo Reale / Gallerie d’Italia, Milano – fino al 16 settembre. Retrospettiva con inedito per approfondire il percorso di un artista noto per la sua pittura scultorea, multipla e sagomata. Una riflessione pluridecennale sul superamento del confine della tela.
Concepita con la stretta collaborazione dell’artista, la retrospettiva di Pino Pinelli (Catania, 1938) fa luce sulle evoluzioni che l’hanno portato all’opera odierna – un percorso normalmente occultato alla percezione del pubblico. Il fulcro della mostra è allestito al Palazzo Reale. Qui, il percorso suddiviso in otto capitoli esordisce con le ricerche Anni Settanta su geometria e colore, attraversa il gesto di fuoriuscita dai confini della tela e giunge alla pittura scultorea e “diffusa” che caratterizza oggi Pinelli.
La prima fase è sorprendentemente quasi Pop. La superficie del quadro viene trattata nella sua oggettualità, anche se ancora solo simbolicamente, e accoglie al suo interno partizioni, grafismi, campiture di colore che negano la categoria di effetto pittorico. Ma senza un vero azzeramento espressivo. Le lievi variazioni di tono all’interno di una singola tinta costituiscono un’anima pulsante che sembra dichiarare la persistenza della pittura e non la sua morte o sospensione – persistenza nella contestazione che rimarrà tipica per tutta la Pittura Analitica, anche per quella dei suoi esponenti “radicali” come Rodolfo Aricò.
PROSSIMITÀ E DISTANZA
Negli Anni Settanta, il confine della tela viene rotto concretamente. Dando vita alle tele “multiple” e sagomate che l’artista non abbandonerà più, esili presenze scultoree che si distribuiscono come sciami alle pareti. In una prima fase, alla tela si sostituisce la flanella; poi, nasce l’impasto tipico di Pinelli, di cui non rivela le componenti precise come per preservare la formula e l’unicità dell’effetto finale.
I passaggi successivi vedono l’artista impegnato in una costante riflessione sul punto di rottura introdotto dal gesto post-spazialista di superamento dei confini. Senza considerarlo un punto di non ritorno, Pinelli ne trae le conseguenze e ne rinnova le forme. Ovali, a croce, lineari, i suoi quadri-scultura presentano un aspetto materico e tattile, ma allo stesso tempo stranamente congelato. Lo spettatore viene attratto nell’immediata vicinanza dell’opera per constatarne trama e consistenza, per poi esser respinto alla ricerca della definitiva e riassuntiva visione d’insieme.
LEGGEREZZA E CORPOSITÀ
All’idea di “sciame geometrico” che attraversa la parete si affiancano via via disposizioni più lineari o più morbide, toni più o meno accesi. E alle Gallerie d’Italia, l’inedita installazione ambientale I cinque movimenti intensifica decisamente l’interazione con lo spazio. Con variazioni di sapore musicale (grave, andante, mosso, brio e adagio), gli elementi si dispongono su tutte e quattro le pareti, talvolta più fitti talvolta più ariosi – mentre nella sala viene diffuso il Preludio in Do maggiore BWV 846 di Bach. L’atmosfera è peculiare, soprattutto a causa del contrasto tra la leggerezza della disposizione degli elementi e la natura concreta, scultorea, relativamente corposa degli elementi stessi.
– Stefano Castelli
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