No-Face
La mostra affronta il tema dell´identità e dell´autoritratto da un punto di vista prettamente femminile, poiché lo sguardo femminile é tra i più enigmatici degli sguardi autoriali: esso vede e fa vedere, é la ricerca infinita e paradossale di una identità fondata su una differenza.
Comunicato stampa
Nell´era di Facebook e Instagram parlare in maniera interessante e innovativa di fotografia, e di ritratti - autoritratti fotografici nello specifico - é una sfida. Alcune artiste hanno affrontato l´argomento in modo forte, affascinante, intrigante, sviluppando il tema complesso dell´identità attraverso la sua negazione.
L´oscuramento, la cancellazione, la trasformazione del proprio volto diviene un atto audace, provocatorio pieno d’implicazioni.
Il volto, e la sua rappresentazione, sono, da sempre, oggetto dell´interesse degli artisti, in quanto veicoli di comunicazione della propria idea del Sé. Ritratti e autoritratti sono la rappresentazione del ruolo e status sociale, della personalità, delle idee e aspirazioni, oppure l´esternazione di emozioni, paure, frustrazioni, sconfitte e ferite.
La mostra affronta il tema dell´identità e dell´autoritratto da un punto di vista prettamente femminile, poiché lo sguardo femminile é tra i più enigmatici degli sguardi autoriali: esso vede e fa vedere, é la ricerca infinita e paradossale di una identità fondata su una differenza. Vengono proposte infatti immagini di artiste accomunate dalla scelta, forte, di nascondere o trasformare il proprio volto, prendendo, dunque, una precisa posizione. Si tratta di fotografie forti, a volte provocatorie. Ciascuna racchiude un mondo di implicazioni, una molteplicità di letture: la ricerca di Veronica Liuzzi parte da una riflessione sul corpo umano in relazione al mondo circostante, agli oggetti che circondano la nostra quotidianità, alle influenze socio-culturali e al territorio in cui viviamo. Nelle opere intitolate Anti-Ritratti (Anti-selfie) la Liuzzi si fotografa col volto coperto di fiori oppure da guanti in lattice o ancora da una palla gigante. Le immagini portano lo spettatore a concentrare lo sguardo sugli oggetti che diventano parte integrante del corpo, figure antropomorfe in bilico tra il reale e l’irreale, in un’ambientazione claustrofobica, come a voler trasmettere la sensazione di chi vive con l’ansia perenne di mostrarsi diversamente da ciò che è in realtà. Karin Schmuck nella serie Con_fondersi realizza ritratti di donne nascoste tra i propri abiti, una sorta di seconda pelle, d´identificazione con le nostre cose materiali. (S) velarsis) consiste in una serie di fotografie di donne che, togliendosi la maglietta, con la stessa si coprono il volto. Viene messa a nudo una parte intima, di solito coperta, mentre il viso, incarnazione più esplicita dell'identità, è occultato. Anonimato o confessione intima? Gesti consueti che l’obiettivo cattura, ferma e carica di significati. Donatella Izzo nel progetto No_portrait compie un´analisi del concetto di anti-canone estetico e della percezione dell’individualità dell’artista, alle prese con la frammentazione oggettiva del proprio essere. È un'indagine introspettiva sul ritratto e l'autoritratto concettuale e narrativo, esplicitazione del rapporto tra esteriorità e interiorità, tra apparenza ed effettiva crisi di contenuti nella società contemporanea. Anuschka Prossliner nella serie di scatti intitolati “White lies” compie un’auto riflessione, una sorta di disvelamento del sé. Raffinati e introspettivi presentano il volto dell´artista, velato, una sorta di “cortina” che, nel celare, sottolinea, teatralmente pone una distanza, allontana e, allo stesso tempo, affascina, amplifica l’interesse. Come nel Teatro, la finzione l’immedesimazione, l’autoinganno diventano realtà.
Donatella Izzo (1979) vive e lavora a Milano. Inizia la sua carriera dedicandosi alla pittura come conseguenza degli studi presso l'Accademia di Belle Arti di Brera. È però la fotografia a suscitare in lei più grandi attenzioni, ponendosi come base di partenza per ogni intervento pittorico: la poetica dell’artista abbraccia infatti un universo iconografico frutto della combinazione tra le tecniche, in un dialogo elegante e serrato dalla forte valenza metaforica.
Veronica Liuzzi (1989), vive tra Taranto e Bari. Si laurea con lode presso l’Accademia di Belle Arti di Bari nell’a.a. 2014/2015, con una tesi sulla Performance Digitale, seguita dal Prof. Antonio Rollo, docente del corso di Computer Art. Il suo lavoro abbraccia diversi media, tra arte digitale, performance, video installazione e fotografia.
Karin Schmuck (1981) consegue il Diploma di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino e il Diploma Specialistico in Fotografia all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Partecipa a mostre in Italia e all’estero.
Anuschka Prossliner (1972) proveniente da Fiè allo Sciliar, vive e lavora a Merano. Ha studiato pittura a Bologna, Siviglia e Madrid. La sua ricerca artistica spazia dalla pittura al disegno alla fotografia. I suoi lavori sono caratterizzati da una forte tensione interiore e da una sensibilità aspra e espressiva.