Pino Deodato – Inchiostro
Una mostra che si fa racconto in occasione del Festival della Letteratura di Mantova. Tre stanze, ogni stanza un capitolo, ogni opera una frase.
Comunicato stampa
Una mostra che si fa racconto in occasione del Festival della Letteratura di Mantova. Tre stanze, ogni stanza un capitolo, ogni opera una frase.
È la monografica “Pino Deodato. Inchiostro”, a cura di Carlo Micheli, che apre alla Casa di Rigoletto dal 3 al 30 settembre 2018.
Come anticipa il titolo, è l’inchiostro – su terracotta e su carta – il protagonista dell’esposizione. Pigmento che diventa strumento di racconto, non attraverso la parola scritta ma attraverso l’arte visiva.
In oltre quaranta opere, di cui circa trenta sculture e una decina di carte, l’artista – tramite il suo ormai celebre “omino” che ricorre in tutti i suoi lavori – rappresenta con sensibilità, pudore, riservatezza, rispetto, semplicità, l’arduo tema della ricerca della Verità.
Lo fa collocando il suo piccolo personaggio in varie situazioni – in case, in biblioteche, sotto il cielo stellato –, spesso rivolto verso il muro, invitando il visitatore a scrutarlo per immaginare il suo volto. “Si badi – spiega Giorgio Bonomi nel suo testo critico – non si tratta di timidezza né di poca educazione ma, appunto, di rispetto per l’altro da sé”.
Sono soprattutto le biblioteche, l’ambientazione favorita di Deodato: architetture in terracotta di medie dimensioni (45x34 cm) che sovrastano, zeppe di libri, i protagonisti delle sue sculture. L’uomo qui rappresentato cerca di appropriarsi di tutto lo scibile umano, credendo di potervi trovare la Verità. Non la troverà, ma come San Tommaso – personaggio cui è dedicata la prima sala – non smetterà mai di cercarla.
Pittore e scultore, Pino Deodato esprime con materiali semplici – la terracotta, la carta e, in questa speciale occasione, anche l’inchiostro – questioni etiche, estetiche e filosofiche, complesse che stanno a cuore all’uomo contemporaneo. Il suo linguaggio fatto di estrema sintesi di forme e colori, addirittura solo il bianco e nero nell’esposizione mantovana, tenta di riappropriarsi dei valori profondi che la civiltà odierna sembra quotidianamente smarrire.
“Cerco di affrontare temi articolati in modo semplice – dice l’artista – che è poi quello che l’arte dovrebbe fare: rendere accessibili a tutti argomenti difficili”.
Per sottolineare l’aspetto narrativo dell’esposizione, l’artista ha invitato tre autori – Alberto Barranco di Valdivieso, Maurizio Padovano e Michael Uras – a lasciarsi ispirare da uno dei suoi lavori per la composizione di un racconto.
I tre scritti sono raccolti nel catalogo edito per l’esposizione che contiene, inoltre, le immagini delle opere in mostra e i testi critici di Carlo Micheli e Giorgio Bonomi.
La mostra si avvale del patrocinio del Comune di Mantova.