Jeu de Paume di Parigi. Parla la direttrice uscente Marta Gili
In occasione della mostra su Gordon Matta-Clark organizzata dall’istituzione parigina, abbiamo incontrato la direttrice Marta Gili. E questa è la sua ultima intervista in questo ruolo: dopo dodici anni, infatti, ha lasciato l’incarico per motivi personali.
Perché organizzare oggi una mostra su Gordon Matta-Clark?
Le opere di Gordon Matta-Clark sono del tutto contemporanee perché parlano delle nostre città, con le loro problematiche politiche, sociali, urbanistiche. Già negli Anni Sessanta e Settanta Matta-Clark, lavorando nello spazio urbano, portava alla luce la connessione fondamentale e attualissima tra urbanistica e giustizia sociale. Per lui la giustizia sociale deriva anche dal progetto della città.
Qual è il ruolo e la specificità del Jeu de Paume nel sistema molto ricco di musei, gallerie e altri luoghi d’esposizione di Parigi?
Il Jeu de Paume è un centro d’arte, non un museo. Non possedendo collezioni permanenti, lavoriamo sempre con progetti effimeri, temporanei. La nostra programmazione si concentra sul ruolo delle immagini, dall’inizio del XX secolo a oggi: fotografie e video, immagini immobili o in movimento, analogiche o digitali, stampate o virtuali. Di volta in volta, ci interroghiamo su come gli artisti s’impossessano delle immagini, come se ne servono per porre interrogativi sulla realtà della loro epoca e per svelarne gli aspetti più nascosti. Inoltre, anche quando lavoriamo su immagini del passato, per noi è importante rivendicarne l’attualità, e testimoniare la loro connessione con i temi dell’oggi. Questo è, in poche parole, il progetto del Jeu de Paume, un progetto al tempo stesso artistico, estetico e politico.
Qual è il modello di gestione e finanziamento delle attività del Jeu de Paume?
Il Jeu de Paume è una di quelle che in Francia si chiamano associations loi de 1901, il cui statuto specifico deriva da una legge approvata in quell’anno. Di fatto, si tratta di un’associazione privata ma che riceve finanziamenti pubblici, in particolare dal Ministero della Cultura. Il 70% delle nostre risorse proviene da lì, il restante 30% da mecenati, sponsor e dalla gestione diretta della libreria. La partnership con numerose altre istituzioni in Europa e nelle Americhe è un’altra delle specificità del Jeu de Paume, e si concretizza in numerose co-produzioni, tra cui anche la mostra su Gordon Matta-Clark [realizzata con il Bronx Museum of the Arts, N.d.R.].
Oltre alle grandi mostre, quali progetti collaterali avete avviato?
I progetti collaterali sono fondamentali per noi, perché ci permettono di raggiungere un pubblico più ampio e diversificato di quello delle nostre mostre, e soprattutto di concentrarci sulla produzione dell’arte, che è l’attività più importante di un centro d’arte come il nostro. Il sito del Jeu de Paume, oltre al nostro magazine online, ospita uno spazio espositivo virtuale. Ogni anno, nominiamo un curatore che seleziona gli artisti chiamati a produrre opere destinate a questo spazio, con il supporto, anche economico, del Jeu de Paume. Contemporaneamente, la nostra programmazione satellite permette a un altro giovane curatore di collaborare con noi per alcuni mesi, individuando artisti di cui produciamo ed esponiamo i video.
Cosa ci può anticipare sui progetti futuri del Jeu de Paume, già programmati prima dell’annuncio della sua partenza?
Dopo l’estate dedicheremo una grande retrospettiva alla fotografa americana Dorothea Lange. E l’anno prossimo apriremo la prima monografica francese su Luigi Ghirri. Mi fa piacere ricordare che la nostra programmazione è paritaria tra donne e uomini, a livello degli artisti così come dei curatori. Teniamo molto a proseguire su questa strada.
– Alessandro Benetti
Parigi // fino al 23 settembre 2018
Gordon Matta-Clark. Anarchitecte
JEU DE PAUME
1 Place de la Concorde
www.jeudepaume.orgArticolo pubblicato su Grandi Mostre #11
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