Il sacro ritrovato. Alessandro Giampaoli fra le grotte di Genga
Palazzo Fiumi Sermattei e Museo Speleopalenotologico e Archeologico, Genga ‒ fino al 9 settembre 2018. Un uovo, una melagrana, le onde del mare. Poi una farfalla, un fuoco, una piuma, donna e uomo, l’otto orizzontale dell’infinito. È necessario indagare oggi, ancora, l’universo dei simboli ancestrali? Quando diventano narrazione in un contesto eccezionale, fatto di grotte e natura potente, essi rinnovano il loro senso e il loro messaggio.
La necessità di scavare nei simboli è urgenza espressiva per Alessandro Giampaoli (Pesaro, 1972), autore fotografico dalla riconosciuta raffinatezza, premiato nelle maggiori manifestazioni internazionali di settore. Egli costruisce, attorno al linguaggio classico dei simboli delle antiche culture occidentali, un percorso narrativo site specific, inserito in un territorio impregnato di storia e sacralità, ma anche condizionato dalla presenza di un turismo popolare legato alle Grotte di Frasassi e alle vicine terme.
Partendo dal video collocato nei pressi di un tempio romanico del X secolo, girato in situ presso una delle grotte che fanno parte del comprensorio, il racconto, arricchito dai contributi audio del poeta Stefano Sanchini e del compositore Mario Mariani, si dipana nei locali di uno storico palazzo del castello di Genga, secondo una struttura meditativa e avvolgente, inconsueta per il turista mordi-e-fuggi. Oltre alla naturale eleganza e complessità del progetto, è bello e utile che esso sottolinei e restituisca al territorio quella spiritualità che oggigiorno pare contraddetta.
‒ Valeria Carnevali
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