Manuela Toselli – L’invisibile evidente
Un’arte visibile per chi non vede, invisibile per chi, pur vedendo, stenta a oltrepassare la superficie delle cose. Questo il nucleo concettuale della mostra dal titolo L’invisibile evidente, ideata da Manuela Toselli.
Comunicato stampa
Un’arte visibile per chi non vede, invisibile per chi, pur vedendo, stenta a oltrepassare la superficie delle cose. Questo il nucleo concettuale della mostra dal titolo L’invisibile evidente, ideata da Manuela Toselli, artista friulana che ha al suo attivo diversi riconoscimenti a livello nazionale, tra cui il premio speciale Città di Alessandria, che l’ha portata a realizzare nel 2018 un’articolata mostra personale presso il museo civico di quella città.
Per quest’esposizione, che si inaugura il 7 settembre, presso il Museo Civico del Territorio “Alessandro Pesaola”, a Cormons (Gorizia), Manuela Toselli si è avvalsa della collaborazione con l’Unione italiana ciechi e ipovedenti di Pordenone, che ha tradotto in braille, il linguaggio tattile utilizzato da ciechi e ipovedenti, non solo il testo in catalogo, a cura di Chiara Tavella, ma anche le parole utilizzate nell’opera Tu non sai chi sono io, che costituisce il centro dell’esposizione: una scultura, lunga quasi 20 metri e realizzata appositamente per l’occasione, che trasforma in dimensioni letteralmente cubitali, in cubi di 12 centimetri di lato, rivestiti di seta, i puntini utilizzati nella scrittura braille.
Anche le altre opere presentate offrono la possibilità di una fruizione tattile: la serie Dietro a un buco è realizzata bucando della carta spessa e delineando così dei motivi geometrici a rilievo; le serie Through my skin e Segni sono caratterizzate da un reticolo di linee a rilievo su seta e da impronte di colore che irruvidiscono la superficie; l’Elogio al quadrato presenta una griglia di fili di seta, mentre diverse opere appartenenti al ciclo Tessuto precario simulano una configurazione geometrica attraverso l’intreccio di striscioline di seta dello stesso colore, che riflettono però la luce in modo diverso.
Il giorno dell’inaugurazione, alla presenza dell’artista, i visitatori non vedenti potranno toccare le opere, mentre ai normo vedenti sarà proposto di partecipare alla mostra con una benda nera sugli occhi, dando vita a una performance che pone a confronto modalità percettive diverse, permettendo, per una volta, di “vedere” l’arte in modo più ampio e compiuto proprio a coloro ai quali la vista è preclusa.
L’intento dell’artista però non è solo quello di capovolgere i ruoli. La mostra infatti intende indagare i limiti della visione, “proprio là dove, nell’‘opera d’arte’ – scrive Chiara Tavella nel testo di presentazione – l’immagine dovrebbe avere uno statuto universale e una potenzialità comunicativa sua propria, che prescinde dai codici di riferimento. [...] L’opera d’arte, che concepiamo come portatrice di un significato universale, non si dà per se stessa, una volta per tutte e in modo univoco, ma è necessariamente relativizzata allo sguardo che la indaga, agli infiniti diversi sguardi possibili, alla soggettività dell’atto di guardare...”.