Francesca Falli – I know my Chichens
Artista e pittrice aquilana, Francesca Falli espone a Venezia dodici opere su diversi materiali: specchi, alluminio, tela, legno.
Comunicato stampa
Il 18 agosto 2018 alle 18:00 a Venezia, nella splendida cornice di Palazzo Albrizzi Capello, sarà inaugurata la personale dell’artista aquilana Francesca Falli dal titolo “I know my Chichens”. La mostra è visitabile in concomitanza con la rassegna del Padiglione Nazionale Guatemala presente alla 16° Biennale Architettura di Venezia. Dopo i successi dei suoi “Polli” in Italia e all’estero, arriva a Venezia il lavoro dell’artista aquilana con l’esposizione di 12 opere su diversi materiali: Specchi, alluminio, tela, legno. Francesca Falli lavora da sempre nel capo artistico, ha frequentato l’Istituto d’Arte, L’Istituto Europeo di Design a Roma e l’Accademia di Belle Arti. Ha esposto a: L’Aquila, Pescara, Roma, Genova, Bologna, Venezia, Formentera, Bergamo, Napoli, Milano, Treviso, Salerno, Ischia, Amalfi, Matera, Caserta, Cava dei Tirreni, Malta, Stoccolma, Shangai, Austria, Palestina, Londra, Miami, Mosca, San Pietroburgo, Spagna, Londra, Malta, Motta di Livenza, New York. Le sue opere sono esposte in alcuni musei di arte contemporanea. Ha ricevuto premi e riconoscimenti sia in Italia che all’estero. È socia del Centro Interdisciplinare sul Paesaggio Contemporaneo. Ha esposto i suoi “Pollage” nella sezione grandi Gallerie nelle principali Fiere di arte contemporanea italiana accanto alle opere Warhol, Festa, Angeli e Schifano. Sfrutta nelle sue opere l’esperienza di grafico come comunicazione, in questi ultimi anni ha lavorato sul tema del caos mentale provocato dal sisma che nel 2009 ha colpito la sua città, in questi ultimi mesi la sua produzione si è arricchita di un nuovo tema: L’ignoranza artistica, tutti dipingono, tutti si sentono artisti, tutti vogliono esprimersi con l’arte pittorica ma molti non conoscono ne studiano la storia dell’arte ed ecco qua che troviamo dei riferimenti, delle prese in giro rivolte ai finti artisti ed è proprio da questi ultimi che nasce l’idea provocatoria delle opere della Falli che nei titoli e nelle composizioni si ispirano ai grandi nomi della storia dell’arte. “Van Coc”, “Chi è Pollok”, “Pool _Gauguin” sono le ultime ispirazioni.
TESTO DI FEDERICO CALOI «Nel latino medievale la parola summa indicava una raccolta di sentenze, un compendio, una sintesi di dottrine e di idee. Erano libri che circolavano per comunicare in modo agile una quantità di idee differenti in un solo testo. C’è, nell’arte di Francesca Falli, una summa vera e propria di indicazioni, suggerimenti, simboli, narrazioni del presente e dell’immanente. Il procedimento grafico con cui lavora la Falli è fatto di aggregazioni di forma, disegno e colore, quest’ultimo sempre gestito con grazie e parsimonia. È un lavoro per addizione, una somma infatti. La scelta dei supporti dei suoi impianti grafici, molto spesso uno specchio, altre volte materiali plastici, plexiglas, rendono i lavori della Falli di una presenza spaziale rara. L’impatto estetico è forte e gradevole allo stesso tempo. I disegni e i segni che scopriamo nelle opere dell’artista hanno quasi sempre un significato esplicito, spesso ironico. L’occhio dello spettatore si lascia rapire iniziando a percorrere un personale viaggio visivo per cercare tracce di figure archetipe. Ciascuno per conto proprio vaga con lo sguardo alla ricerca di riferimenti personali, di forme affini al proprio percorso interiore, inizia un tragitto come se stesse leggendo una mappa. Se poi, come in molta della produzione di Francesca Falli, il supporto dell’opera è lo specchio, ecco che allora questa esplorazione nella sua arte si arricchisce e si carica ancora di più di un significato introspettivo, ma la capacità di questa artista è quella di dare a tutto questo un senso di magia, di leggerezza che la fecondità con cui ammassa figure nelle opere, rende potenza, positività. La visione d’insieme delle opere ci fa scoprire delle ricorrenze: i polli, le gru, le poltrone, alcune linee grafiche, Francesca Falli ci presenta il suo linguaggio, una grammatica che crea lo stile personale dell’autrice, che un’altra volta rimanda al Dada, al Neo Pop, ma che è singolare, nuovo, intenso e fluido nello stesso tempo. A volte dietro gli archetipi della Falli c’è una denuncia sociale, altre volte delle paure, delle gioie, i sentimenti, lo sfottò, il riflesso, appunto, di quanto umano è essere umani. Una sensibilità che esplode nel profluvio che con armonia e coerenza questa artista dispone sopra le sue superfici. Un’arte nuova, fresca e leggera, profonda e bella, quella di Francesca Falli, dove la personalità delle opere è prorompente come una fioritura di primavera. Federico Caloi»