Tra sovversione e intuizione. Il mondo di Rosanna Chiessi a Bologna
MAMbo, Bologna ‒ fino al 16 settembre 2018. Una figura poliedrica radicata nel suo territorio d'origine ma allo stesso aperta alle tendenze internazionali più estreme. A due anni dalla sua scomparsa, il museo bolognese ricostruisce la biografia di Rosanna Chiessi, una gallerista fuori dal comune, attraverso pezzi della sua prestigiosa collezione.
Nel caso di Rosanna Chiessi (Littoria, 1934 ‒ Reggio Emilia, 2016) il binomio arte-vita non può essere più azzeccato e bene riassume la sua biografia l’omaggio che il Mambo, nella figura del curatore Lorenzo Balbi, ne ha voluto dare, ricreando lo stesso ambiente familiare di quella casa di campagna di Cavriago, in provincia di Reggio Emilia, in cui si racconta che dagli Anni Settanta si respirasse aria di avanguardie internazionali come in un vero e proprio laboratorio creativo. Dopo avere aperto una piccola galleria, Rosanna Chiessi aveva difatti scoperto l’arte performativa di Joseph Beuys – di cui in mostra troviamo il soprabito firmato ‒ durante una vacanza con amici a Düsseldorf, come racconta nella commovente intervista rilasciata negli ultimi anni della sua esistenza. Una rivelazione improvvisa che le aveva aperto gli occhi sui protagonisti di movimenti come Fluxus e Azionismo viennese, ospitati in seguito nella sua dimora emiliana, per contaminare con le loro ardite e provocatorie performance i campanili delle chiese, i fienili, le case, ogni angolo del paese reggiano che ne l976 divenne, come scrive Renato Barilli, “una capitale mondiale della performance” e poi ancora a Capri, nella Casa Malaparte, per partecipare alle celebri Cene colorate.
ARTISTI E AMICI
Artisti internazionali come l’amatissimo Hermann Nitsch, la coppia Charlotte Moorman e Nam June Paik, Philip Corner, anche italiani come Franco Vaccari, per citarne alcuni, che ritroviamo uniti in un’unica sala con fotografie, video, oggetti, documenti, grazie all’Archivio Storico Pari & Dispari e alla Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia. Altri tempi forse, ma che ritornano nelle scarpe utilizzate da Shozo Shimamoto in una performance ‒ appoggiate sulle assi di un tavolo di legno posto al centro della sala, cimelio prezioso della dimora ‒, le quali rievocano il primo incontro con l’artista gutai durante una sua personale a Trevi, quando Rosanna lo accolse con un abbraccio che sigillò un intero percorso di vita.
UNA DONNA ECCEZIONALE
Un’esistenza fuori dall’ordinario, come il suo modo di concepire il fare arte fuori dai luoghi convenzionali come i polverosi musei, che giudicava “luoghi di privilegio e di arroganza”. Rimangono dunque a testimonianza di un ricco percorso gli artisti amati con quella visceralità che le permetteva di sentire le opere anche negli ultimi anni della sua vita, quando, a causa di una malattia agli occhi, non vedeva quasi nulla. E proprio in un museo ora si ritrova a vivere quello spirito battagliero e anticonvenzionale di una donna eccezionale e a suo modo sovversiva.
‒ Francesca Baboni
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