Abramovic top&flop? Il curatore Eugenio Viola risponde ad Artribune
Rispondo all'articolo di Daniele Perra: "Ciclone Abramović. Top & flop", pubblicato su Artribune il 25 marzo. Rispondo perché ho ravvisato delle imprecisioni riguardo agli appunti verso il complesso progetto che ruotava sull’Abramović week a Milano. Qui di seguito alcune “controdeduzioni” su alcuni punti toccati dall'articolo.
Perra dovrebbe sapere che esistono limiti di capienza per gli spazi pubblici, dettati da motivi di sicurezza i cui standard sono decisi da leggi emanate direttamente dalla Comunità Europea. La lunga fila il giorno dell’opening al PAC era imposta dalla particolare articolazione della scrittura espositiva che recinta lo spazio “sacro” della performance abbassando sensibilmente la capienza. Un limite che non poteva essere superato, pena la chiusura della mostra in caso di controlli.
Per quanto riguarda le liste cui il Perra fa riferimento, anche io le ho ovviamente visionate e non mi risulta che sia stato lasciato alla porta nessun addetto ai lavori che abbia richiesto un accredito, tra conferenza stampa e serata inaugurale.
Veniamo ad altri punti della sezione “flop” dell’articolo: la Galleria Lia Rumma lavora con Marina Abramović da dieci anni, e i due progetti, come più volte spiegato in conferenza stampa e non solo, sono complementari. Ricalcando il titolo di due famosi libri di Marina Abramović mi verrebbe quasi da dire che il PAC espone il Public Body, mentre da Lia Rumma è in mostra l’Artist Body e pertanto sarebbe non corretto non citarli insieme.
Andiamo avanti. Il fatto che il 24 Ore Cultura sia il produttore della mostra e allo stesso tempo lavori come ufficio stampa che si affianca a quello comunque interno al PAC non dovrebbe sorprendere. Da tre anni sono con Adriana Rispoli il curatore della Project Room del Madre, una struttura che per portare avanti le sue attività lavora con una società di produzione, Electa Mondadori per l’appunto, la quale è casa editrice, come il 24 Ore Cultura, e ha anche un ufficio stampa interno che coadiuva le attività del museo e ne cura la comunicazione.
Vengo adesso al sottoscritto: apprendo di aver fatto “un’imbarazzante figuraccia”. Nonostante Perra si dilunghi per descriverla, mi sento discreditato, dunque voglio riportare il mio punto di vista: ero in presenza non di centinaia ma nello specifico di oltre 1.200 persone, non sono un traduttore professionista e tutto era assolutamente improvvisato. È stata per me, trasformato mio malgrado in performer accidentale, una prova estrema. Ho dunque preso diverse, prevedibili, papere: è vero. Marina stessa era consapevole di questa possibilità fin dal principio. Per dovere di cronaca, e possiedo ovviamente le registrazioni che lo dimostrano, le cose non si sono svolte come afferma Daniele Perra nella sua interpretazione: Marina per farmi riprendere un attimo mi ha interrotto e ha continuato da sola.
Il pubblico ha applaudito, ma men che mai sono stato cacciato, ho anzi tradotto la parte finale del suo intervento e mi sono accomodato dopo aver concluso e ceduto il posto a Laura Cherubini, che sinteticamente ci aveva precedentemente introdotto. Buona parte delle persone citate da Perra si sono poi complimentate, anche nei giorni successivi, e numerosissime altre, vip e non solo, hanno continuato ad esprimere la loro simpatia e solidarietà per come mi sono tirato fuori d’impaccio da quella situazione. Messaggi diversi, che mi raggiungono attraverso i vari social network, a distanza di giorni, ancora oggi. Personalmente trovo molto più “imbarazzante” delle mie papere il modo in cui è stata analizzata questa vicenda.
Eugenio Viola
Di fatto Eugenio Viola non smentisce, anzi conferma, quanto da me riportato nell’articolo.
Daniele Perra
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