Elisa Morucci – Opere spiritus
La ProgettArte3D in collaborazione con ArcheoTuscia è lieta di presentare la personale di scultura OPERE SPIRITUS di Elisa MORUCCI.
Comunicato stampa
La ProgettArte3D in collaborazione con ArcheoTuscia è lieta di presentare la personale di scultura OPERE SPIRITUS di Elisa MORUCCI che si terrà a Viterbo presso la Chiesa di Santa Maria della Salute dal 1 al 16 settembre 2018.
Nata a Firenze, Elisa Morucci svolge la sua attività artistica tra Firenze, Pietrasanta, Carrara e Greve in Chianti. Nel 1996 consegue il suo primo titolo di Maestra d’Arte. Studia Storia dell’Arte e Filosofia all’Università di Firenze; dopo la laurea, si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Carrara. Dalla fine del 2016 si appoggia ad una fonderia professionale a Pietrasanta, per la realizzazione delle sue opere in bronzo.
Dopo il suo esordio con una personale alla “Fondazione di Scienza e Tecnica” di Firenze svoltasi tra il febbraio e il marzo 2018, l’artista è stata invitata a partecipare a numerosi eventi, tra cui la collettiva/evento promossa dalla “Nobile Contrada del Nicchio e l’Antica Arte dei Vasai” a Siena e la I Biennale d’Arte di Pistoia.
Lo scorso luglio, con uno dei suoi lavori dal titolo “Anima Mundi”, realizzata appositamente per il Musée d’Art et d’Archéologie di Antananarivo, ha ricevuto l’onore di essere accolta nella collezione permanente del museo. Un’altra copia di Anima Mundi è conservata nel Parco dell’Isalo sempre in Madagascar.
Come i maestri artigiani che sanno fare il mestiere, Elisa Morucci ha intrapreso un percorso formativo “sul campo”; da artista colta e consapevole, gli anni di pratica e la consapevolezza del valore simbolico dell’atto creativo, le hanno dato un imprinting che le impone di porre costante attenzione ad ogni fase del lavoro.
Il suo lavoro è la summa di innumerevoli ispirazioni e stimoli visivi nonché iconografici. Nell’immaginario dell’artista, infatti, convivono referenti figurativi differenti che ci raccontano di radici profonde comuni.
Gli studi storico/artistici, le ricerche antropologiche, le indagini personali nelle culture ancestrali ed il lavoro su se stessa, l’hanno portata alla semplice constatazione che “Il cielo è uno”, come ama ripetere.
Ed è proprio questo un punto focale della sua opera capace di mostrare in modo sottile, lavorando su piani diversi e simboli dell’inconscio, come ogni essere umano sia, in fondo, unito l’uno all’altro ed insieme ad un Tutto fatto di “Leggi d’Oro” immutabili.
Lo opere presenti in mostra sono una selezione di bronzi realizzati nel 2017 in cui sono indagate le fasi del processo alchemico, analoghe a quelle del processo scultoreo.
Le sue sculture prendono forma da una personale forza spirituale che sospinge l’artista verso il sacro, servendosi anche del mito, come ne “L'Alchimia”, figura femminile (con chiari riferimenti nei tratti somatici alle figure venerate nell'Antico Egitto) o ne “Il Serpente Piumato” che riprende il mito dell'antica Mesoamerica (Quetzalcoatl), in cui il labirinto, questo in particolare, presente in ogni luogo della terra (ne sono stati trovati di identici in Italia, India, Egitto, America, Inghilterra), rappresenta il viaggio esistenziale.
Elisa Morucci appartiene ad un mondo atavico, intriso di primitivismo ancestrale, ma totalmente italiana è l’attenzione e il rispetto per l’anatomia formale che conosce e stravolge all’occorrenza per definire un concetto.
Le consapevolezze fatte proprie nella ricerca e nella pratica spirituale, infondono grande suggestione al suo lavoro e regalano ad ogni singola opera un’aura di magia. Il particolare diventa un Tutto, macrocosmo e microcosmo si specchiano per “suggerire umilmente nuove/antiche strade all’anima in viaggio”.
L’opera al centro di questa sua personale è “It’s long road to the top..”, resina patinata a bronzo, 74x64x139 cm. È uno dei primi lavori della giovane artista, ancora mai presentato.
La scultura prende il nome da un brano di hard rock australiano degli anni ’70 della band AC/DC, che l’ha accompagnata durante tutta la realizzazione dell’opera..
Già il titolo ci suggerisce il lungo e tortuoso percorso che l’artista ha deciso di affrontare per elevarsi, attraverso la sua arte, e raggiungere così luoghi che possano soddisfare il suo bisogno di conoscenza.
A differenza di tutti gli altri lavori, pregni di simboli antichi ed archetipici, questa che è in sostanza una auto-rappresentazione dell’artista, descrive attraverso la contorsione del corpo il dolore, la sofferenza, il sacrificio, ma anche la gioia, il duro percorso da affrontare per ritrovare la propria natura divina.
La forza espressiva è dirompente in particolar modo nelle torsioni muscolari. Tangibili i riferimenti classici nell’espressione grave del volto di forte ispirazione michelangiolesca.
Tanta è chiaramente la devozione verso i propri “maestri”, respirati in ambito fiorentino durante l’infanzia e presi a modello assoluto a livello inconscio; in particolare Donatello e l’amato Michelangelo. Dice la Morucci: “ciò che amo in assoluto sopra ad ogni cosa in Donatello è la libertà straordinaria e la spregiudicatezza, fondate però e profondamente radicate, sulla sua sempre imprescindibile e superba ispirazione classica”.
Questo lavoro mette in evidenza una capacità narrativa rara nel figurativo di oggi, la figura della Morucci, seppur ancorata a saldi riferimenti formali, ci lascia intravedere oltre i confini della realtà come la conosciamo.
“L’artista”, dice, “non raffigura più nulla, ma attraverso la propria conoscenza sperimentale sui sensi e l’indagine dentro se stesso, da vita a dei mondi e si fa messaggero di “possibilità” ..ché viviamo in un universo negli universi e dobbiamo essere in grado di conoscere le potenzialità della propria natura profonda”.