100 anni con la musica di Leonard Bernstein. Il suo Peter Pan per la prima volta in Italia
Nel centenario dalla nascita del celebre direttore d’orchestra, autore di “West Side Story”, un’autentica riscoperta chiude il Festival di Stresa il 9 settembre: la prima italiana del suo musical meno conosciuto, “Peter Pan”.
Lo scorso 25 agosto Leonard Bernstein (Lawrence, 1918 ‒ New York, 1990) avrebbe compiuto cent’anni; tutto il mondo musicale ha celebrato la ricorrenza ricordandone non solo l’immensa statura di direttore d’orchestra, ma anche la sua vocazione didattica e divulgativa. Intere generazioni di americani, e non solo, sono cresciuti e sono stati educati alla bellezza grazie alle sue “lezioni-concerto”, prodotte e trasmesse in tv a partire dalla fine degli Anni Cinquanta, nelle quali Lenny (così come veniva chiamato dagli amici il celebre direttore d’orchestra) riusciva a spiegare gli arcani della musica in modo semplice ma tremendamente efficace.
Meno ricordata durante questo centenario, invece, la sua produzione come compositore. Bernstein rimane ovviamente per tutti l’autore di West Side Story e poco altro, mentre il suo legato musicale è molto più ricco e ampio: tre Sinfonie, altri lavori per orchestra (tra i quali lo splendido Divertimento), molta musica da camera, per voce e pianoforte, per pianoforte solo, balletti, più altri pezzi come le opere Trouble in Tahiti, Candide e i musical On the town e Wonderful town.
100 ANNI DEL GRANDE LENNY
A colmare parzialmente questa lacuna ci pensa Stresa Festival, programmando, nell’ambito di un cartellone che molto spazio ha dato alla musica del grande maestro americano, la prima italiana del poco conosciuto Peter Pan, in programma domenica 9 settembre a chiusura della manifestazione.
Si tratta di un musical, o meglio, della incidental music per una produzione di Broadway degli Anni Cinquanta, composto da Bernstein poco prima di West Side Story. Il celeberrimo personaggio uscito dalla penna di J. M. Barrie venne portato a Broadway da attori del calibro di Boris Karloff (che interpretava Capitan Uncino), Jean Arthur (Peter Pan) e Marcia Henderson (Wendy). La prima idea di Bernstein fu quella di fare della pièce un musical vero e proprio, anche se poi quando andò in scena (il 24 aprile 1950, rimanendo in cartellone per 321 repliche, un numero tutto sommato ridotto per gli standard di Broadway, sino al 27 gennaio 1951) di tutto il suo lavoro rimanevano solo cinque Songs, soprattutto a causa dei limiti vocali degli interpreti, evidentemente non in grado di affrontare una produzione musicalmente più complessa. Infatti, soprattutto Jean Arthur non era propriamente nota per le sue doti canore, e curiosamente, al personaggio di Peter non è affidata nemmeno una canzone.
UN CAPOLAVORO DIMENTICATO
In ogni caso, Bernstein aveva composto un’altra ora abbondante di musica, che venne completamente dimenticata sino a che, nell’anno 2000, non attrasse l’attenzione del direttore d’orchestra Alexander Frey, il quale ricostruì, sulla base del materiale superstite, la partitura e riuscì per primo a incidere il lavoro nel 2005. Qualche anno dopo Nina Bernstein, figlia del grande Lenny, aggiunse i dialoghi alla musica, in modo da rendere possibile la sua esecuzione in forma di concerto, ed è proprio in tale veste (con testi tradotti in italiano) che la si potrà ascoltare a Stresa, diretta da Gianandrea Noseda sul podio della Filarmonica del Teatro Regio, con il basso Nicola Ulivieri nei panni di Hook e il mezzosoprano Cristina Zavalloni in quelli di Wendy; il ruolo di Peter sarà affidato all’attore Pierpaolo Preziuso. Alla produzione partecipa anche l’ottimo Ars Cantica Choir, diretto dal maestro Marco Berrini.
Se alcuni dei Songs contenuti in Peter Pan sono già piuttosto noti (soprattutto la delicata Who am I?), il resto della musica, secondo quanto sostiene lo stesso Gianandrea Noseda, sarà una gradevolissima scoperta per il pubblico italiano. Ne emerge, sempre secondo le parole del direttore, la volontà di Bernstein di scrivere un’opera autenticamente americana, che nasconda la complessità sotto un’apparente leggerezza, un concetto caro anche a Italo Calvino, così come lo espresse nelle sue Lezioni Americane. Insomma, molti sono i motivi di interesse per ascoltare questo lavoro sino a ora praticamente sconosciuto, e non solo in Italia.
‒ Federica Lonati
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