Suspiria, l’horror per niente horror di Luca Guadagnino
Alla 75esima Mostra del Cinema di Venezia arriva Luca Guadagnino che, dopo il successo per “Chiamami col tuo nome”, è tra i registi più attesi della Selezione Ufficiale. Per lui una grande sfida: la sua versione di un grande cult di genere, in originale firmato dal maestro Dario Argento.
Sei atti e un epilogo ambientati nella Berlino del 1977. In una scuola di danza famosa in tutto il mondo, l’oscurità inghiottirà la sua direttrice artistica (Tilda Swinton), un’ambiziosa e giovane ballerina (Dakota Johnson) e uno psicoterapeuta in lutto (Lutz Ebersdorf). Alcuni soccomberanno all’incubo. Altri alla fine si sveglieranno. È questa, in breve, la storia proposta da Luca Guadagnino nel suo Suspiria. “Ho visto “Suspiria” di Argento a 14 anni: mi ha segnato la vita profondamente”. Tanta attesa per questo film e tanta speranza per il risultato di cui poco è stato fatto trapelare nei mesi scorsi. “Ero solo un ragazzo alle prese con un film che l’ha fatto diventare quello che è. Ecco come mi sono avvicinato al progetto, un omaggio all’incredibile, potente emozione che provai quando lo vidi. L’arte umana non si basa sull’invenzione dell’originalità, ma sul trovare un nuovo punto di vista”, commenta il regista entusiasta.
LA SUSPENSE DOV’È?
Suspiria è un cult che cinefili e non conoscono largamente e la scelta di farne un film “basato su” è da subito stata vista con grande curiosità. Guadagnino è indubbiamente un autore dallo stile sensibile, fermo e nostalgico, quello che non gli appartiene però è il genere horror. Nel suo Suspiria, diviso tra sangue e melodramma, manca proprio di suspense e del colpo di scena improvviso, quello da brivido e da far balzare lo spettatore sulla poltroncina rossa. Suspiria è anche un film diverso dal precedente per storia: nuova città, nuovi personaggi, nuova “mission”. Tutto resta fermo però al concetto matriarcale, come recitato in una scena cardine: “una madre è una donna che può sostituire tutti ma che è insostituibile”. Suspiria è quindi una maledizione tutta al femminile.
TRE RUOLI PER TILDA SWINTON
Tenebre, lacrime, sospiri. Il film di Guadagnino ha due punti di forza: le danze macabre immensamente belle ed estetiche, e la strepitosa e trasformista Tilda Swinton. Sì, proprio lei che, così particolare e affascinante nel suo talento camaleontico, conquista tutti al Lido di Venezia. Già dalla conferenza stampa di presentazione della 75esima Mostra del Cinema il direttore artistico Barbera aveva messo la pulce nell’orecchio, anticipando: “La Swinton interpreta tre ruoli in “Suspiria””. Uno è quello ufficiale, quello di Madame Blanc, l’insegnante di ballo con cui la giovane ballerina instaura un rapporto quasi erotico. Il secondo è il ruolo del dottor Jozef Klemperer, che tutti leggeranno interpretato da Lutz Ebersdorf, ma così non è. Anche se nessuna conferma è giunta da parte dell’attrice che, anzi, in conferenza stampa ha letto una lettera scritta dal presunto dottore rammaricato di non potere essere presente (geniale! E finalmente un po’ di spettacolo in Mostra). Il terzo ruolo non si sa precisamente – o dichiaratamente ‒, potrebbe essere quello dell’orribile Madre Markus. Un talento “mutevole”, quindi, quello della Swinton, a cui Guadagnino affida il suo punto di vista su questa storia.
IL CONTESTO STORICO
Suspiria è un film che dividerà molto pubblico e critica, e di cui il vero parere interessante sarebbe quello di Dario Argento. Non si può però non apprezzare la volontà di non imitare ma di rielaborare un cult di così grande importanza. Guadagnino infatti inserisce un altro aspetto fondamentale nella sua visione, ovvero il contesto storico. Sono passati diversi anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, ma Berlino è ancora divisa dal muro e dal suo cielo si respira aria di vergogna e colpa, non solo al femminile questa volta. Guadagnino affronta una grande riflessione su magia nera e colpe di Stato e società.
‒ Margherita Bordino
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